"Ieri era il compleanno di M. e io mi sono seduta vicino a lui!"
-sguardo sognante e sorriso estasiato-
"Ma chi, il bimbo che ti aveva chiesto di sposarlo? Quello che ti ha disegnato 39 cuori -che io ho provveduto a contare uno per uno- per il tuo compleanno?"
"Si, mamma!"
"Ma lo sai che il prossimo anno lui andrà alla scuola elementare?"
"Eh, va bè, poi anche io divento grande grande e ci possiamo sposare!"
....pausa di riflessione...
"Però non me l'ha più detto....la prossima volta che mi siedo vicino a lui glielo devo proprio chiedere: perchè prima mi volevi sposare e adesso non me lo dici più?"
Oh, che si prenda le sue responsabilità!
ma anche come Marta, Margherita e Matilde, i miei tre fiorellini e come Marco, il mio gigante buono!
venerdì 31 maggio 2013
lunedì 27 maggio 2013
Una panchina di legno al sole
Sedute li, su una panchina di legno al sole, un po' riparate dall'ombra delle palme che fanno il solletico sulla testa; le gambe che penzolano senza arrivare a toccare per terra, i piedini in scarpe troppo bianche per rimanere tali tutto il giorno.
Verdi e azzurre, ognuna con il proprio fiocco su quei capelli che, anche quest'anno, il sole sta trasformando in biondo cenere
Sedute li, per una foto...prima in posa e poi si inizia a giocare..."guardate su!", "guardate giù!", "datevi la mano!"
Scatti preziosi che fermano sguardi e tenerezza, una gioia leggera, risate piccole, occhi che si cercano, un abbraccio sfiorato, manina nella manina
Vi guardo, sedute su quella panchina, vestite uguali ma così diverse nel carattere
Vi guardo e spero che rimaniate sempre così, complici ma uniche nella vostra diversità, che sappiate amare una dell'altra anche quegli aspetti così lontani dal vostro temperamento, che possiate trovare appoggio e conforto una nelle braccia dell'altra, così come ieri vi abbracciavate, sedute li...su quella panchina di legno al sole.
Verdi e azzurre, ognuna con il proprio fiocco su quei capelli che, anche quest'anno, il sole sta trasformando in biondo cenere
Sedute li, per una foto...prima in posa e poi si inizia a giocare..."guardate su!", "guardate giù!", "datevi la mano!"
Scatti preziosi che fermano sguardi e tenerezza, una gioia leggera, risate piccole, occhi che si cercano, un abbraccio sfiorato, manina nella manina
Vi guardo, sedute su quella panchina, vestite uguali ma così diverse nel carattere
Vi guardo e spero che rimaniate sempre così, complici ma uniche nella vostra diversità, che sappiate amare una dell'altra anche quegli aspetti così lontani dal vostro temperamento, che possiate trovare appoggio e conforto una nelle braccia dell'altra, così come ieri vi abbracciavate, sedute li...su quella panchina di legno al sole.
venerdì 17 maggio 2013
Crescendo...
Ciao bimba morbida,
ogni giorno che passa ti vedo perdere quell'aspetto da piccola panciuta e paffutella, i tuoi polsi non sono più solcati dalle righe di ciccia e anche i buchini sulle nocche stanno scomparendo; piano piano stai diventando anche tu dritta su quelle gambette che fino a qualche mese fa erano ancora un po' storte e grassottelle...
Ormai parli e ti spieghi bene, se non fosse che sostituisci le s con f, e le r con le l, facendo assomigliare la tua parlata a quella di un puffo cinese; d'altra parte è ormai noto che i tuoi piedi puffano, come più volte verifichi afferrando la caviglia e portandotela al naso come quando da piccola ti ciucciavi l'alluce.
Tu che incanti tutti con il tuo sorriso furbetto, che conquisti la platea con lo zaino della mamma sulle spalle e gli occhiali da sole di papà al rovescio sul naso; che ci chiami mammina, papino, Martina e nonnini, fai credere di essere uno zuccherino ma sai trasformarti in una testolina ribelle; ci sfidi e poi piangi senza lacrime dicendo "voio andale all'asilo dalle mie maestle", minando per qualche attimo la mia autostima, che fai i capricci dicendo "sto facendo un capliccio", ma poi ti redimi quasi subito mandandoti in castigo da sola.
Hai scoperto l'esistenza del cappeciappe (ketchup) e vorresti metterlo anche sul gelato, mangi coppette piene di fragole sorseggiando il sughetto come un sommelier, divori pomodori e formaggio e quando nominiamo qualcosa di cui ignori il significato la tua domanda è sempre: "cos'è? si mangia?"
Sei la mia valida aiutante nello stendere, trascini la sedia vicino al lavandino per guardarmi preparare la cena, saluti "i fioli che fi chiamano come me" sul tuo balcone, ami fare il bagnetto e abbracciare tua sorella nell'acqua.
Dai dei bacini leggeri leggeri ma solo quando vuoi tu, saluti tutti con la tua vocina squillante e hai un debito con il "signore della frutta" che ogni giorno ti regala qualcosa.
Quando la sera ti addormenti ciucciando forte realizzo che in fondo sei ancora piccola e a volte me ne dimentico..
ogni giorno che passa ti vedo perdere quell'aspetto da piccola panciuta e paffutella, i tuoi polsi non sono più solcati dalle righe di ciccia e anche i buchini sulle nocche stanno scomparendo; piano piano stai diventando anche tu dritta su quelle gambette che fino a qualche mese fa erano ancora un po' storte e grassottelle...
Ormai parli e ti spieghi bene, se non fosse che sostituisci le s con f, e le r con le l, facendo assomigliare la tua parlata a quella di un puffo cinese; d'altra parte è ormai noto che i tuoi piedi puffano, come più volte verifichi afferrando la caviglia e portandotela al naso come quando da piccola ti ciucciavi l'alluce.
Tu che incanti tutti con il tuo sorriso furbetto, che conquisti la platea con lo zaino della mamma sulle spalle e gli occhiali da sole di papà al rovescio sul naso; che ci chiami mammina, papino, Martina e nonnini, fai credere di essere uno zuccherino ma sai trasformarti in una testolina ribelle; ci sfidi e poi piangi senza lacrime dicendo "voio andale all'asilo dalle mie maestle", minando per qualche attimo la mia autostima, che fai i capricci dicendo "sto facendo un capliccio", ma poi ti redimi quasi subito mandandoti in castigo da sola.
Hai scoperto l'esistenza del cappeciappe (ketchup) e vorresti metterlo anche sul gelato, mangi coppette piene di fragole sorseggiando il sughetto come un sommelier, divori pomodori e formaggio e quando nominiamo qualcosa di cui ignori il significato la tua domanda è sempre: "cos'è? si mangia?"
Sei la mia valida aiutante nello stendere, trascini la sedia vicino al lavandino per guardarmi preparare la cena, saluti "i fioli che fi chiamano come me" sul tuo balcone, ami fare il bagnetto e abbracciare tua sorella nell'acqua.
Dai dei bacini leggeri leggeri ma solo quando vuoi tu, saluti tutti con la tua vocina squillante e hai un debito con il "signore della frutta" che ogni giorno ti regala qualcosa.
Quando la sera ti addormenti ciucciando forte realizzo che in fondo sei ancora piccola e a volte me ne dimentico..
lunedì 13 maggio 2013
Tempo al tempo
Una delle cose che la maternità mi ha insegnato è stata quella di riconsiderare completamente il tempo, la sua importanza, le cose di cui lo dovrei/vorrei riempire.
Prima di diventare mamma ero molto più rigida: verso quello che c'era da fare, che non poteva essere assolutamente rimandato, verso i miei doveri (o quelli che consideravo tali), verso me stessa.
Con l'arrivo delle bimbe ho faticato molto, in un primo momento, ad accettare il fatto di non poter essere più così perfettamente programmata, precisa, puntuale.
Il tempo per fare tutte quelle cose che, secondo me, dovevano essere fatte (per la casa, per le persone che ci stavano intorno, per me) non bastava mai, rincorrevo sempre tutti questi doveri non concedendomi mai di "perdere tempo" a fare qualcosa di non strettamente necessario in quel momento.
Finchè Marta era molto piccola la mia preoccupazione era concentrata sopratutto sul continuare a tenere la casa pulita e ordinata come prima, sul riuscire, nonostante la stanchezza e le difficoltà di gestione, a frequentare amici e parenti come se lei fosse ancora nella pancia...
Quando ha iniziato a crescere e ad interagire di più si è affacciata un'altra "difficoltà": questa bimba aveva bisogno anche di attenzioni che non rientravano nel semplice cambio pannolino-pappa-nanna, aveva bisogno di una mamma che giocasse con lei e avesse piacere nel trascorrere un po' di tempo libero insieme...ma ecco, le parole "tempo libero" non facevano più parte del mio vocabolario!
Quindi oscillavo tra un senso di colpa e l'altro: "se lavo i piatti non sto con lei, se gioco con lei chi stira tutta quella montagna di roba?"
Per non parlare poi del fatto che con un bambino piccolo si possono avere tanti piccoli contrattempi che, ovviamente, facevano saltare tutta la mia perfetta organizzazione minuto per minuto...
Non posso dire di aver smesso di fare programmi, la mia natura è questa e sicuramente non riesco a cancellarla; però ho imparato (mente diabolica?) a fare più piani di modo da cambiare programma in corsa senza stressarmi (troppo), ho imparato a tollerare di più i miei errori, ad essere più morbida prima di tutto con me stessa: se quella cosa così urgente non riesco a farla oggi, la farò domani..e probabilmente domani capirò che non era poi così fondamentale!
Sono diventata sveltissima nelle faccende di casa, ho scoperto che le montagne di roba da stirare scompaiono se, mentre stiro, guardo un film; sono capace ad organizzarmi meglio in cucina, preparando un polpettone per la sera mentre cucino a mezzogiorno, così al sabato pomeriggio si può prolungare una passeggiata fino a tardi, tanto la cena è mezza pronta!
Ho scoperto che avere due figli semplifica la vita perchè trascorrono tanto tempo insieme e io riesco a fare il "dovere" più velocemente, guadagnando del tempo per loro senza avere la testa altrove.
Quando Marta aveva pochi mesi ero convinta che tutto il resto della mia vita sarebbe rimasto così: senza tempo, senza sonno, con tanta stanchezza addosso; mi chiedevo come fosse possibile tornare a lavorare, a preparare una cena per gli amici, a dedicarmi con calma a qualsiasi cosa....
Ora ho capito che bisogna dare tempo al tempo, che bisogna avere pazienza che il momento "tragico" passi; ho imparato a godermi di più il tempo che passo con le mie bimbe e a sentirmi meno in colpa per quello che passo lontana da loro.
Ho deciso, non senza un certo sforzo, che a volte è meglio anteporre il piacere al dovere, per la mia salute mentale...e per quella di tutta la famiglia!
Questo post partecipa al blogstorming
Prima di diventare mamma ero molto più rigida: verso quello che c'era da fare, che non poteva essere assolutamente rimandato, verso i miei doveri (o quelli che consideravo tali), verso me stessa.
Con l'arrivo delle bimbe ho faticato molto, in un primo momento, ad accettare il fatto di non poter essere più così perfettamente programmata, precisa, puntuale.
Il tempo per fare tutte quelle cose che, secondo me, dovevano essere fatte (per la casa, per le persone che ci stavano intorno, per me) non bastava mai, rincorrevo sempre tutti questi doveri non concedendomi mai di "perdere tempo" a fare qualcosa di non strettamente necessario in quel momento.
Finchè Marta era molto piccola la mia preoccupazione era concentrata sopratutto sul continuare a tenere la casa pulita e ordinata come prima, sul riuscire, nonostante la stanchezza e le difficoltà di gestione, a frequentare amici e parenti come se lei fosse ancora nella pancia...
Quando ha iniziato a crescere e ad interagire di più si è affacciata un'altra "difficoltà": questa bimba aveva bisogno anche di attenzioni che non rientravano nel semplice cambio pannolino-pappa-nanna, aveva bisogno di una mamma che giocasse con lei e avesse piacere nel trascorrere un po' di tempo libero insieme...ma ecco, le parole "tempo libero" non facevano più parte del mio vocabolario!
Quindi oscillavo tra un senso di colpa e l'altro: "se lavo i piatti non sto con lei, se gioco con lei chi stira tutta quella montagna di roba?"
Per non parlare poi del fatto che con un bambino piccolo si possono avere tanti piccoli contrattempi che, ovviamente, facevano saltare tutta la mia perfetta organizzazione minuto per minuto...
Non posso dire di aver smesso di fare programmi, la mia natura è questa e sicuramente non riesco a cancellarla; però ho imparato (mente diabolica?) a fare più piani di modo da cambiare programma in corsa senza stressarmi (troppo), ho imparato a tollerare di più i miei errori, ad essere più morbida prima di tutto con me stessa: se quella cosa così urgente non riesco a farla oggi, la farò domani..e probabilmente domani capirò che non era poi così fondamentale!
Sono diventata sveltissima nelle faccende di casa, ho scoperto che le montagne di roba da stirare scompaiono se, mentre stiro, guardo un film; sono capace ad organizzarmi meglio in cucina, preparando un polpettone per la sera mentre cucino a mezzogiorno, così al sabato pomeriggio si può prolungare una passeggiata fino a tardi, tanto la cena è mezza pronta!
Ho scoperto che avere due figli semplifica la vita perchè trascorrono tanto tempo insieme e io riesco a fare il "dovere" più velocemente, guadagnando del tempo per loro senza avere la testa altrove.
Quando Marta aveva pochi mesi ero convinta che tutto il resto della mia vita sarebbe rimasto così: senza tempo, senza sonno, con tanta stanchezza addosso; mi chiedevo come fosse possibile tornare a lavorare, a preparare una cena per gli amici, a dedicarmi con calma a qualsiasi cosa....
Ora ho capito che bisogna dare tempo al tempo, che bisogna avere pazienza che il momento "tragico" passi; ho imparato a godermi di più il tempo che passo con le mie bimbe e a sentirmi meno in colpa per quello che passo lontana da loro.
Ho deciso, non senza un certo sforzo, che a volte è meglio anteporre il piacere al dovere, per la mia salute mentale...e per quella di tutta la famiglia!
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domenica 5 maggio 2013
Tratti distintivi
"Mamma, io fono un mafchio"
"Ma cosa dici marghe? Tu sei una bambina, una femmina!"
"No, no mamma! Io fono un mafchio pelchè puffo!" (puzzo)
"Ma cosa dici marghe? Tu sei una bambina, una femmina!"
"No, no mamma! Io fono un mafchio pelchè puffo!" (puzzo)
mercoledì 1 maggio 2013
Riflessioni intorno ad una giornata al PS
Se nelle ultime 24 ore sei rimbalzata tra ospedale e giardinetti, tra persone inquietanti e infermieri gentili, tra lui, febbricitante all'inverosimile e loro, da intrattenere, tranquilizzare, sistemare, ascoltare.
Se hai capito che il peggior momento in cui varcare la soglia del pronto soccorso è la sera di un giorno prefestivo
Se nel momento in cui scoprivi che il codice di tuo marito da verde diventava giallo e invece che preoccuparti ti sei sentita -per un attimo- sollevata perchè l'attesa si riduceva a pochi minuti
Se sei riuscita a restare digiuna quasi venti ore senza percepire il benchè minimo brontolio allo stomaco
Se ti è capitato di benedire circa 20.000 volte i nonni che si sono presi cura dei tuoi fiorellini e di te
Se hai incrociato lo sguardo della tua bimba grande, quella che ti scruta a fondo con i suoi occhioni e -è un mistero ma è così- capisce tutto senza bisogno di spiegazioni, se con quello sguardo ti ha detto "lo so che sei preoccupata, ma ora ti dò un bacino così i brutti pensieri vanno via", se quel bacino sulla tua fronte ha sciolto un nodo in gola e ti ha un po' sollevata
Se alla fine della giornata, quando tra vari altri rimbalzi, riesci a metterle a letto e vieni chiamata da lei, che al buio ti sussurra: "è bello stare con te e papà"
Tutto acquista un senso e, ancora una volta, sono grata.
Se hai capito che il peggior momento in cui varcare la soglia del pronto soccorso è la sera di un giorno prefestivo
Se nel momento in cui scoprivi che il codice di tuo marito da verde diventava giallo e invece che preoccuparti ti sei sentita -per un attimo- sollevata perchè l'attesa si riduceva a pochi minuti
Se sei riuscita a restare digiuna quasi venti ore senza percepire il benchè minimo brontolio allo stomaco
Se ti è capitato di benedire circa 20.000 volte i nonni che si sono presi cura dei tuoi fiorellini e di te
Se hai incrociato lo sguardo della tua bimba grande, quella che ti scruta a fondo con i suoi occhioni e -è un mistero ma è così- capisce tutto senza bisogno di spiegazioni, se con quello sguardo ti ha detto "lo so che sei preoccupata, ma ora ti dò un bacino così i brutti pensieri vanno via", se quel bacino sulla tua fronte ha sciolto un nodo in gola e ti ha un po' sollevata
Se alla fine della giornata, quando tra vari altri rimbalzi, riesci a metterle a letto e vieni chiamata da lei, che al buio ti sussurra: "è bello stare con te e papà"
Tutto acquista un senso e, ancora una volta, sono grata.