Stamattina, mettendo le collant a Marta mi accorgo che quelle che le stavano un pò grandi solo fino a qualche mese fa adesso le vanno giuste...
"Marta, queste calze ti sono quasi piccole! Se continui a crescere così, tra poco diventi più alta della mamma!"
Ride, mi guarda con gli occhioni e, quasi compatendomi, esclama:
"Ma mamma, tu sei un pò bassa!"
Come dire, non mi freghi mica, che ce vò a diventare un metro e cinquanta?
ma anche come Marta, Margherita e Matilde, i miei tre fiorellini e come Marco, il mio gigante buono!
giovedì 22 marzo 2012
martedì 20 marzo 2012
...E pensare che era tra i temi della mia maturita'!
Il tema del mese di genitoricrescono questa volta e' proprio tosto...la nuova questione femminile.
Argomento difficile e complesso, per il quale e' facile cadere in luoghi comuni o generalizzazioni. Ho cercato di restringere il campo alla "sola" questione lavorativa che negli ultimi tempi e' un tema per me molto sentito.
Dopo un primo sforzo teso all'emancipazione della donna mi pare che negli ultimi anni i passi avanti siano stati molto scarsi.
Va bene, adesso siamo emancipate, possiamo scegliere se stare a casa "a far la calza" o lavorare, se sposarci o meno, possiamo prendere in mano la nostra vita senza dipendere dal padre prima e dal marito dopo. Ma siamo davvero libere di fare tutto cio'?
La mia esperienza quotidiana, quello che mi capita di leggere e di sentire mi danno l'idea che la strada sia ancora lunga. Chi ci dirige, chi ci assume appartiene ancora per la maggior parte ad una generazione di uomini "vecchio stampo", poco propensi a lasciare spazio ai giovani, e men che meno alle giovani: le poche donne che sono riuscite a far carriera hanno scelto di rinunciare o di mettere in secondo piano la famiglia quindi non possono capire gli sforzi per conciliare il lavoro con la vita familiare.
Non siamo effettivamente libere se ancora ai colloqui viene domandato se abbiamo intenzione di sposarci e di fare dei figli, se una mamma lavoratrice viene considerata una dipendente di serie b, se una gravidanza e' ancora una delle cause per cui, in assenza di un contratto a tempo indeterminato, si viene licenziate-o meglio- non rinnovate.
Come possiamo definirci emancipate se in Italia, per paura di essere mandate via o declassate nelle mansioni tante donne desiderano due figli ma si fermano ad uno, se quando sei giovane non vai bene perche' potresti rimanere incinta e quando i figli ce li hai gia' non vai bene ugualmente perche' si sa che i bambini piccoli sono rogne? Perche' tantissime donne dopo la prima gravidanza restano a casa e raramente si trovano tri-mamme che lavorano?
Come possiamo progredire se il sostegno alle famiglie e' scarso, costoso e difficile da ottenere? Come si fa a conciliare il lavoro con la famiglia se la maternita' obbligatoria ti copre solo fino al terzo mese di vita del bambino e per trovare posto al nido si aspettano mesi e mesi?
Nonostante tutto penso sia inutile puntare unicamente il dito verso chi ci ha preceduto. Credo che dobbiamo riprendere in mano la questione e dimostrare che si puo' rendere bene anche se non si lavora 12 ore al giorno, che le doti di organizzazione, pianificazione, mediazione e coordinazione che si sviluppano in famiglia si possono far fruttare anche nell'ambiente lavorativo, che una donna che lavora non e' per forza una che si vuole togliere gli sfizi...
Per contro bisogna ammettere che c'e' ancora da migliorare nella solidarieta' tra di noi, nel cercare di sfatare con i fatti l'immagine proposta dai media della donna disposta a tutto pur di far carriera, dobbiamo avere il coraggio di fare scelte scomode ma piu' giuste. Bisogna ancora imparare a delegare, a fidarci dei papa', a mettere a tacere quel senso di colpa che ti classifica come una mamma degenere perche' lavori e una lavoratrice mediocre perche' pensi a chi e' all'asilo; dobbiamo imparare a fare pace con noi stesse e capire che tutto non si puo' fare, che la vita ha delle priorita' e che le scelte si pagano, ma hanno anche molti lati positivi.
E dobbiamo imparare a goderci questi lati positivi.
Questo post partecipa al blogstorming
Argomento difficile e complesso, per il quale e' facile cadere in luoghi comuni o generalizzazioni. Ho cercato di restringere il campo alla "sola" questione lavorativa che negli ultimi tempi e' un tema per me molto sentito.
Dopo un primo sforzo teso all'emancipazione della donna mi pare che negli ultimi anni i passi avanti siano stati molto scarsi.
Va bene, adesso siamo emancipate, possiamo scegliere se stare a casa "a far la calza" o lavorare, se sposarci o meno, possiamo prendere in mano la nostra vita senza dipendere dal padre prima e dal marito dopo. Ma siamo davvero libere di fare tutto cio'?
La mia esperienza quotidiana, quello che mi capita di leggere e di sentire mi danno l'idea che la strada sia ancora lunga. Chi ci dirige, chi ci assume appartiene ancora per la maggior parte ad una generazione di uomini "vecchio stampo", poco propensi a lasciare spazio ai giovani, e men che meno alle giovani: le poche donne che sono riuscite a far carriera hanno scelto di rinunciare o di mettere in secondo piano la famiglia quindi non possono capire gli sforzi per conciliare il lavoro con la vita familiare.
Non siamo effettivamente libere se ancora ai colloqui viene domandato se abbiamo intenzione di sposarci e di fare dei figli, se una mamma lavoratrice viene considerata una dipendente di serie b, se una gravidanza e' ancora una delle cause per cui, in assenza di un contratto a tempo indeterminato, si viene licenziate-o meglio- non rinnovate.
Come possiamo definirci emancipate se in Italia, per paura di essere mandate via o declassate nelle mansioni tante donne desiderano due figli ma si fermano ad uno, se quando sei giovane non vai bene perche' potresti rimanere incinta e quando i figli ce li hai gia' non vai bene ugualmente perche' si sa che i bambini piccoli sono rogne? Perche' tantissime donne dopo la prima gravidanza restano a casa e raramente si trovano tri-mamme che lavorano?
Come possiamo progredire se il sostegno alle famiglie e' scarso, costoso e difficile da ottenere? Come si fa a conciliare il lavoro con la famiglia se la maternita' obbligatoria ti copre solo fino al terzo mese di vita del bambino e per trovare posto al nido si aspettano mesi e mesi?
Nonostante tutto penso sia inutile puntare unicamente il dito verso chi ci ha preceduto. Credo che dobbiamo riprendere in mano la questione e dimostrare che si puo' rendere bene anche se non si lavora 12 ore al giorno, che le doti di organizzazione, pianificazione, mediazione e coordinazione che si sviluppano in famiglia si possono far fruttare anche nell'ambiente lavorativo, che una donna che lavora non e' per forza una che si vuole togliere gli sfizi...
Per contro bisogna ammettere che c'e' ancora da migliorare nella solidarieta' tra di noi, nel cercare di sfatare con i fatti l'immagine proposta dai media della donna disposta a tutto pur di far carriera, dobbiamo avere il coraggio di fare scelte scomode ma piu' giuste. Bisogna ancora imparare a delegare, a fidarci dei papa', a mettere a tacere quel senso di colpa che ti classifica come una mamma degenere perche' lavori e una lavoratrice mediocre perche' pensi a chi e' all'asilo; dobbiamo imparare a fare pace con noi stesse e capire che tutto non si puo' fare, che la vita ha delle priorita' e che le scelte si pagano, ma hanno anche molti lati positivi.
E dobbiamo imparare a goderci questi lati positivi.
Questo post partecipa al blogstorming
mercoledì 14 marzo 2012
Un buon non compleanno a te!!!
Dolce, buffa, affamata, indipendente, stupìta, dormigliona, chiacchierina, snodata, morbida, capelli ribelli, coccolona di papà, occhietti verde-grigi del nonno, panzotta, decisa, ordinata, vanitosa, tenera, sorridente
18 aggettivi per descrivere la nostra piccola che oggi fa 18 mesi!
18 aggettivi per descrivere la nostra piccola che oggi fa 18 mesi!
lunedì 12 marzo 2012
Caccapride
Questo post e quest'altro mi hanno fatto venire in mente quante volte anche io mi sono "limitata", trattenuta, censurata per paura di annoiare tutti con i discorsi sulle mie figlie e quante volte invece mi sono sorbita disquisizioni su motori e fumetti, problemi di cuore, smalti, shopping e scarpe senza che l'interlocutore di turno si sia mai chiesto se per caso l'argomento sviscerato fosse effettivamente di cosi alto interesse per me...
Seavessi ha avuto una bellissima idea per rivendicare tutte noi povere mamme alle prese con cacche e risvegli notturni...il caccapride day!
Le mamme se parlano di problemi da mamme rompono.
Quindi posso dire di essere assolutamente, pateticamente, smielosamente orgogliosa anche io:
Di Marta che, alla mia domanda:"perche' vuoi sempre la mamma?" mi dice: "perche' tu sei mia!"
Di Marghe che fa la bocca a cavalluccio marino e schiocca bacini
Di Marta che sgrida papa' quando lascia le luci accese e le cose fuori posto
Di Marghe che canta Aidi
Di Marta che abbraccia la sorellina dicendo baciamoci
Di Marghe che infila il ditino nell'ombelico della sorellona facendola ridere
Di entrambe che cantano e ballano il valzer del moscerino con alette e antennine da apina e farfalla, che camminano mano nella mano, che si aiutano reciprocamente a svestirsi al momento del bagnetto, che si infilano una nel letto dell'altra, che si abbracciano dentro la scatola dei lego, che giocano a cucu' da dietro i piattini colorati, che usano gli stampini dei biscotti come braccialetti, che si sistemano una per gamba e si fanno leggere le storie accoccolate su di me.
Seavessi ha avuto una bellissima idea per rivendicare tutte noi povere mamme alle prese con cacche e risvegli notturni...il caccapride day!
Le mamme se parlano di problemi da mamme rompono.
Seavessi non ci sta.
Le mamme rompono né più né meno degli altri.
Quindi posso dire di essere assolutamente, pateticamente, smielosamente orgogliosa anche io:
Di Marta che, alla mia domanda:"perche' vuoi sempre la mamma?" mi dice: "perche' tu sei mia!"
Di Marghe che fa la bocca a cavalluccio marino e schiocca bacini
Di Marta che sgrida papa' quando lascia le luci accese e le cose fuori posto
Di Marghe che canta Aidi
Di Marta che abbraccia la sorellina dicendo baciamoci
Di Marghe che infila il ditino nell'ombelico della sorellona facendola ridere
Di entrambe che cantano e ballano il valzer del moscerino con alette e antennine da apina e farfalla, che camminano mano nella mano, che si aiutano reciprocamente a svestirsi al momento del bagnetto, che si infilano una nel letto dell'altra, che si abbracciano dentro la scatola dei lego, che giocano a cucu' da dietro i piattini colorati, che usano gli stampini dei biscotti come braccialetti, che si sistemano una per gamba e si fanno leggere le storie accoccolate su di me.
giovedì 8 marzo 2012
Quella carezza della sera e tempo di qualità
Intorno al fuoco, durante le serate del mio passato scout, qualche volta si cantava questa canzone, che in realtà non sembrava molto gettonata. Anche se un po’ malinconica mi dava un’ idea di grande tenerezza: un papà che torna da un lungo viaggio e che si dedica a giocare con il figlio invece che sprofondare in poltrona…
Non so per quale motivo mi sono sempre immaginata che questo papà dovesse essere appena tornato da un viaggio e non da una semplice giornata di lavoro; forse avendo dei genitori che al pomeriggio erano in casa non mi potevo certo immedesimare nella gioia di un bambino che riabbraccia il proprio genitore dopo una giornata intera.
In verità leggendo il testo non riesco a capire bene quale sia in effetti la storia che si voleva raccontare ma forse il bello della canzone è che ognuno poi ci legge quello che vuole…
Tutto ciò mi è venuto in mente in questi giorni perché Marta, in ascensore, alla domanda di una signora “dov’è il tuo papà?” ha risposto non solamente che era a lavorare ma che appena tornato avrebbe prima giocato con loro e poi cenato.
Questa conversazione mi ha molto colpita perché in effetti papà arriva tardi, con la cena quasi nel piatto, ma riesce sempre a dedicare qualche minuto alle bimbe, magari facendosi inseguire per tutta la casa o giocando sul letto fino al reciproco sfinimento…anche se il tutto dura davvero poco è talmente intenso e divertente per le bimbe (e non solo per loro, in verità) da restare impresso come uno dei momenti principali della giornata.
Capisco allora questo concetto del “tempo di qualità” perché davvero nel caso di Marco in settimana la quantità non gioca a suo favore.
Non importa allora se si può dedicare al gioco solo una breve parte della giornata, se anche noi riusciamo a divertirci e a tornare bambini loro lo sentono e apprezzano!
venerdì 2 marzo 2012
L'autostima prima di tutto
In macchina, mentre sistemo le bimbe sui seggiolini:
“Chi guida oggi?”
“Papà”
“Papà guida bene!”
“Ah, si? E la mamma come guida?”
“mmm…così così”
Dopo il bagnetto, al momento di asciugarle i capelli
“Chi vuoi che ti pettini?”
“Papà! Papà è bravo, la mamma non è tanto capace!”
Ieri sera, dentro la casetta di cartone della Pimpa, leggo le storie insieme alle bimbe.
Quando si stufano cerco di uscire dalla porticina facendo attenzione a non strappare tutto vista la fragilità della dimora Pimpesca
“Mamma non ci passi! Hai il culetto grande!!!”
Son soddisfazioni.