La terza legge di Murphy sarebbe piuttosto banale se non ci fossero, come nel nostro caso, due aggravanti che la rendono ancor più beffarda:
1) Io e Marco non usciamo quasi mai da soli, non abbiamo mai fatto un weekend senza le bimbe probabilmente nemmeno una sola giornata. Qualche volta riusciamo a concederci una serata lasciandole a dormire dai nonni
2) Le bimbe non si ammalano quasi mai; solitamente si prendono la classica influenza verso fine gennaio e qualche rarissima febbre che dura 1-2 giorni senza lasciare strascichi.
Detto ciò avrete già capito a cosa mi riferisco: In questi giorni di "transizione" lavorativa sono più libera e con Marco avevamo pensato di prenderci una giornata per andare da soli a sciare.
Andando in un giorno feriale avremmo trovato le piste poco affollate e le bimbe avrebbero "accusato" meno la nostra mancanza trascorrendo quasi tutta la giornata all'asilo.
In tutto ciò mettiamoci anche il fatto che in mezzo a settimane di piogge quasi ininterrotte questi giorni sarebbero dovuti essere invece sereni (e infatti oggi è proprio una "giornata da sci": cielo terso e bello freddo!)
Bhe....è inutile raccontare la conclusione di tutta la storia: nella notte tra mercoledi e giovedi Marghe si è svegliata con la febbre...
Addio giornata di sci!
ma anche come Marta, Margherita e Matilde, i miei tre fiorellini e come Marco, il mio gigante buono!
sabato 25 gennaio 2014
sabato 18 gennaio 2014
Avvocato difensore
Marghe: "Il nonno è proprio bravo: mette tutto a posto, prepara la pappa, pulisce..."
Mamma: "Ah, si? E la nonna cosa fa?"
Marghe: "Niente! Lei lava solo i piatti!"
Marta: "Oh! Ma la nonna va a lavorare!"
Mamma: "Ah, si? E la nonna cosa fa?"
Marghe: "Niente! Lei lava solo i piatti!"
Marta: "Oh! Ma la nonna va a lavorare!"
lunedì 13 gennaio 2014
Anni luce
Cinque anni fa, a quest'ora eravamo da sole...o meglio...ero da sola
con la mia panza in cui c'eri tu che sguazzavi tranquilla: Papà ai tempi
volava in giro per il mondo e infatti era partito il giorno della
Befana per il Sud Africa.
Io tentavo di metter via tutte le decorazioni natalizie nonostante l'evidente ingombro anteriore e non so come ho fatto a non partorirti direttamente sull'albero di Natale mentre con tutti gli sforzi possibili tentavo di ri-infilarlo in una scatola troppo piccola per tutti quegli odiosissimi rami.
Stasera ti sei addormentata con le braccia piegate e i pugni chiusi, come da neonata nella culla...tra poco più di un mese fai cinque anni e la tua mamma si sente distante anni luce da quella di allora...
Io tentavo di metter via tutte le decorazioni natalizie nonostante l'evidente ingombro anteriore e non so come ho fatto a non partorirti direttamente sull'albero di Natale mentre con tutti gli sforzi possibili tentavo di ri-infilarlo in una scatola troppo piccola per tutti quegli odiosissimi rami.
Cinque anni fa era iniziato finalmente il mio mese di maternità e io mi sollazzavo
tra passeggiate quotidiane per cercare di contenere lo scorrere
vertiginoso della bilancia, le ripetizioni e la preparazione degli
ultimi due esami di psicologia di mia cugina che ospitavo per lunghi
pomeriggi di ripasso insieme, cosa che mi ha fruttato un' enorme cultura
sulla teoria dell'attaccamento di Bowlby...niente di più azzeccato!
Preparavo il corredino e ricamavo le mucche sui tuoi bavaglini, riordinavo i regali che quel Natale erano arrivati quasi tutti per te, cercavo di districarmi tra le voci inquietanti della lista per l'ospedale e facevo lo slalom tra la gente per strada che già iniziava a fare commenti inopportuni sulle dimensioni della mia circonferenza.
Cinque anni fa con papà andavamo ancora alle feste di carnevale e io avevo sfoggiato il mio originale costume da pianeta con tanto di anello intorno alla pancia, occupavamo quella che ora è la vostra cameretta con tavolate di amici che si abbuffavano di pasta al pesto e carciofi fritti, passavamo serate a guardare programmi insulsi davanti alla tv.
Tu
nuotavi tranquilla senza sapere che là fuori c'era una mamma ignara,
forse anche un po' incosciente, sicuramente impaurita che ti stava
aspettando.
Una mamma che, secchiona, leggeva tanti libri per cercare di imparare ed evitare di sbagliare.
mercoledì 8 gennaio 2014
Ogni laboratorio, un odore
Come le case, ogni laboratorio ha il suo odore. Spesso è un odore cattivo ma alla fine ti ci affezioni.
Così come alle persone, con cui hai lavorato gomito a gomito per mesi interi, con cui hai contribuito a produrre quegli stessi odori, tanto fastidiosi per chi non è abituato.
Ogni laboratorio poi ha le sue abitudini, i suoi riti, i suoi tabù.
Otto anni fa ho messo piede per la prima volta in laboratorio e da quel giorno ho bucato, macchiato, strappato svariati camici, rovinato jeans e scarpe, ho ascoltato confidenze delle tesiste seduta su uno sgabello sotto cappa, ho consolato lacrime per esami andati male e mi sono emozionata al momento delle discussioni delle tesi.
Il primo laboratorio era piccolo e sapeva di zolfo, etere e caffè; ero in compagnia di S. e A. con i quali smezzavamo cannoli alla nutella nelle occasioni importanti; I miei prodotti erano tutti gialli, arancioni e rossi e io navigavo ignara e felice nella speranza di essere dei loro prima o poi.
Il secondo laboratorio mi ha portata tra la nebbia, in compagnia del Tiziano che mi ha reso la vita difficile per i primi tre mesi. Poi, come per incanto, tutto ha preso a girare per il verso giusto. Di quel periodo ricordo l'odore di acetato d'etile, usato a fiumi per purificare i prodotti, il grigio dell'ambiente che si sposava benissimo con il cielo plumbeo di gennaio, il senso di inedaguatezza, lo smarrimento davanti ad un'esperienza che sembrava più grande di me ma anche una bella amicizia con una ragazza gentile, la soddisfazione di andar via, sei mesi dopo, felice di aver conquistato la simpatia di tutto il piano.
Il terzo laboratorio è stato il migliore, sempre tra la nebbia ma in un centro fantastico. Qui non puzze ma solo odori piacevoli, persone gentili, una cappa tutta mia e tante cose nuove da imparare e gestire.
In quei mesi sarei andata a lavorare anche nel we e certi giorni potevo passarci dieci ore senza neanche accorgermene. Un periodo bellissimo è stato Dicembre: scandito dalla preparazione del concerto di Natale con il coro aziendale.
Nel quarto laboratorio ero di nuovo "a casa", nello stesso ambiente dell'inizio ma due piani più in alto, una stanza enorme. Le giornate passate in solitaria sono state molte ma è stato li che ho scoperto la compagnia della radio accesa tra una reazione e l'altra.
L'ultimo laboratorio ha un odore competamente diverso, ha avuto regole, equilibri, rapporti nuovi. Questi ultimi due anni sono stati quelli della disillusione, del lavoro senza soddisfazioni, delle assurdità. Ho trovato comunque una bella amicizia, ho fatto pace con le mie aspirazioni, ho ridimensionato i miei orizzonti.
Li ricorderò per le chiacchiere "mistiche", per il fischiettare e canticchiare continuo, per la pausa caffè a mezzogiorno; Ricorderò i pranzi e le feste, la confidenza ormai strappata a tutti quanti, i discorsi seri a tu per tu in ogni angolo del dipartimento.
Li ricorderò con un sorriso, nonostante tutto.
Così come alle persone, con cui hai lavorato gomito a gomito per mesi interi, con cui hai contribuito a produrre quegli stessi odori, tanto fastidiosi per chi non è abituato.
Ogni laboratorio poi ha le sue abitudini, i suoi riti, i suoi tabù.
Otto anni fa ho messo piede per la prima volta in laboratorio e da quel giorno ho bucato, macchiato, strappato svariati camici, rovinato jeans e scarpe, ho ascoltato confidenze delle tesiste seduta su uno sgabello sotto cappa, ho consolato lacrime per esami andati male e mi sono emozionata al momento delle discussioni delle tesi.
Il primo laboratorio era piccolo e sapeva di zolfo, etere e caffè; ero in compagnia di S. e A. con i quali smezzavamo cannoli alla nutella nelle occasioni importanti; I miei prodotti erano tutti gialli, arancioni e rossi e io navigavo ignara e felice nella speranza di essere dei loro prima o poi.
Il secondo laboratorio mi ha portata tra la nebbia, in compagnia del Tiziano che mi ha reso la vita difficile per i primi tre mesi. Poi, come per incanto, tutto ha preso a girare per il verso giusto. Di quel periodo ricordo l'odore di acetato d'etile, usato a fiumi per purificare i prodotti, il grigio dell'ambiente che si sposava benissimo con il cielo plumbeo di gennaio, il senso di inedaguatezza, lo smarrimento davanti ad un'esperienza che sembrava più grande di me ma anche una bella amicizia con una ragazza gentile, la soddisfazione di andar via, sei mesi dopo, felice di aver conquistato la simpatia di tutto il piano.
Il terzo laboratorio è stato il migliore, sempre tra la nebbia ma in un centro fantastico. Qui non puzze ma solo odori piacevoli, persone gentili, una cappa tutta mia e tante cose nuove da imparare e gestire.
In quei mesi sarei andata a lavorare anche nel we e certi giorni potevo passarci dieci ore senza neanche accorgermene. Un periodo bellissimo è stato Dicembre: scandito dalla preparazione del concerto di Natale con il coro aziendale.
Nel quarto laboratorio ero di nuovo "a casa", nello stesso ambiente dell'inizio ma due piani più in alto, una stanza enorme. Le giornate passate in solitaria sono state molte ma è stato li che ho scoperto la compagnia della radio accesa tra una reazione e l'altra.
L'ultimo laboratorio ha un odore competamente diverso, ha avuto regole, equilibri, rapporti nuovi. Questi ultimi due anni sono stati quelli della disillusione, del lavoro senza soddisfazioni, delle assurdità. Ho trovato comunque una bella amicizia, ho fatto pace con le mie aspirazioni, ho ridimensionato i miei orizzonti.
Li ricorderò per le chiacchiere "mistiche", per il fischiettare e canticchiare continuo, per la pausa caffè a mezzogiorno; Ricorderò i pranzi e le feste, la confidenza ormai strappata a tutti quanti, i discorsi seri a tu per tu in ogni angolo del dipartimento.
Li ricorderò con un sorriso, nonostante tutto.
venerdì 3 gennaio 2014
Ciao duemila-càcoldici
Ciao duemila-cacoldici, certo
non lo sai perchè sei appena arrivato ma io sono decisamente ottimista
quindi ho delle altissime aspettative su di te. Innanzitutto preferisco
gli anni pari quindi già parti avvantaggiato. Ora non farti venire
l'ansia da prestazione e concentrati che già a Gennaio giochi le tue
carte migliori: nelle prime settimane avrò qualche certezza sul mio futuro
lavorativo e non sai in che stato di agitazione euforica io sia
adesso...se poi ci aggiungiamo l'arrivo a fine Gennaio di una bimba che
andrà a movimentare la vita di una famiglia speciale...capirai che
l'inizio è proprio col botto!
Da
te mi aspetto un viaggio a Parigi dagli zii riccioluti e una manciata
di cerimonie tra cui sicuramente un matrimonio, una cresima e un
battesimo. Sappi comunque che ogni evento di questo tipo è ben accetto,
sopratutto se posso commuovermi e piangiucchiare un po'.
Dovremo decidere se far diventare grande la nostra acciughina salterella facendole iniziare la prima elementare da anticipataria
Dovremo
cercare di tenere a freno la lingua della nostra piccola chiacchierina
che ormai si autocensura dicendo con aria compunta: "Io parlo troppo!"
Darò
il mio meglio quale gran rappresentante tra le rappresentanti di classe
e si, te lo prometto, non torcerò neanche un capello-tinto-, nemmeno
un'unghia -shellaccata- di quelle gran rompib...mamme un tantino noiose
con cui ho a che fare a causa della prestigiosa carica di cui sono
stata insignita
Infine ti chiedo una casa nuova, quella con la cucina gigante e il terrazzo su cui far scorrazzare le nostre bimbe, quella conmagariunpezzodiverde in cui Marco possa piantare pomodori e alberi di limoni, quella chehocapitochiedotroppo.
Magari non farcela sospirare fino a Dicembre anche se lo so, me la sono gufata dicendo che questo probabimente era il nostro ultimo natale qua dentro...