Tra i ricordi più teneri che ho c'è una foto fatta sul tuo balcone, dove io e I., cugina inseparabile, stavamo sedute sulle panchette che tu usavi per appoggiare i vasi di fiori.
Se ti penso, penso alla tua granita al caffè, che mai ne mangeremo di così buona anche perchè quella...era fatta da te. La granita e i wafer pucciati dentro, che tu chiamavi frùfrù ed erano piccoli e proprio giusti da mangiare uno dopo l'altro.
Penso alla tua casa grande e misteriosa, al tuo terrazzo pieno di piante, ai gelati tanto desiderati dentro un frigo dentro una dispensa dentro una cucina: una matrioska così affascinante per noi piccoline!
Mi macheranno le tue telefonate per ogni ricorrenza: anche se negli ultimi anni le date si moltiplicavano tu non ne perdevi nenche una e, ovunque fossimo, venivamo raggiunti dalla tua voce allegra.
Non potrò mai scordare il tuo numero di telefono, così armoniosamente matematico, proprio per te che avevi dato tutto il tuo amore alla matematica, rifutando forse qualche spasimante troppo opprimente. Eri rimasta libera e indipendente, emancipata e felice.
Negli ultimi anni eri sempre tu, con il sorriso e l'allegria di sempre, solo un po' velata dai primi acciacchi, tu che ti commuovevi alla festa per i tuoi 80 anni, tu che ti divertivi a punzecchiare tua sorella fino a farla arrabbiare davvero...e poi ci strizzavi l'occhio ridendo con la lingua tra i denti: anche questa volta eri riuscita a farle un dispetto, da vera sorella minore!
Eri tu che guardavi con tenerezza le bimbe e non ti sembrava vero di poter ricominciare a ricoprire di regali qualcuno...eri tu anche qualche giorno fa, quando sorridevi nonostante tutto, al cinguettio di un uccellino fuori dalla finestra, quando ci stringevi con forza la mano, quando mi hai detto con fiducia che quando saresti uscita volevi da me una torta piccola piccola.
"Alla sera della vita saremo giudicati per l'amore".
Tu hai voluto bene a tutti noi. Sono certa che ora sei felice, zia.
ma anche come Marta, Margherita e Matilde, i miei tre fiorellini e come Marco, il mio gigante buono!
martedì 29 luglio 2014
sabato 26 luglio 2014
Blog-compleanno
Caro blog,
sono passati ormai tre anni da quel timido primo tentativo di mettere insieme un post.
Sono passati tre anni e non ti ho mai festeggiato.
Ripenso alle prime volte, quando scrivevo durante la nanna pomeridiana delle bimbe e l'estate mi offriva i primi spunti; oppure quando cercavo di radunare i pensieri mentre camminavo verso l'università per poi scrivre tutto di getto appena il laboratorio mi concedeva una pausa; Ripenso ai momenti di sfogo, alla scrittura terapeutica, alla commozione con cui ho riletto qualche post passato, all'incredulità di aver dimenticato certi episodi, al sollievo nel pensare che per fortuna di tante cose ne è rimasta traccia.
Ripenso a qualche amicizia virtuale che ho stretto grazie a te, alla timidezza con cui ho fatto "outing" tra amici e parenti...ancora molto pochi in verità, per sentirmi libera di scrivere quello che voglio.
Ti ringrazio caro blog perchè spero che le mie piccoline possano un giorno leggere quanto erano buffe e quanto è stata complicata, divertente e piena la vita grazie a loro.
Buon compleanno, dunque.
E 100 di questi post!
sono passati ormai tre anni da quel timido primo tentativo di mettere insieme un post.
Sono passati tre anni e non ti ho mai festeggiato.
Ripenso alle prime volte, quando scrivevo durante la nanna pomeridiana delle bimbe e l'estate mi offriva i primi spunti; oppure quando cercavo di radunare i pensieri mentre camminavo verso l'università per poi scrivre tutto di getto appena il laboratorio mi concedeva una pausa; Ripenso ai momenti di sfogo, alla scrittura terapeutica, alla commozione con cui ho riletto qualche post passato, all'incredulità di aver dimenticato certi episodi, al sollievo nel pensare che per fortuna di tante cose ne è rimasta traccia.
Ripenso a qualche amicizia virtuale che ho stretto grazie a te, alla timidezza con cui ho fatto "outing" tra amici e parenti...ancora molto pochi in verità, per sentirmi libera di scrivere quello che voglio.
Ti ringrazio caro blog perchè spero che le mie piccoline possano un giorno leggere quanto erano buffe e quanto è stata complicata, divertente e piena la vita grazie a loro.
Buon compleanno, dunque.
E 100 di questi post!
venerdì 18 luglio 2014
Barbie petulante e fastidiosa
Tarda mattina, Marta gioca tranquilla in cameretta con il computer di Barbie, portato da Babbo Natale. Tra i vari giochi inizia ad incaponirsi su "scrivi la parola": sul display appare una parola e lei dovrebbe riscriverla correttamente dopo.
Barbie: "Scrivi la parola: ACQUA"
Marta: "GBFRTI"
Barbie: "Oh oh! Riprova! Scrivi la parola: ACQUA!"
" HGATEL"
"Oh oh! Coraggio! Scrivi la parola: ACQUA!"
" APYLN"
"Oh oh! Riprova! Scrivi la parola: ACQUA!"
Marta, iniziando a dare segni d'irritazione: "FRATB"
Barbie: "Oh oh! Ripr.."
Marta, chiudendo con rabbia il computer urla: "Ma io non so scrivere, sciocca! Ho cinque anni!!!"
Barbie: "Scrivi la parola: ACQUA"
Marta: "GBFRTI"
Barbie: "Oh oh! Riprova! Scrivi la parola: ACQUA!"
" HGATEL"
"Oh oh! Coraggio! Scrivi la parola: ACQUA!"
" APYLN"
"Oh oh! Riprova! Scrivi la parola: ACQUA!"
Marta, iniziando a dare segni d'irritazione: "FRATB"
Barbie: "Oh oh! Ripr.."
Marta, chiudendo con rabbia il computer urla: "Ma io non so scrivere, sciocca! Ho cinque anni!!!"
martedì 15 luglio 2014
Ricordi estivi: Il gioco dell' oca
Ogni volta che andiamo al mare e stendiamo l'asciugamano sulla spiaggia ripenso ad un telo che avevamo preso da piccoli con la raccolta dei punti del latte: C'era sopra un enorme gioco dell'oca e sono certa che centinaia di mamme ne abbiano benedetto l'inventore.
Anche la mia.
Ci ritovammo infatti un'estate a trascorrere due fantastiche settimane in un albergo al mare che aveva la spiaggia privata.
Ricordo confusamente l'orgoglio di dormire in una stanza tutta elegante ed essere servita dai camerieri, la vaschetta dei ghiaccetti al centro del nostro tavolo e mio fratello che non faceva altro che chiederne ancora, ricordo sopratutto il rito del gioco dell'oca quotidiano, tutti i pomeriggi dopo pranzo, per far si che stessimo sotto l'ombrellone evitando le ore più calde e il rischio di fare il bagno prima del dovuto...
Quel telo è diventato il ricordo di quell'estate, un passatempo semplice, un allenamento allo stare insieme, al vincere o perdere guidati solo dalla fortuna, il simbolo dell'arte di arrangiarsi, anche in vacanza, dell' educazione alla pazienza e alla noia, della capacità di aspettare il momento del bagno in mare, vissuto come una vera conquista.
Questo post partecipa al blogstorming
Anche la mia.
Ci ritovammo infatti un'estate a trascorrere due fantastiche settimane in un albergo al mare che aveva la spiaggia privata.
Ricordo confusamente l'orgoglio di dormire in una stanza tutta elegante ed essere servita dai camerieri, la vaschetta dei ghiaccetti al centro del nostro tavolo e mio fratello che non faceva altro che chiederne ancora, ricordo sopratutto il rito del gioco dell'oca quotidiano, tutti i pomeriggi dopo pranzo, per far si che stessimo sotto l'ombrellone evitando le ore più calde e il rischio di fare il bagno prima del dovuto...
Quel telo è diventato il ricordo di quell'estate, un passatempo semplice, un allenamento allo stare insieme, al vincere o perdere guidati solo dalla fortuna, il simbolo dell'arte di arrangiarsi, anche in vacanza, dell' educazione alla pazienza e alla noia, della capacità di aspettare il momento del bagno in mare, vissuto come una vera conquista.
Questo post partecipa al blogstorming
venerdì 11 luglio 2014
Amiche di pancia
C'erano una volta due quasi mamme: una che aveva aspettato per quindici lunghissimi anni l'arrivo del suo fagottino e l'altra che lo aveva ricevuto dopo poco più di un mese di matrimonio.
Si incontrarono un pomeriggio d'inverno salendo su un ascensore e subito si sorrisero, capendo che in quello spazio non erano in due ma in quattro. E tutte donne.
La seconda volta che si videro la pancia di una era sempre piena mentre l'altra si era trasformata in una carrozzella da cui spuntavano due occhioni e delle manine sottili.
Si sorrisero di nuovo e questa volta si scambiarono anche il numero di telefono con la promessa di qualche passeggiata futura.
Due mesi dopo anche la piccola C. era bella comoda nel suo passeggino e le due neomamme erano pronte a scambiarsi consigli e paure sedute su una panchina verde in quei giardini dove entrambe avevano trascorso lunghi pomeriggi di gioco durante l'infanzia.
Le bimbe crebbero e le mamme ci presero gusto alla reciproca compagnia. Con la scusa delle figlie gli appuntamenti divennero più numerosi e, per quella magia che capita solo tra certe persone, riuscirono con naturalezza ad aprirsi il cuore e a rendere più profonda quella amicizia.
Per una magnifica coincidenza le bimbe andavano d'accordo come le mamme e C. accettò di buon grado anche la nuova arrivata M., sorellina della sua amica.
Così succede che, in un pomeriggio d'estate, le due mamme portino a passeggiare le tre "ragazze" che si rincorrono e ridono per tutta la salita.
Così succede che, sotto un portico di una chiesa dalla vista mozzafiato, le due amiche del cuore fanno una foto alle loro mamme, abbracciate e felici come adolescenti in gita.
Si incontrarono un pomeriggio d'inverno salendo su un ascensore e subito si sorrisero, capendo che in quello spazio non erano in due ma in quattro. E tutte donne.
La seconda volta che si videro la pancia di una era sempre piena mentre l'altra si era trasformata in una carrozzella da cui spuntavano due occhioni e delle manine sottili.
Si sorrisero di nuovo e questa volta si scambiarono anche il numero di telefono con la promessa di qualche passeggiata futura.
Due mesi dopo anche la piccola C. era bella comoda nel suo passeggino e le due neomamme erano pronte a scambiarsi consigli e paure sedute su una panchina verde in quei giardini dove entrambe avevano trascorso lunghi pomeriggi di gioco durante l'infanzia.
Le bimbe crebbero e le mamme ci presero gusto alla reciproca compagnia. Con la scusa delle figlie gli appuntamenti divennero più numerosi e, per quella magia che capita solo tra certe persone, riuscirono con naturalezza ad aprirsi il cuore e a rendere più profonda quella amicizia.
Per una magnifica coincidenza le bimbe andavano d'accordo come le mamme e C. accettò di buon grado anche la nuova arrivata M., sorellina della sua amica.
Così succede che, in un pomeriggio d'estate, le due mamme portino a passeggiare le tre "ragazze" che si rincorrono e ridono per tutta la salita.
Così succede che, sotto un portico di una chiesa dalla vista mozzafiato, le due amiche del cuore fanno una foto alle loro mamme, abbracciate e felici come adolescenti in gita.
lunedì 7 luglio 2014
Caro asilo
Caro asilo, che ti chiami come una nostra amica o come il sole quando si sbeglia, che te ne stai abbarbicato lassù e ogni mattina ci fai litigare perchè una vorrebbe salire le scale mentre l'altra vorrebbe fare la strada lunga, che hai dei fiorellini di gommapiuma attaccati al cancello, troppo belicati per il vento che c'è qui e quindi tutti rovinati..
Caro asilo, abbiamo visto passare nelle tue classi troppe supplenti: non facevamo in tempo ad affezionarci ad una che già ce la cambiavano e noi non ci capivamo un bel niente
Caro asilo che ci hai fatto fare una cosa nuova e bella che si chiama philosophy for children, che vorrebbe dire mettersi a pensare tutti in cerchio e poi parlare. Uno per volta però..che anche la maestra S. -per quanto anarchica e comunista- ha dato delle regole.
Caro asilo che hai delle bidelle, ops ausiliarie con le braccia grandi per abbracciare i bambini, con il sorriso sempre pronto, con una pazienza infinita... e non solo con noi piccini!
Caro asilo che ci hai messo in classe bambini monellissimi, bambini timidi, bambini che vogliono fare i calciatori e ci hanno insegnato i canti delle due squadre della città, bambini che all'inizio parlavano una lingua strana e dopo qualche giorno hanno imparato l'italiano, bambine che sono diventate le nostre amiche del cuore, altre che in pochi mesi si sono trasformate in smorfiosette e noi non vogliamo nemmica essere come loro.
Caro asilo che a Natale ci hai fatto diventare tante piccole renne e ci hai fatto cantare la storia di Rudolph, che ci hai stroncato con una gita nell'unica settimana di caldo tropicale di questa estate strana, così che persino le maestre si sono fatte i gavettoni e noi non potevamo credere ai nostri occhi.
Caro asilo che ci hai fatte crescere, che ci hai fatte sudare, ci hai fatte correre e fare le capriole, che ci hai insegnato l'inglese guardando il cartone di Aladin, che sei stato riempito dalle lacrime di una di noi ogni mattina.
Caro asilo, adesso siamo stanche e poi dobbiamo stare con il nonno che sennò non sa cosa fare.
Caro asilo fino a settembre non ci vediamo più. E non piangere se non ci vedi arrivare subito: noi saremo dai nostri zii a Parigi, quando torniamo ti saluteremo dicendo bonjour.
Caro asilo, abbiamo visto passare nelle tue classi troppe supplenti: non facevamo in tempo ad affezionarci ad una che già ce la cambiavano e noi non ci capivamo un bel niente
Caro asilo che ci hai fatto fare una cosa nuova e bella che si chiama philosophy for children, che vorrebbe dire mettersi a pensare tutti in cerchio e poi parlare. Uno per volta però..che anche la maestra S. -per quanto anarchica e comunista- ha dato delle regole.
Caro asilo che hai delle bidelle, ops ausiliarie con le braccia grandi per abbracciare i bambini, con il sorriso sempre pronto, con una pazienza infinita... e non solo con noi piccini!
Caro asilo che ci hai messo in classe bambini monellissimi, bambini timidi, bambini che vogliono fare i calciatori e ci hanno insegnato i canti delle due squadre della città, bambini che all'inizio parlavano una lingua strana e dopo qualche giorno hanno imparato l'italiano, bambine che sono diventate le nostre amiche del cuore, altre che in pochi mesi si sono trasformate in smorfiosette e noi non vogliamo nemmica essere come loro.
Caro asilo che a Natale ci hai fatto diventare tante piccole renne e ci hai fatto cantare la storia di Rudolph, che ci hai stroncato con una gita nell'unica settimana di caldo tropicale di questa estate strana, così che persino le maestre si sono fatte i gavettoni e noi non potevamo credere ai nostri occhi.
Caro asilo che ci hai fatte crescere, che ci hai fatte sudare, ci hai fatte correre e fare le capriole, che ci hai insegnato l'inglese guardando il cartone di Aladin, che sei stato riempito dalle lacrime di una di noi ogni mattina.
Caro asilo, adesso siamo stanche e poi dobbiamo stare con il nonno che sennò non sa cosa fare.
Caro asilo fino a settembre non ci vediamo più. E non piangere se non ci vedi arrivare subito: noi saremo dai nostri zii a Parigi, quando torniamo ti saluteremo dicendo bonjour.