A Gennaio davo il mio benvenuto al nuovo anno, snocciolandogli tutte le mie aspettative e terminando con la richiesta di non farci sospirare la casa nuova fino a Dicembre...mi sa che il 2014 si è un po' preso gioco di me!
Febbraio mi ha portato giornate lunghe e vuote, da riempire a piacimento nell'attesa del nuovo lavoro, mi ha portato sopratutto il primo segno che qualcosa stava davvero cambiando nella mia frenetica vita.
Marzo è stato un mese pieno di eventi da ricordare, il concretizzarsi di un ennesimo cambiamento per Marco, il nostro ritorno ad Assisi dopo sette anni, un tuffo al cuore provato una sera come tante.
Ad Aprile iniziavo a destreggiarmi nel nuovo ambiente della farmacia
A Maggio realizzavo quanto stavano crescendo le nostre bimbe e quanto da principesse si possano trasformare in perfide streghette
Giugno e la classica donna al volante
Luglio e la fine dell'asilo, i pomeriggi con la mia amica di pancia A., i primi 3 anni del blog e una zia speciale partita per il cielo che ancora oggi non smetto di ricordare quasi ogni giorno, circondata come sono da tanti piccoli oggetti suoi
Ad Agosto il lavoro ci teneva in città mentre le bimbe, per la prima volta, affrontavano la vacanza in solitaria con i (santi) nonni. Tanto tempo libero, come troppi anni fa, tanta nostalgia e, prima di partire una dichiarazione d'ammoe...come direbbe lei
A settembre respiravamo aria Parigina e vivevamo la magia di Disneyland
A Ottobre uno scossone lavorativo ha provato a rivoluzionare la mia vita, fortunatamente senza seguito e, in una domenica d'autunno riscoprivamo la bellezza di ripercorrere una passeggiata con quattro piedini nuovi al seguito
A novembre una pecorella tornava felice all'ovile
Dicembre ci ha regalato la tanto attesa casa nuova, alcune incrollabili certezze e molti regali prenatalizi
ma anche come Marta, Margherita e Matilde, i miei tre fiorellini e come Marco, il mio gigante buono!
mercoledì 31 dicembre 2014
sabato 27 dicembre 2014
Principuffa
Piccola principessa, anzi principuffa come ti ha ribattezzata papà, in questi giorni hai dato il meglio di te grazie ai doni di Babbo Natale che ha accontentato tutte le tue regali richieste.
Finalmente puoi trasformarti in una vera principessa con tanto di scettro musicale che brandisci qua e là per fare le tue magie e i gioielli che indossi con disinvoltura, come se non avessi mai portato altro in vita tua.
Adesso possiedi non dico una, ma due corone; Una più sobria che usi per casa e l'altra un tantino più appariscente che indossi per uscire...si abbiamo ceduto...ma solo perchè è Natale!
Da Parigi è arrivato anche un bellissimo cerchietto pieno di roselline con attaccato un velo da sposa...non te ne sei separata per tutto il giorno, spiegando a tout le monde che il tulle va messo davanti finchè il tuo sposo non lo solleva per darti un bacino.
Piccola principuffa, alla recita di Natale hai indossato i panni della befana e ti sei goduta il tuo momento di celebrità, per poi correre a dirmi che quell' applauso era tutto per te.
Piccola chiacchierina di casa, che sbaciucchi tua sorella e mi dici che voi due siete amorate, che la cerchi e la chiami, che la comandi e poi la accontenti, che le freghi gli spicchi di mandarino zitta zitta dalla sua tovaglietta, che le tieni la mano per addormantarti e ti fai insegnare come si scrive il tuo nome.
Cara Maggie, come ti chiama la tua adorata maestra A., in questi giorni mi dici che vorresti una sorellina piccola e non sai quanto vorrei accontentarti; ieri hai tenuto d'occhio il tuo cuginetto A., l'unico più minuscolo di te di tutta la schiera dei cugini, l'hai sgridato quando giocava con l'acqua in bagno e correvi a nasconderti per poi farti acchiappare da lui.
Cara puffetta che riempi con la tua vocina incessante la nostra vita, ti auguro di rimanere così, serena e gioiosa, dolce e decisa, persa nel tuo magico mondo ancora per tanto tanto tempo..
Finalmente puoi trasformarti in una vera principessa con tanto di scettro musicale che brandisci qua e là per fare le tue magie e i gioielli che indossi con disinvoltura, come se non avessi mai portato altro in vita tua.
Adesso possiedi non dico una, ma due corone; Una più sobria che usi per casa e l'altra un tantino più appariscente che indossi per uscire...si abbiamo ceduto...ma solo perchè è Natale!
Da Parigi è arrivato anche un bellissimo cerchietto pieno di roselline con attaccato un velo da sposa...non te ne sei separata per tutto il giorno, spiegando a tout le monde che il tulle va messo davanti finchè il tuo sposo non lo solleva per darti un bacino.
Piccola principuffa, alla recita di Natale hai indossato i panni della befana e ti sei goduta il tuo momento di celebrità, per poi correre a dirmi che quell' applauso era tutto per te.
Piccola chiacchierina di casa, che sbaciucchi tua sorella e mi dici che voi due siete amorate, che la cerchi e la chiami, che la comandi e poi la accontenti, che le freghi gli spicchi di mandarino zitta zitta dalla sua tovaglietta, che le tieni la mano per addormantarti e ti fai insegnare come si scrive il tuo nome.
Cara Maggie, come ti chiama la tua adorata maestra A., in questi giorni mi dici che vorresti una sorellina piccola e non sai quanto vorrei accontentarti; ieri hai tenuto d'occhio il tuo cuginetto A., l'unico più minuscolo di te di tutta la schiera dei cugini, l'hai sgridato quando giocava con l'acqua in bagno e correvi a nasconderti per poi farti acchiappare da lui.
Cara puffetta che riempi con la tua vocina incessante la nostra vita, ti auguro di rimanere così, serena e gioiosa, dolce e decisa, persa nel tuo magico mondo ancora per tanto tanto tempo..
lunedì 22 dicembre 2014
Regali pre natalizi
Il sole di questi giorni che allontana un po' il ricordo dei giorni grigi e piovosi appena trascorsi
Un pomeriggio in cucina per qualcuno a cui si vuol bene
Una telefonata breve ma piena di calore
Il concerto di Natale che quest' anno abbiamo seguito insieme alle nostre amiche, piccole e grandi
Le bimbe che cantano per strada "We wish you a merry Christmas" facendo girare la gente a guardarci divertita
Un pranzo aziendale in un posto bellissimo con un mare da cartolina
La gioia di sapere i nonni felici sulla neve
L'attesa di riabbracciare gli zii Parigini
Centinaia di biscotti cotti alla sera quando tutti dormono
Impacchettare e nascondere gli ultimi regali
Tornare e ritornare nella casa nuova, ogni giorno con una scusa, e provare ad immaginarsi a viverci dentro
Le canzoncine dello spettacolo dell'asilo, quasi le stesse da quattro anni, ma cantate ogni volta con una faccina diversa, impegnata e stupita
Un caffè e una commissione al volo con una amica
Tante persone da ringraziare, anche quest'anno
Un pomeriggio in cucina per qualcuno a cui si vuol bene
Una telefonata breve ma piena di calore
Il concerto di Natale che quest' anno abbiamo seguito insieme alle nostre amiche, piccole e grandi
Le bimbe che cantano per strada "We wish you a merry Christmas" facendo girare la gente a guardarci divertita
Un pranzo aziendale in un posto bellissimo con un mare da cartolina
La gioia di sapere i nonni felici sulla neve
L'attesa di riabbracciare gli zii Parigini
Centinaia di biscotti cotti alla sera quando tutti dormono
Impacchettare e nascondere gli ultimi regali
Tornare e ritornare nella casa nuova, ogni giorno con una scusa, e provare ad immaginarsi a viverci dentro
Le canzoncine dello spettacolo dell'asilo, quasi le stesse da quattro anni, ma cantate ogni volta con una faccina diversa, impegnata e stupita
Un caffè e una commissione al volo con una amica
Tante persone da ringraziare, anche quest'anno
martedì 16 dicembre 2014
Certezze inconfutabili/2
"Se non mi dai quella bambola non sei più mia amica!"
"Ma Marghe cosa dici? Io sono tua sorella!"
"Allora non sei più mia sorella"
"Figurati, ormai sono tua sorella, non è che posso non esserlo più!"
"Ma Marghe cosa dici? Io sono tua sorella!"
"Allora non sei più mia sorella"
"Figurati, ormai sono tua sorella, non è che posso non esserlo più!"
domenica 14 dicembre 2014
mercoledì 10 dicembre 2014
Natale dopo Natale, anno dopo anno...
Otto anni fa, a quest'ora, eccoci per la prima volta proprietari di una casa: un Natale speso tra pittura e colori, la scelta dei mobili e delle bomboniere, per un matrimonio tanto atteso e finalmente vicino.
Sette anni fa il nostro primo Natale da sposini, un albero alto più di due metri e sotto...tanti pacchetti, tutti per la nuova -quasi- arrivata, che ancora nuotava ignara e felice nella mia pancia.
Sei anni fa la magia che rinasce grazie ad una piccola che gattona e che gioca incessantemente con tutte le palline, che affonda i primi dentini nel panettone e seleziona con cura uvette e canditi.
Cinque anni fa una nuova sorellina arrivata da poco, un Natale di sonno e poppate, un brindisi veloce e poi tutti di corsa a dormire, e speriamo che il nuovo anno porti un po' di quiete.
Di Natale in Natale il tempo corre, i lavori sono cambiati, si sono persi e rincorsi; Le bimbe sono cresciute e ci hanno fatto riscoprire la bellezza delle cose guardate con i loro occhi; i desideri hanno lasciato posto ad altri desideri.
Ormai manca poco a questo Natale e ci arriviamo con una nuova casa, tanto desiderata e aspettata, che è li, quasi nostra, che ci attende.
Ci arriviamo con due lavori ancora in bilico, ma pur sempre da tenere stretti; con due bimbe ormai signorine che chiedono coroncine da principessa e castelli da maschi del Lego...ci arriviamo ancora pieni di desideri (si esauriranno mai?) e aspettative per l'anno nuovo.
Ci arriviamo, anche questa volta, felici.
Sette anni fa il nostro primo Natale da sposini, un albero alto più di due metri e sotto...tanti pacchetti, tutti per la nuova -quasi- arrivata, che ancora nuotava ignara e felice nella mia pancia.
Sei anni fa la magia che rinasce grazie ad una piccola che gattona e che gioca incessantemente con tutte le palline, che affonda i primi dentini nel panettone e seleziona con cura uvette e canditi.
Cinque anni fa una nuova sorellina arrivata da poco, un Natale di sonno e poppate, un brindisi veloce e poi tutti di corsa a dormire, e speriamo che il nuovo anno porti un po' di quiete.
Di Natale in Natale il tempo corre, i lavori sono cambiati, si sono persi e rincorsi; Le bimbe sono cresciute e ci hanno fatto riscoprire la bellezza delle cose guardate con i loro occhi; i desideri hanno lasciato posto ad altri desideri.
Ormai manca poco a questo Natale e ci arriviamo con una nuova casa, tanto desiderata e aspettata, che è li, quasi nostra, che ci attende.
Ci arriviamo con due lavori ancora in bilico, ma pur sempre da tenere stretti; con due bimbe ormai signorine che chiedono coroncine da principessa e castelli da maschi del Lego...ci arriviamo ancora pieni di desideri (si esauriranno mai?) e aspettative per l'anno nuovo.
Ci arriviamo, anche questa volta, felici.
giovedì 4 dicembre 2014
Caro Dicembre
Caro Dicembre,
ti aspettavamo così tanto che abbiamo riempito la casa di decorazioni Natalizie già sabato scorso, che era solamente il 29 Novembre, facendoci presumibilmente deridere dai vicini per aver messo una stellina anche sulla porta di casa.
Caro Dicembre, finalmente queste quattro mura risuonano nuovamente dei canti natalizi imparati all'asilo, quest'anno arricchiti da uno strano mix tra jingle bells e happy birthday e da stamattina è iniziata la frenetica corsa ai regali: questa volta Babbo Natale si è davvero superato, sperando che da qui al 25 le bimbe non cambino idea e aspettative.
Caro Dicembre, regalaci il freddo e la neve ma, te lo chiediamo proprio col cuore, risparmiaci la pioggia perchè veramente non ne possiamo più.
Regalaci un' attesa lenta e tranquilla, senza affogarci di impegni e scadenze, quest'anno vorremmo proprio goderci lo scorrere lento dei tuoi giorni.
Caro Dicembre evitaci anche, se puoi, le inutili polemiche dei genitori dell'asilo sulla quota per il regalo delle maestre, sull'orario della recita, sulla durata delle vacanze. D'altra parte fai mettere una mano sulla coscienza a tutto il personale per evitare l'ennesimo sciopero, l'ennesimo venerdi dopo tutti i giorni persi per colpa dell'allerta.
Caro Dicembre ti chiediamo di ricevere pochi regali e semplici: staremo proprio invcchiando ma più passa il tempo più ci accorgiamo di quanto poche sono le cose di cui abbiamo davvero bisogno!
Se proprio vuoi donarci qualcosa allora dacci la certezza del lavoro o perlomeno una buona probabilità di conservarlo.
Caro Dicembre, come vedi mi sono impegnata molto e ad oggi posso dire di aver depennato buona parte della lista che avevo fatto qualche mese fa... Una casa l'abbiamo trovata dopo quasi due anni di vane ricerche e spero che tra i tuoi doni ci sia anche la data del compromesso.
Caro Dicembre a pensarci bene oggi ho tante persone nel cuore e ti chiedo di esaudire presto tutti i loro desideri, alcuni dei quali sono lì in attesa da tanto, troppo tempo.
ti aspettavamo così tanto che abbiamo riempito la casa di decorazioni Natalizie già sabato scorso, che era solamente il 29 Novembre, facendoci presumibilmente deridere dai vicini per aver messo una stellina anche sulla porta di casa.
Caro Dicembre, finalmente queste quattro mura risuonano nuovamente dei canti natalizi imparati all'asilo, quest'anno arricchiti da uno strano mix tra jingle bells e happy birthday e da stamattina è iniziata la frenetica corsa ai regali: questa volta Babbo Natale si è davvero superato, sperando che da qui al 25 le bimbe non cambino idea e aspettative.
Caro Dicembre, regalaci il freddo e la neve ma, te lo chiediamo proprio col cuore, risparmiaci la pioggia perchè veramente non ne possiamo più.
Regalaci un' attesa lenta e tranquilla, senza affogarci di impegni e scadenze, quest'anno vorremmo proprio goderci lo scorrere lento dei tuoi giorni.
Caro Dicembre evitaci anche, se puoi, le inutili polemiche dei genitori dell'asilo sulla quota per il regalo delle maestre, sull'orario della recita, sulla durata delle vacanze. D'altra parte fai mettere una mano sulla coscienza a tutto il personale per evitare l'ennesimo sciopero, l'ennesimo venerdi dopo tutti i giorni persi per colpa dell'allerta.
Caro Dicembre ti chiediamo di ricevere pochi regali e semplici: staremo proprio invcchiando ma più passa il tempo più ci accorgiamo di quanto poche sono le cose di cui abbiamo davvero bisogno!
Se proprio vuoi donarci qualcosa allora dacci la certezza del lavoro o perlomeno una buona probabilità di conservarlo.
Caro Dicembre, come vedi mi sono impegnata molto e ad oggi posso dire di aver depennato buona parte della lista che avevo fatto qualche mese fa... Una casa l'abbiamo trovata dopo quasi due anni di vane ricerche e spero che tra i tuoi doni ci sia anche la data del compromesso.
Caro Dicembre a pensarci bene oggi ho tante persone nel cuore e ti chiedo di esaudire presto tutti i loro desideri, alcuni dei quali sono lì in attesa da tanto, troppo tempo.
domenica 30 novembre 2014
L'attrice la psicologa
Marta e Marghe giocano tranquille in cameretta mentre la mamma è ai fornelli.
Il gioco si fa movimentato e tra uno scherzo e l'altro vola qualche manina di troppo.
Ad una sberla si risponde con una sberla più forte e tutto finisce in lacrime e strilli.
"Ahi, mi hai fatto male, puzzona!"
"Anche tu mi hai fatto male!"
"Ma tu prima di me! Ora non gioco più con te!"
"Nooo! Ecco, adesso non mi vuoi più bene, Marta! Non mi vuoi bene! Non mi vuoi più!"
-momento di smarrimento-
"Ma si, si che ti voglio bene. Però tu dici così solo perchè non vuoi andare in castigo!"
Il gioco si fa movimentato e tra uno scherzo e l'altro vola qualche manina di troppo.
Ad una sberla si risponde con una sberla più forte e tutto finisce in lacrime e strilli.
"Ahi, mi hai fatto male, puzzona!"
"Anche tu mi hai fatto male!"
"Ma tu prima di me! Ora non gioco più con te!"
"Nooo! Ecco, adesso non mi vuoi più bene, Marta! Non mi vuoi bene! Non mi vuoi più!"
-momento di smarrimento-
"Ma si, si che ti voglio bene. Però tu dici così solo perchè non vuoi andare in castigo!"
mercoledì 26 novembre 2014
Difficile selezione matrimoniale
Da quando, circa un anno e mezzo fa, i preparativi per il matrimonio degli zii parigini hanno iniziato ad essere impellenti e a coinvolgere da vicino anche le due nipotine damigelle, Margherita ha sviluppato una vera e propria ossessione per le spose e le cerimonie nunziali.
Da quel momento non ha fatto altro che chiedere di vestirsi da fpova, costringendomi a procurarle vecchie gonne mie e camicie da notte della nonna bis che le arrivassero a terra, tulle, veli e finti bouquet per trasformarsi anche lei in una bellissima principessa.
Ha torturato sua sorella costringendola a fare sempre il marito e a ripeterle quanto fosse bella e "legante" agghindata in quella maniera; ha ottenuto dopo non poca insistenza la Barbie sposa dalla zia per il compleanno e qualcosa mi dice che babbo Natale le porterà anche il corrispondente Ken, da lei ribattezzato "Barbie fpovo", senza il quale il matrimonio ha evidenti difficoltà tecniche ad avere luogo.
Dalla teoria siamo poi passate alla pratica:
"Mamma, quand'è che andiamo a comprare il mio vestito da sposa per quando sarò grande come te?"
"Ma Lalli, ancora c'è un sacco di tempo e poi devi ancora trovare uno che ti voglia sposare!"
"Ba bè, ma la cosa più importante per sposarsi è il vestito, se non ce l'ho non posso proprio andare alla Messa"
"Ah si? E lo sposo non lo è?"
"Mpf! Io volevo sposare F. però dice le bugie quindi non va bene. Allora ho pensato che potevo sposare A. ma ieri mi ha picchiata quindi non lo voglio più!"
"Eh si, mi sembrano degli ottimi ragionamenti"
"Oggi poi avevo deciso di sposare C. ma quando è venuto vicino a me ho sentito che faceva le puzzette! Non posso prendermi neanche lui!"
Da quel momento non ha fatto altro che chiedere di vestirsi da fpova, costringendomi a procurarle vecchie gonne mie e camicie da notte della nonna bis che le arrivassero a terra, tulle, veli e finti bouquet per trasformarsi anche lei in una bellissima principessa.
Ha torturato sua sorella costringendola a fare sempre il marito e a ripeterle quanto fosse bella e "legante" agghindata in quella maniera; ha ottenuto dopo non poca insistenza la Barbie sposa dalla zia per il compleanno e qualcosa mi dice che babbo Natale le porterà anche il corrispondente Ken, da lei ribattezzato "Barbie fpovo", senza il quale il matrimonio ha evidenti difficoltà tecniche ad avere luogo.
Dalla teoria siamo poi passate alla pratica:
"Mamma, quand'è che andiamo a comprare il mio vestito da sposa per quando sarò grande come te?"
"Ma Lalli, ancora c'è un sacco di tempo e poi devi ancora trovare uno che ti voglia sposare!"
"Ba bè, ma la cosa più importante per sposarsi è il vestito, se non ce l'ho non posso proprio andare alla Messa"
"Ah si? E lo sposo non lo è?"
"Mpf! Io volevo sposare F. però dice le bugie quindi non va bene. Allora ho pensato che potevo sposare A. ma ieri mi ha picchiata quindi non lo voglio più!"
"Eh si, mi sembrano degli ottimi ragionamenti"
"Oggi poi avevo deciso di sposare C. ma quando è venuto vicino a me ho sentito che faceva le puzzette! Non posso prendermi neanche lui!"
sabato 22 novembre 2014
Acidità....e non solo di stomaco.
Di gente strana in farmacia ne capita tutti i giorni.
Chi parla troppo e chi sta muto, chi si confessa e chi non saluta neanche, quelli che ti riempono di complimenti e quelli che continuano a parlare al telefono inframmezzando la conversazione privata con domande e richiesta di consigli.
Ci sono i malati immaginari e quelli che, poverini, stanno male per davvero, i fanatici dei rimedi naturali, gli espertoni, le signore imbellettate che spendono e spandono ma poi chiedono lo sconto, le mamme apprensive di bambini di 24 anni, i mariti distratti che chiedono l'aiutino a casa, le mogli che conservano nel portafoglio i documenti di tutta la famiglia, fino alla quarta generazione.
Ci sono gli scettici, i diffidenti, quelli che..."chieda un po' al dottore che lui lo sa", quelli che ti pagano il caffè, quelli che manca solo che ti abbraccino -e menomale che c'è il bancone di mezzo-, quelli che pensano che tu risolva qualsiasi tipo di problema.
E poi ci sono loro.
Uomini di una certa età.
Maschilisti.
E prevenuti.
Quelli che già sbuffano quando capiscono che è il loro turno e sono capitati con te.
Donna.
Giovane. Che invece che stare a casa a far la calza pretendi di lavorare.
"Buongiorno mi dica"
"Voglio Maalox anti-reflusso"
"Un momento che lo cerco...........Ecco qui."
"Ma cosa mi sta dando? Non vede che qui c'è scritto Maalox reflusso? Io le ho chiesto anti-reflusso"
"Ehm, guardi io ho solo questo, ho controllato ma quello che dice lei non c'è, non esiste!"
"Ma figuriamoci, io questo non lo voglio. Il dottore mi ha detto anti-reflusso"
"Guardi che questo è per il reflusso, glielo assic...."
Se n'è andato.
Senza salutare.
Senza darmi l'occasione di dirgli che si, in effetti avevo sbagliato.
Forse quello che gli stavo dando era un prodotto specifico... per farglielo venire il reflusso!
Chi parla troppo e chi sta muto, chi si confessa e chi non saluta neanche, quelli che ti riempono di complimenti e quelli che continuano a parlare al telefono inframmezzando la conversazione privata con domande e richiesta di consigli.
Ci sono i malati immaginari e quelli che, poverini, stanno male per davvero, i fanatici dei rimedi naturali, gli espertoni, le signore imbellettate che spendono e spandono ma poi chiedono lo sconto, le mamme apprensive di bambini di 24 anni, i mariti distratti che chiedono l'aiutino a casa, le mogli che conservano nel portafoglio i documenti di tutta la famiglia, fino alla quarta generazione.
Ci sono gli scettici, i diffidenti, quelli che..."chieda un po' al dottore che lui lo sa", quelli che ti pagano il caffè, quelli che manca solo che ti abbraccino -e menomale che c'è il bancone di mezzo-, quelli che pensano che tu risolva qualsiasi tipo di problema.
E poi ci sono loro.
Uomini di una certa età.
Maschilisti.
E prevenuti.
Quelli che già sbuffano quando capiscono che è il loro turno e sono capitati con te.
Donna.
Giovane. Che invece che stare a casa a far la calza pretendi di lavorare.
"Buongiorno mi dica"
"Voglio Maalox anti-reflusso"
"Un momento che lo cerco...........Ecco qui."
"Ma cosa mi sta dando? Non vede che qui c'è scritto Maalox reflusso? Io le ho chiesto anti-reflusso"
"Ehm, guardi io ho solo questo, ho controllato ma quello che dice lei non c'è, non esiste!"
"Ma figuriamoci, io questo non lo voglio. Il dottore mi ha detto anti-reflusso"
"Guardi che questo è per il reflusso, glielo assic...."
Se n'è andato.
Senza salutare.
Senza darmi l'occasione di dirgli che si, in effetti avevo sbagliato.
Forse quello che gli stavo dando era un prodotto specifico... per farglielo venire il reflusso!
lunedì 17 novembre 2014
Diversamente giovani
Un lunedì qualsiasi, in un piccolo negozio di scarpe di quartiere.
All'interno una commessa sulla sessantina e una cliente, all'incirca della stessa età.
Mentre Marta e la mamma si concentrano nella scelta degli stivaletti per l'inverno, Marghe si guarda in giro curiosa e attenta.
"Mamma...ma questo è un negozio di vecchiette?"
"Shh!!! Marghe ma che dici?"
"E si, qui sono tutte vecchiette"
"Parla piano! E comunque no, non vedi che stiamo scegliendo le scarpe per Marta? Ci sono scarpe per grandi e per bimbi! Ora stai brava, dai!"
" Allora signora vanno bene quelle che sta provando?"
"Mamma...ma tra poco allora vanno tutte in cielo? Guarda, sono proprio vecchiette!"
"Ehm, benissimo, vanno benissimo!!!Le prendiamo subito!!!!"
All'interno una commessa sulla sessantina e una cliente, all'incirca della stessa età.
Mentre Marta e la mamma si concentrano nella scelta degli stivaletti per l'inverno, Marghe si guarda in giro curiosa e attenta.
"Mamma...ma questo è un negozio di vecchiette?"
"Shh!!! Marghe ma che dici?"
"E si, qui sono tutte vecchiette"
"Parla piano! E comunque no, non vedi che stiamo scegliendo le scarpe per Marta? Ci sono scarpe per grandi e per bimbi! Ora stai brava, dai!"
" Allora signora vanno bene quelle che sta provando?"
"Mamma...ma tra poco allora vanno tutte in cielo? Guarda, sono proprio vecchiette!"
"Ehm, benissimo, vanno benissimo!!!Le prendiamo subito!!!!"
lunedì 10 novembre 2014
Dica 53
I numeri sono la sua passione. Lo abbiamo capito molto tempo fa quando, piccolissima, si sforzava con impegno a fare qualche semplice somma, quando iniziava a divertirsi contando in su e alla rovescia per ingannare il tempo durante una passeggiata, contando a multipli di due, fino a quest'estate, 5 anni e mezzo, quando con il suo zio matematico (da cui evidentemente ha ereditato questo pezzettino di DNA) in giro per Parigi, si approcciava inconsapevolmente alle moltiplicazioni, rispondendo al problema: se un tavolo ha tre gambe, due tavoli quante gambe hanno? E cosi via fino a quante zampe hanno 8 mucche o quante dita hanno 7 mani.
Quando si annoia in macchina inizia a contare; così, mentre la sorella non perde occasione per farsi una bella penichella russando abbandonata sul suo seggiolino, lei si sente mormorare: "Centocinquantuno, centocinquantadue, centocinquantatre...."
Persino in bagno, seduta sul gabinetto, i suoi pensieri sono rivolti ai numeri:
"Marta, cosa brontoli?"
"53!"
"53, cosa?!?"
"Sono arrivata a contare fino a 53!"
"Ma non dovevi fare pipì?"
"Ah...già!"
Quando si annoia in macchina inizia a contare; così, mentre la sorella non perde occasione per farsi una bella penichella russando abbandonata sul suo seggiolino, lei si sente mormorare: "Centocinquantuno, centocinquantadue, centocinquantatre...."
Persino in bagno, seduta sul gabinetto, i suoi pensieri sono rivolti ai numeri:
"Marta, cosa brontoli?"
"53!"
"53, cosa?!?"
"Sono arrivata a contare fino a 53!"
"Ma non dovevi fare pipì?"
"Ah...già!"
mercoledì 5 novembre 2014
Storia di una pecorella
C'era una volta la pecorella C. che brucava tranquilla e felice nel suo piccolo pezzettino di prato.
Insieme a lei c'erano altre pecorelle: alcune avevano il permesso di brucare per tanto tempo, altre, come lei, potevano farlo per qualche ora in meno.
Un giorno la pecorella C. vide in lontananza un recinto più grande e andò a dare una sbirciatina. "Chissà se il pastore di queste pecorelle mi darà il permesso di brucare qualche ora anche qui"
In effetti il pastore A. dopo averla scrutata con un po' di sospetto le disse:
"Ma certo cara pecorella C., puoi venire a brucare qui insieme a noi! La mia erba è più verde, è più saporita e sicuramente io ti tratterò meglio del tuo giovane pastore M.! Però tu devi venire qui subito, saluta presto le tue amiche di là e raggiungici in fretta!"
La pecorella C. rimase incredula e confusa: da una parte era felice di poter brucare per tante ore quella bella erbetta verde e soffice, dall'altra non avrebbe mai voluto lasciare il suo piccolo recinto e le sue amiche con cui belava tutto il tempo in allegria.
Pensò però che forse valeva la pena saltare quel recinto perchè brucare qualche ora in più l'avrebbe fatta stare meglio e poi il pastore A., seppur burbero e un po' strano, le aveva promesso di tenerla per sempre nel suo grande prato.
Decise, da brava pecorella prudente, di studiare la situazione con calma.
Iniziò quindi a brucare al mattino nel recinto grande e al pomeriggio nel recinto piccolo.
Dal primo giorno successe una cosa strana: Il pastore A. iniziò a comandarla e a criticarla, dicendo delle cose che a lei sembravano proprio senza senso.
"Perchè bruchi quel ciuffo d'erba? Non vedi che quell'altro è decisamente meglio? E ora cosa fai? Era meglio quando brucavi il primo ciuffo! Ma come mastichi? Non lo sai che per masticare si deve muovere la bocca così e non cosà?"
Ogni giorno la pecorella si impegnava per brucare meglio che poteva ma quel pastore era sempre scontento. Ben presto la pecorella C. si accorse che le altre pecorelle del recinto grande erano sempre arrabbiate, tenevano le orecchie basse e non belavano mai tra di loro. L'unica voce che si sentiva in tutto il recinto era quella del pastore A., che si arrabbiava con il sole, se c'era il sole, con la pioggia quando pioveva, con l'erba che cresceva ora troppo fitta, ora troppo rada....
La pecorella C. tornava tutti i pomeriggi nel piccolo prato del pastore M.,e più il tempo passava più si rendeva conto che non era importante quale erba si brucasse ma era importante in che modo e con chi la brucavi.
Così una sera andò dal pastore M. e gli disse che se lui l'avesse lasciata brucare qualche ora in più, lei non se ne sarebbe andata dal suo piccolo recinto.
Il pastore ci pensò a lungo ma poi accettò.
La pecorella C. abbandonoò quindi senza rimpianti quella tenera erba verde e le compagne tristi per tornare nel piccolo prato, magari un po' spelacchiato, in cui però si brucava con uno spirito molto diverso!
La pecorella C. sono io che dopo 3 settimane di lavoro nuovo, nonostante le promesse e gli sberluccichi di un contratto perfetto ha deciso di ritrattare con il suo vecchio titolare e, in cambio di qualche ora in più, restare.
Le bambine avranno una mamma felice che vedono un po' meno invece di una mamma presente tutti i pomeriggi ma esaurita e nervosa.
Insieme a lei c'erano altre pecorelle: alcune avevano il permesso di brucare per tanto tempo, altre, come lei, potevano farlo per qualche ora in meno.
Un giorno la pecorella C. vide in lontananza un recinto più grande e andò a dare una sbirciatina. "Chissà se il pastore di queste pecorelle mi darà il permesso di brucare qualche ora anche qui"
In effetti il pastore A. dopo averla scrutata con un po' di sospetto le disse:
"Ma certo cara pecorella C., puoi venire a brucare qui insieme a noi! La mia erba è più verde, è più saporita e sicuramente io ti tratterò meglio del tuo giovane pastore M.! Però tu devi venire qui subito, saluta presto le tue amiche di là e raggiungici in fretta!"
La pecorella C. rimase incredula e confusa: da una parte era felice di poter brucare per tante ore quella bella erbetta verde e soffice, dall'altra non avrebbe mai voluto lasciare il suo piccolo recinto e le sue amiche con cui belava tutto il tempo in allegria.
Pensò però che forse valeva la pena saltare quel recinto perchè brucare qualche ora in più l'avrebbe fatta stare meglio e poi il pastore A., seppur burbero e un po' strano, le aveva promesso di tenerla per sempre nel suo grande prato.
Decise, da brava pecorella prudente, di studiare la situazione con calma.
Iniziò quindi a brucare al mattino nel recinto grande e al pomeriggio nel recinto piccolo.
Dal primo giorno successe una cosa strana: Il pastore A. iniziò a comandarla e a criticarla, dicendo delle cose che a lei sembravano proprio senza senso.
"Perchè bruchi quel ciuffo d'erba? Non vedi che quell'altro è decisamente meglio? E ora cosa fai? Era meglio quando brucavi il primo ciuffo! Ma come mastichi? Non lo sai che per masticare si deve muovere la bocca così e non cosà?"
Ogni giorno la pecorella si impegnava per brucare meglio che poteva ma quel pastore era sempre scontento. Ben presto la pecorella C. si accorse che le altre pecorelle del recinto grande erano sempre arrabbiate, tenevano le orecchie basse e non belavano mai tra di loro. L'unica voce che si sentiva in tutto il recinto era quella del pastore A., che si arrabbiava con il sole, se c'era il sole, con la pioggia quando pioveva, con l'erba che cresceva ora troppo fitta, ora troppo rada....
La pecorella C. tornava tutti i pomeriggi nel piccolo prato del pastore M.,e più il tempo passava più si rendeva conto che non era importante quale erba si brucasse ma era importante in che modo e con chi la brucavi.
Così una sera andò dal pastore M. e gli disse che se lui l'avesse lasciata brucare qualche ora in più, lei non se ne sarebbe andata dal suo piccolo recinto.
Il pastore ci pensò a lungo ma poi accettò.
La pecorella C. abbandonoò quindi senza rimpianti quella tenera erba verde e le compagne tristi per tornare nel piccolo prato, magari un po' spelacchiato, in cui però si brucava con uno spirito molto diverso!
La pecorella C. sono io che dopo 3 settimane di lavoro nuovo, nonostante le promesse e gli sberluccichi di un contratto perfetto ha deciso di ritrattare con il suo vecchio titolare e, in cambio di qualche ora in più, restare.
Le bambine avranno una mamma felice che vedono un po' meno invece di una mamma presente tutti i pomeriggi ma esaurita e nervosa.
lunedì 27 ottobre 2014
Tra me e te
Tanti anni fa, noi due, una delle nostre lunghe gite in una giornata calda d'estate, rubata allo studio e al lavoro.
Una macchina piccola, riempita delle note dei tuoi cantanti preferiti, troppo nostalgici e pessimisti per i miei gusti.
Uno zaino grande portato fino in cima a quella montagna, uno zaino dal quale sono usciti un fornelletto, gli spiedini, l'olio, il vino e il sale. Tu che cucinavi per me e io incredula ti guardavo per capire se eri matto o speciale.
Tanti racconti di noi che credevamo ormai di conoscerci bene ma non sapevamo quanta parte dei nostri due universi era ancora sconosciuta e quanto tempo ci sarebbe voluto (ci vorrà?) per conoscerla tutta.
Tanti anni dopo la stessa gita, lo stesso gusto nel camminare, ma questa volta seguiti da altri quattro piedini. Una domenica rubata ai pensieri del lavoro, una macchina che adesso è grande e risuona delle canzoni dello Zecchino d'oro.
Due zaini pieni di cose buone per quelle pancine affamate, macchinine da far correre sul prato di quella montagna e piccole felpe.
Il bosco pieno delle domande serie di una bimba grande e dei racconti buffi di una piccola che ora è una fatina, ora una farfalla, ora una principessa che deve alzare un po' il vestito per salire il gradino.
Un segnavia fatto da due cerchi che diventano gli occhietti dell'albero, della pietra, del muretto a secco.
Dieci anni separano una giornata d'estate da quella di inizio autunno.
Tu sei sempre avanti e io ti seguo, ma tra me e te ora camminano le nostre bambine.
Una macchina piccola, riempita delle note dei tuoi cantanti preferiti, troppo nostalgici e pessimisti per i miei gusti.
Uno zaino grande portato fino in cima a quella montagna, uno zaino dal quale sono usciti un fornelletto, gli spiedini, l'olio, il vino e il sale. Tu che cucinavi per me e io incredula ti guardavo per capire se eri matto o speciale.
Tanti racconti di noi che credevamo ormai di conoscerci bene ma non sapevamo quanta parte dei nostri due universi era ancora sconosciuta e quanto tempo ci sarebbe voluto (ci vorrà?) per conoscerla tutta.
Tanti anni dopo la stessa gita, lo stesso gusto nel camminare, ma questa volta seguiti da altri quattro piedini. Una domenica rubata ai pensieri del lavoro, una macchina che adesso è grande e risuona delle canzoni dello Zecchino d'oro.
Due zaini pieni di cose buone per quelle pancine affamate, macchinine da far correre sul prato di quella montagna e piccole felpe.
Il bosco pieno delle domande serie di una bimba grande e dei racconti buffi di una piccola che ora è una fatina, ora una farfalla, ora una principessa che deve alzare un po' il vestito per salire il gradino.
Un segnavia fatto da due cerchi che diventano gli occhietti dell'albero, della pietra, del muretto a secco.
Dieci anni separano una giornata d'estate da quella di inizio autunno.
Tu sei sempre avanti e io ti seguo, ma tra me e te ora camminano le nostre bambine.
domenica 19 ottobre 2014
Inquietanti quesiti esistenziali
"Mamma, ma quando uno va in cielo poi non scende più?"
"Come mai il nonno G. che aveva 78 anni è andato in cielo prima della zia G. che ne aveva 84? E perchè la nonna bis è ancora qui che è la più vecchietta?"
"Ma a me che ho cinque anni quanto manca per andare in cielo?"
"Quando stai in cielo dopo un po' ti annoi, vero?"
"Ma può succedere che anche una mamma muora?"
"E se mentre dormi non ti sbatte più il cuore muori anche tu?"
Dopo le domande sull'origine della vita è giunto il tempo di quelle sulla fine.
Non so cosa sia peggio...
"Come mai il nonno G. che aveva 78 anni è andato in cielo prima della zia G. che ne aveva 84? E perchè la nonna bis è ancora qui che è la più vecchietta?"
"Ma a me che ho cinque anni quanto manca per andare in cielo?"
"Quando stai in cielo dopo un po' ti annoi, vero?"
"Ma può succedere che anche una mamma muora?"
"E se mentre dormi non ti sbatte più il cuore muori anche tu?"
Dopo le domande sull'origine della vita è giunto il tempo di quelle sulla fine.
Non so cosa sia peggio...
lunedì 13 ottobre 2014
I sei mesi più duri della sua vita.
Mi rivedo imbaccuccata, persa in una nebbia fitta, in mezzo ad uno stradone illuminato da qualche lampione e lì, in lontananza tre tubi colorati sopra il tetto.
Quei tre tubi che rappresentavano il concretizzarsi di un desiderio, un sogno nato qualche anno prima, in una poco ospitale aula di università.
Finalmente ero li, stavo per entrare in quell'industria storica, di cui avevo sentito parlare come un luogo meraviglioso, in cui noi genovesi eravamo quasi di casa perchè già alcuni ci avevano preceduto, tornando felici e increduli a raccontarcene le bellezze.
Quel giorno iniziava la mia sfilza di contratti a termine, un continuo susseguirsi di relazioni, amicizie, volti nuovi che piano piano diventavano familiari per poi, sul più bello, perdersi.
E dover ricominciare: l'entusiasmo, la paura, la malinconia per chi si era lasciato alle spalle, la curiosità della nuova avventura, la speranza di trovare finalmente la mia strada, il mio posto.
Tante scelte, cambiamenti, incontri.
Alcune esperienze negative che ora riguardo con gratitudine perchè mi hanno indurita un po' di più permettendomi, ora, di sorridere in situazioni che altrimenti mi avrebbero stesa.
Qualche mese fa l'arrivo in un posto che pensavo, speravo fosse destinato a durare (quasi) per sempre.
E invece.
Stamattina un nuovo inizio, che tanti anni fa sarebbe stato durissimo ma dopo otto anni di facciate diventa leggero come un' alzata di spalle.
Ancora una partenza, tutto da imparare di nuovo, rapporti da costruire da zero.
Tra qualche mese un nuovo addio, altri affetti lasciati dietro, altri ricordi che si aggiungeranno alla mia valigia.
Ripenso a quanta paura avevo camminando su quella striscia di asfalto una mattina di Gennaio.
Ripenso a quanta leggerezza mi ha accompagnata stamattina verso l'ennesima porta da aprire.
Dopo otto anni finalmente quelle due letterine IN- davanti alla parola "determinato", sei lunghissimi mesi di prova e una frase: "si prepari, saranno i sei mesi più duri della sua vita".
No, non credo, qualcuno tanti anni fa le ha tolto questo primato.
E per questo gli sono molto, molto, grata.
Quei tre tubi che rappresentavano il concretizzarsi di un desiderio, un sogno nato qualche anno prima, in una poco ospitale aula di università.
Finalmente ero li, stavo per entrare in quell'industria storica, di cui avevo sentito parlare come un luogo meraviglioso, in cui noi genovesi eravamo quasi di casa perchè già alcuni ci avevano preceduto, tornando felici e increduli a raccontarcene le bellezze.
Quel giorno iniziava la mia sfilza di contratti a termine, un continuo susseguirsi di relazioni, amicizie, volti nuovi che piano piano diventavano familiari per poi, sul più bello, perdersi.
E dover ricominciare: l'entusiasmo, la paura, la malinconia per chi si era lasciato alle spalle, la curiosità della nuova avventura, la speranza di trovare finalmente la mia strada, il mio posto.
Tante scelte, cambiamenti, incontri.
Alcune esperienze negative che ora riguardo con gratitudine perchè mi hanno indurita un po' di più permettendomi, ora, di sorridere in situazioni che altrimenti mi avrebbero stesa.
Qualche mese fa l'arrivo in un posto che pensavo, speravo fosse destinato a durare (quasi) per sempre.
E invece.
Stamattina un nuovo inizio, che tanti anni fa sarebbe stato durissimo ma dopo otto anni di facciate diventa leggero come un' alzata di spalle.
Ancora una partenza, tutto da imparare di nuovo, rapporti da costruire da zero.
Tra qualche mese un nuovo addio, altri affetti lasciati dietro, altri ricordi che si aggiungeranno alla mia valigia.
Ripenso a quanta paura avevo camminando su quella striscia di asfalto una mattina di Gennaio.
Ripenso a quanta leggerezza mi ha accompagnata stamattina verso l'ennesima porta da aprire.
Dopo otto anni finalmente quelle due letterine IN- davanti alla parola "determinato", sei lunghissimi mesi di prova e una frase: "si prepari, saranno i sei mesi più duri della sua vita".
No, non credo, qualcuno tanti anni fa le ha tolto questo primato.
E per questo gli sono molto, molto, grata.
sabato 4 ottobre 2014
Troppa grazia sant' Antonio!
Ero partita per raggranellare qualche ora, senza speranza e senza entusiasmo
Ero andata convinta che ormai quella fosse la mia strada, e mi piaceva
Ormai da due settimane in modalità mezza massaia e mezza farmacista, con troppo tempo libero da riempire stavo cercando di dare un senso a questo destino che da sei mesi a questa parte si prende un po' gioco di me.
Ma dietro l'angolo eccolo li, il terremoto: un lavoro nuovo, strano, anche rivestito di una piccola patina di responsabilità; Un lavoro che però mescola anche il vecchio e un hobby, quello della scrittura, che diventa una carta da giocare subito.
Una proposta da concretizzare, in tempi stretti.
Un colloquio da sostenere, per dire al vecchio capo che...ecco, ehm...si....io me ne andrei....tra tre mesi...anche se ho firmato da una settimana.
Un treno che forse non passerà più e che comunque vale la pena di prendere in corsa.
Una rissa tra capi come se fossi un trofeo da strappare al nemico, ansia e solidarietà, paura e sorrisi di comprensione da parte di questi colleghi che si sono fatti spazio così presto nel mio cuore e che mi costa tanto, tantissimo lasciare....
Per qualche mese lavorerò per il vecchio e per il nuovo, correrò forsennatamente da una parte all'altra della collina che separa i due rivali, di qua con la malinconia per chi lascio e di là con la curiosità e l'ansia del salto nel buio.
Per qualche mese la casa resterà abbandonata a se stessa e la mezza farmacista rimpiangerà un po' la mezza massaia che ha spinto con forza in un cantuccio...
Ero andata convinta che ormai quella fosse la mia strada, e mi piaceva
Ormai da due settimane in modalità mezza massaia e mezza farmacista, con troppo tempo libero da riempire stavo cercando di dare un senso a questo destino che da sei mesi a questa parte si prende un po' gioco di me.
Ma dietro l'angolo eccolo li, il terremoto: un lavoro nuovo, strano, anche rivestito di una piccola patina di responsabilità; Un lavoro che però mescola anche il vecchio e un hobby, quello della scrittura, che diventa una carta da giocare subito.
Una proposta da concretizzare, in tempi stretti.
Un colloquio da sostenere, per dire al vecchio capo che...ecco, ehm...si....io me ne andrei....tra tre mesi...anche se ho firmato da una settimana.
Un treno che forse non passerà più e che comunque vale la pena di prendere in corsa.
Una rissa tra capi come se fossi un trofeo da strappare al nemico, ansia e solidarietà, paura e sorrisi di comprensione da parte di questi colleghi che si sono fatti spazio così presto nel mio cuore e che mi costa tanto, tantissimo lasciare....
Per qualche mese lavorerò per il vecchio e per il nuovo, correrò forsennatamente da una parte all'altra della collina che separa i due rivali, di qua con la malinconia per chi lascio e di là con la curiosità e l'ansia del salto nel buio.
Per qualche mese la casa resterà abbandonata a se stessa e la mezza farmacista rimpiangerà un po' la mezza massaia che ha spinto con forza in un cantuccio...
sabato 27 settembre 2014
Buon settembre e felice anno nuovo!
Settembre si sa, è come un capodanno: si ricomincia, si programma, si fanno tanti buoni propositi.
Ecco allora la mia lista per non smentire la mia vita scandita da progetti, promemoria che fanno trillare senza sosta il mo cellulare, post-it sparsi in cucina da depennare con soddisfazione.
To do list da esaurirsi entro Natale:
1) Trovare casa.
2) Vendere casa.
3) Familiarizzare con il nuovo orario di lavoro solo pomeridiano senza riempirmi le mattine all'inverosimile e ridurmi uno straccio alle due del pomeriggio, realizzando con orrore che devo ancora iniziare a lavorare.
4) Riuscire a gestire due corsi di nuoto separati ma nello stesso orario, sopportare quell'odioso odore di cloro che mi fa salire l'ansia al ricordo della mia pessima esperienza da bambina; portarle, guardarle, lavarle e asciugarle in mezzo ad una trentina di altri piccoli marmocchi urlanti, che le renderanno irriconoscibili poichè dotati presumibilmente degli stessi accappatoi e ciabatte. Di Decathlon.
5) Decidere dove mandare a scuola Marta il prossimo anno. Il prossimo anno?!?!?!?!
5bis) Non farsi venire un attacco di malinconia al pensiero di quanto è grande la mia bbbambina!
6) Ricominciare a sperimentare in cucina, che l'estate mi ha fatto atrofizzare la fantasia...
7) Riuscire a riordinare due anni di filmini
8) Curarmi questa maledetta allergia che mi fa starnutire appena metto piede sul poggiolo
9) Pensare alle prossime vacanze. E a quelle dopo.
10) Smetterla di voler programmare tutto.
Ecco allora la mia lista per non smentire la mia vita scandita da progetti, promemoria che fanno trillare senza sosta il mo cellulare, post-it sparsi in cucina da depennare con soddisfazione.
To do list da esaurirsi entro Natale:
1) Trovare casa.
2) Vendere casa.
3) Familiarizzare con il nuovo orario di lavoro solo pomeridiano senza riempirmi le mattine all'inverosimile e ridurmi uno straccio alle due del pomeriggio, realizzando con orrore che devo ancora iniziare a lavorare.
4) Riuscire a gestire due corsi di nuoto separati ma nello stesso orario, sopportare quell'odioso odore di cloro che mi fa salire l'ansia al ricordo della mia pessima esperienza da bambina; portarle, guardarle, lavarle e asciugarle in mezzo ad una trentina di altri piccoli marmocchi urlanti, che le renderanno irriconoscibili poichè dotati presumibilmente degli stessi accappatoi e ciabatte. Di Decathlon.
5) Decidere dove mandare a scuola Marta il prossimo anno. Il prossimo anno?!?!?!?!
5bis) Non farsi venire un attacco di malinconia al pensiero di quanto è grande la mia bbbambina!
6) Ricominciare a sperimentare in cucina, che l'estate mi ha fatto atrofizzare la fantasia...
7) Riuscire a riordinare due anni di filmini
8) Curarmi questa maledetta allergia che mi fa starnutire appena metto piede sul poggiolo
9) Pensare alle prossime vacanze. E a quelle dopo.
10) Smetterla di voler programmare tutto.
giovedì 18 settembre 2014
Una fratellina
Marta, con tono nostalgico: "Eh, ma io mi dico: come, come facevo quando non c'era Lalli?"
La signora del piano di sopra, sull'ascensore: "Allora il prossimo anno Marta andrà a scuola?"
Marghe: "Si..e io sarò disperata perchè non ci sarà nessuno quando vorrò un abbraccio!"
Le due sorelle, in cameretta da sole: "Sai, quando tu non c'eri io ero tanto triste!
"E perchè Marty?"
"Perchè volevo una fratellina...poi per fortuna sei arrivata tu!"
La signora del piano di sopra, sull'ascensore: "Allora il prossimo anno Marta andrà a scuola?"
Marghe: "Si..e io sarò disperata perchè non ci sarà nessuno quando vorrò un abbraccio!"
Le due sorelle, in cameretta da sole: "Sai, quando tu non c'eri io ero tanto triste!
"E perchè Marty?"
"Perchè volevo una fratellina...poi per fortuna sei arrivata tu!"
domenica 14 settembre 2014
Da quattro anni ho una gatta come figlia
Da quattro anni ho una gatta come figlia e si chiama Margherita.
Da quattro anni si fa coccolare, chiede grattini a tutti e con i suoi occhi teneri strappa bacini a chiunque.
A pochi mesi si accoccolava sulla spalla poco prima della nanna, e più avanti, tra le poche parole che sapeva dire c'era "cooola" per chiedere ancora carezze sulla nuca e pernacchiette sulla pancia; A due anni poteva addormentarsi solo se al suo fianco c' era la maestra M., che le pettinava pazientemente i riccioli facendola rilassare, a tre anni implorava sua sorella di accompagnarla a dormire: "pelò tu dammi le coccole".
Ora mi chiede : "Mamma, posso fare il gatto?" e gira a quattro zampe lentamente per tutta la casa, sfregando la guancia contro le nostre gambe ed emettendo dei perfetti miagolii.
Da quattro anni è arrivata questa piccola di casa che quest'estate si è allungata, si è fatta più seria e finalmente bambina, che chiede e dà affetto a tutti senza tregua, che ci butta le braccia al collo al mattino sorridendo da sotto il lenzuolo e mi saluta alla sera nello stesso modo, stringendomi forte e dicendo : "Mi piaci!".
A quattro anni è vanitosa e decisamente femmina: ama le spose, le principesse, i vestiti che vanno per terra, i veli, i fiocchi, le gonne e il fuschia. Minnie è la sua passione e quando cammina fa svolazzare la gonna così bene qua e là che le manca solo una codina per assomigliarle.
A quattro anni parla al suo cellulare immaginario che trilla incessantemente tutto il giorno, si trucca con trucchi che non esistono e per renderla felice basta darle un po' di burro di cacao.
A quattro anni ho faticato a convincerla che non potevo farle una torta con la sposa sopra e neanche una con Minnie e una sposa.
Solo con Minnie, la sposa te farò tra una quindicina d'anni, eh?
Da quattro anni si fa coccolare, chiede grattini a tutti e con i suoi occhi teneri strappa bacini a chiunque.
A pochi mesi si accoccolava sulla spalla poco prima della nanna, e più avanti, tra le poche parole che sapeva dire c'era "cooola" per chiedere ancora carezze sulla nuca e pernacchiette sulla pancia; A due anni poteva addormentarsi solo se al suo fianco c' era la maestra M., che le pettinava pazientemente i riccioli facendola rilassare, a tre anni implorava sua sorella di accompagnarla a dormire: "pelò tu dammi le coccole".
Ora mi chiede : "Mamma, posso fare il gatto?" e gira a quattro zampe lentamente per tutta la casa, sfregando la guancia contro le nostre gambe ed emettendo dei perfetti miagolii.
Da quattro anni è arrivata questa piccola di casa che quest'estate si è allungata, si è fatta più seria e finalmente bambina, che chiede e dà affetto a tutti senza tregua, che ci butta le braccia al collo al mattino sorridendo da sotto il lenzuolo e mi saluta alla sera nello stesso modo, stringendomi forte e dicendo : "Mi piaci!".
A quattro anni è vanitosa e decisamente femmina: ama le spose, le principesse, i vestiti che vanno per terra, i veli, i fiocchi, le gonne e il fuschia. Minnie è la sua passione e quando cammina fa svolazzare la gonna così bene qua e là che le manca solo una codina per assomigliarle.
A quattro anni parla al suo cellulare immaginario che trilla incessantemente tutto il giorno, si trucca con trucchi che non esistono e per renderla felice basta darle un po' di burro di cacao.
A quattro anni ho faticato a convincerla che non potevo farle una torta con la sposa sopra e neanche una con Minnie e una sposa.
Solo con Minnie, la sposa te farò tra una quindicina d'anni, eh?
martedì 9 settembre 2014
Cari zii Parigini
Cari zii Parigini,
per venire li da voi abbiamo dovuto lasciare a casa i nostri pupazzi preferiti perchè in valigia proprio non ci stavano, abbiamo però portato un bel mazzetto di carte dei puffi che è tornato indietro quasi dimezzato, quindi qualcosa ci dice che da qui a Natale spunteranno puffi da sotto tutti i vostri armadi.
Siamo dovute salire fin sopra le nuvole che facevano sotto di noi un bel prato bianco, abbiamo innaffiato con la nostra pipì il primo, verde, rigoglioso cespuglio francese proprio fuori dall'aereoporto, abbiamo inaugurato il vostro bel divano con agili capriole prima di essere subito sgridate dalla mamma che già si immaginava la vostra casa perfetta devastata irreparabilmente .
Abbiamo guardato con meraviglia la tur iffei illuminata con tanti sberluccichi dalla finestra della sala mentre vi intrattenevamo con i nostri discorsi insensati durante la prima cena in sei.
Abbiamo dormito belle spaparanzate nel lettone matrimoniale e non saremmo volute tornare mai più ai nostri piccoli lettini
Abbiamo addentato il primo vero croissant della nostra vita ma poi abbiamo preferito farcirlo con la marmellata: tutto quel burro non era sufficiente.
Con te zio abbiamo camminato, siamo saliti in alto, abbiamo fatto interminabili code e abbiamo osservato tutti quei pesci morti al mercato, che però mandavano un profumo così buono....ci siamo sfamate a colpi di baguette, abbiamo imparato a memoria il codice del cancello d'ingresso alla tua casa e ora ci è chiaro che se noi abitiamo al piano 6 e i nonni all' 8 tu dovevi per forza abitare al 7.
In tutti i nostri giri abbiamo pensato alla zia che poverina doveva lavorare e non poteva vedere tutte quelle belle cose con noi, poi però abbiamo capito che anche lo zio non se la passava bene: "Prima se l'è sposata e poi non la vede per tutto il giorno!". Che fregatura!
Per fortuna c'è il week end così abbiamo potuto girare indisturbate con lei mano nella mano e riempirle il cervello dei nostri racconti strani, ci ha portate in un negozio pieno di oggetti affascinati come candele a forma di cane e gatti che ballano; in un parco con degli alberi grandi e stranissimi ci ha anche mostrato come è brava a fare la ruota sul prato e dopo aver assaggiato il suo minestrone ora sappiamo che batte la mamma anche in quello!
Ci siamo rotolate sull'erba fresca e pulita del giardino delle Tuileries, ci siamo scatenate a Disneyland, tra principesse romantiche e trenini terrificanti all'invana ricerca di Minnie che con nostra grande delusione non si è palesata. Abbiamo fatto tutti i giochi con mamma e papà e abbiamo finito la gionata guardando i fuochi d' artificio sedute sul tetto della macchina.
Abbiamo rivoluzionato per sei giorni la vostra vita tranquilla e scusate se abbiamo fatto troppo casotto, d'altra parte questi francesi parlavano in un modo incomprensibile e noi non siamo proprio capaci a sussurrare come loro.
Siamo però felici di aver vissuto con voi, anche se il bagno era strano e non c'era il bidet, anche se nella nostra stanza non c'erano giochi, anche se non potevamo correre in corridoio.
Siamo felici perchè adesso, quando guardiamo l'orologio, possiamo immaginare se state dormendo o state mangiando, se siete in cucina o giù in quella panetteria golosissima, se state bevendo una tisana sulla poltrona azzurra o innaffiando un po' i vostri fiori sul balcone.
Siamo felici perchè ora Parigi ci sembra meno lontana...
per venire li da voi abbiamo dovuto lasciare a casa i nostri pupazzi preferiti perchè in valigia proprio non ci stavano, abbiamo però portato un bel mazzetto di carte dei puffi che è tornato indietro quasi dimezzato, quindi qualcosa ci dice che da qui a Natale spunteranno puffi da sotto tutti i vostri armadi.
Siamo dovute salire fin sopra le nuvole che facevano sotto di noi un bel prato bianco, abbiamo innaffiato con la nostra pipì il primo, verde, rigoglioso cespuglio francese proprio fuori dall'aereoporto, abbiamo inaugurato il vostro bel divano con agili capriole prima di essere subito sgridate dalla mamma che già si immaginava la vostra casa perfetta devastata irreparabilmente .
Abbiamo guardato con meraviglia la tur iffei illuminata con tanti sberluccichi dalla finestra della sala mentre vi intrattenevamo con i nostri discorsi insensati durante la prima cena in sei.
Abbiamo dormito belle spaparanzate nel lettone matrimoniale e non saremmo volute tornare mai più ai nostri piccoli lettini
Abbiamo addentato il primo vero croissant della nostra vita ma poi abbiamo preferito farcirlo con la marmellata: tutto quel burro non era sufficiente.
Con te zio abbiamo camminato, siamo saliti in alto, abbiamo fatto interminabili code e abbiamo osservato tutti quei pesci morti al mercato, che però mandavano un profumo così buono....ci siamo sfamate a colpi di baguette, abbiamo imparato a memoria il codice del cancello d'ingresso alla tua casa e ora ci è chiaro che se noi abitiamo al piano 6 e i nonni all' 8 tu dovevi per forza abitare al 7.
In tutti i nostri giri abbiamo pensato alla zia che poverina doveva lavorare e non poteva vedere tutte quelle belle cose con noi, poi però abbiamo capito che anche lo zio non se la passava bene: "Prima se l'è sposata e poi non la vede per tutto il giorno!". Che fregatura!
Per fortuna c'è il week end così abbiamo potuto girare indisturbate con lei mano nella mano e riempirle il cervello dei nostri racconti strani, ci ha portate in un negozio pieno di oggetti affascinati come candele a forma di cane e gatti che ballano; in un parco con degli alberi grandi e stranissimi ci ha anche mostrato come è brava a fare la ruota sul prato e dopo aver assaggiato il suo minestrone ora sappiamo che batte la mamma anche in quello!
Ci siamo rotolate sull'erba fresca e pulita del giardino delle Tuileries, ci siamo scatenate a Disneyland, tra principesse romantiche e trenini terrificanti all'invana ricerca di Minnie che con nostra grande delusione non si è palesata. Abbiamo fatto tutti i giochi con mamma e papà e abbiamo finito la gionata guardando i fuochi d' artificio sedute sul tetto della macchina.
Abbiamo rivoluzionato per sei giorni la vostra vita tranquilla e scusate se abbiamo fatto troppo casotto, d'altra parte questi francesi parlavano in un modo incomprensibile e noi non siamo proprio capaci a sussurrare come loro.
Siamo però felici di aver vissuto con voi, anche se il bagno era strano e non c'era il bidet, anche se nella nostra stanza non c'erano giochi, anche se non potevamo correre in corridoio.
Siamo felici perchè adesso, quando guardiamo l'orologio, possiamo immaginare se state dormendo o state mangiando, se siete in cucina o giù in quella panetteria golosissima, se state bevendo una tisana sulla poltrona azzurra o innaffiando un po' i vostri fiori sul balcone.
Siamo felici perchè ora Parigi ci sembra meno lontana...
lunedì 1 settembre 2014
Grazie bimbe
Ripenso ai nostri divertenti, deliranti, tranquilli 10 giorni da sole noi tre e mi rendo conto di quanto siete grandi adesso.
In tutto quel tempo non mi avete fatta arrabbiare seriamente neanche una volta, avete giocato per ore in pochi metri quadri di casa, avete fatto trottare quelle vostre gambette in maniera incredibile, senza mai lamentarvi, avete ammirato i cavalli, mi avete aiutata a portare la spesa, ognuna con qualcosa nel proprio zainetto.
Avete risposto "ma certo mammina!" alle mie richieste d'aiuto, siete state pazienti con i vostri nuovi amici, tutti maschi e più piccoli di voi, avete mangiato per quattro e vi siete fatte viziare con qualche caramella di troppo.
Vi ho portate a fare una gita lunghissima con tanto di nic-nic sul prato, ho tentato invano di giocare con voi a ping pong e quasi ogni sera siamo riuscite a leggere una storia vicinevicine sul divano.
Ci siamo consumate di bacini e ridevamo dicendoci "uh! Mi scappa un abbraccio!", il vostro pensiero era fisso a papino che, poverino, lavorava e non poteva vedervi!
Abbiamo contato...tutto: i giorni, le ore, le borse sul computer di barbie; vi siete riposate "leggendo" da sole i Topolini sdraiate in pose da diva sul divano; mi avete aiutata a fare una torta per la più grande della schiera dei cugini; avete ricevuto telefonate immaginarie dal nonno che evidentemente non aveva altro da fare che stare al cellulare con voi.
Domani finalmente si parte per andare a trovare gli zii Parigini.
Immagino i vostri occhi spalancati alla vista dell'aereo, lo stupore per una città piena di cose nuove, la confusione che porterete in quella casa silenziosa e ordinata, la gioia allo sfiorare la mano di Minnie gigante proprio il giorno in cui, qualche km più in là, i vostri compagni inizieranno l'asilo.
Questa volta ve la meritate davvero questa vacanza.
In tutto quel tempo non mi avete fatta arrabbiare seriamente neanche una volta, avete giocato per ore in pochi metri quadri di casa, avete fatto trottare quelle vostre gambette in maniera incredibile, senza mai lamentarvi, avete ammirato i cavalli, mi avete aiutata a portare la spesa, ognuna con qualcosa nel proprio zainetto.
Avete risposto "ma certo mammina!" alle mie richieste d'aiuto, siete state pazienti con i vostri nuovi amici, tutti maschi e più piccoli di voi, avete mangiato per quattro e vi siete fatte viziare con qualche caramella di troppo.
Vi ho portate a fare una gita lunghissima con tanto di nic-nic sul prato, ho tentato invano di giocare con voi a ping pong e quasi ogni sera siamo riuscite a leggere una storia vicinevicine sul divano.
Ci siamo consumate di bacini e ridevamo dicendoci "uh! Mi scappa un abbraccio!", il vostro pensiero era fisso a papino che, poverino, lavorava e non poteva vedervi!
Abbiamo contato...tutto: i giorni, le ore, le borse sul computer di barbie; vi siete riposate "leggendo" da sole i Topolini sdraiate in pose da diva sul divano; mi avete aiutata a fare una torta per la più grande della schiera dei cugini; avete ricevuto telefonate immaginarie dal nonno che evidentemente non aveva altro da fare che stare al cellulare con voi.
Domani finalmente si parte per andare a trovare gli zii Parigini.
Immagino i vostri occhi spalancati alla vista dell'aereo, lo stupore per una città piena di cose nuove, la confusione che porterete in quella casa silenziosa e ordinata, la gioia allo sfiorare la mano di Minnie gigante proprio il giorno in cui, qualche km più in là, i vostri compagni inizieranno l'asilo.
Questa volta ve la meritate davvero questa vacanza.
giovedì 28 agosto 2014
Contrappasso
Dopo quasi tre settimane di pacchia, senza orari, senza impegni, senza programmi ma vissute all' insegna della totale improvvisazione il minimo che potevo meritare era una settimana da sola con la -logorroica-prole.
Gli unici scambi di discorsi dotati di un certo filo logico avvengono al supermercato, dal panettiere, al telefono durante le brevi telefonate con i nonni o il legittimo padre.
Per il resto va così:
"Quanti giorni mancano all' arrivo di papà?"
"Quanti giorni mancano alla partenza per Parigi?"
"Quanti giorni mancano al compleanno di Lalli?"
"Ma dopo 1199 c' è 1200?"
"Tu sai contare fino a 1199?"
"Sono le 11.30...praticamente sono quasi le due,vero?"
"Ma quando si compra una macchina la si mette in un sacchetto gigante?"
"Hai visto? É passata una jeep, che si può anche chiamare fuoristrada..ma io dico solo fuori così faccio prima!"
"E noi quando compriamo un fuoristrada? E una moto? E come mai domenica siamo andati fuori strada se non abbiamo un fuoristrada?"
"Hai visto, sono le 8 dobbiamo guardare le previsioni del tempo!"
"Mamma le previsioni!"
"La nonna non si dimenticava mai di guardare le previsioni!"
"Visto che abbiamo già pranzato possiamo dire che mancano più 3 giorni all' arrivo di papà e non 4? Facciamo 3 e mezzo, dai"
"Non mi ricordo più quanti giorni mancano all' arrivo di papà!"
Gli unici scambi di discorsi dotati di un certo filo logico avvengono al supermercato, dal panettiere, al telefono durante le brevi telefonate con i nonni o il legittimo padre.
Per il resto va così:
"Quanti giorni mancano all' arrivo di papà?"
"Quanti giorni mancano alla partenza per Parigi?"
"Quanti giorni mancano al compleanno di Lalli?"
"Ma dopo 1199 c' è 1200?"
"Tu sai contare fino a 1199?"
"Sono le 11.30...praticamente sono quasi le due,vero?"
"Ma quando si compra una macchina la si mette in un sacchetto gigante?"
"Hai visto? É passata una jeep, che si può anche chiamare fuoristrada..ma io dico solo fuori così faccio prima!"
"E noi quando compriamo un fuoristrada? E una moto? E come mai domenica siamo andati fuori strada se non abbiamo un fuoristrada?"
"Hai visto, sono le 8 dobbiamo guardare le previsioni del tempo!"
"Mamma le previsioni!"
"La nonna non si dimenticava mai di guardare le previsioni!"
"Visto che abbiamo già pranzato possiamo dire che mancano più 3 giorni all' arrivo di papà e non 4? Facciamo 3 e mezzo, dai"
"Non mi ricordo più quanti giorni mancano all' arrivo di papà!"
venerdì 22 agosto 2014
Però...
...e si, è bello fermarsi qualche volta a riprendere fiato.
Però...
Però questa casa non è più casa senza le loro vocine, senza le chiacchiere incessanti, senza i bisbigli da dentro le coperte.
Sembra tutto vuoto senza nessuno che ti cammina per le gambe, che ti fa inciampare, che ti chiama, che silenziosamente combina qualche cosa di monello e richiede un controllo istantaneo.
C'è troppo silenzio senza le loro canzoncine sconclusionate, senza la sua nuova mania di contare fino a 100, senza la vocina di una piccola a cui la lingua non si scarica mai.
Mi mancano gli abbracci, i risvegli pieni di bacini, le loro pancine al vento e le gambette da stambecco, le loro piccole cose da piegare e stirare, un profilo belicato e un sorriso da furbetta.
Mi manca andare a spiarle mentre dormono e controllare che nel frattempo non si siano aggrovigliate, aggiustare qualche maglietta infilata al rovescio, pettinare qualche capello ribelle.
La vita è troppo seria senza nessun minestrone finto da gustare, senza neanche un episodio di Peppa da rivedere, senza domande strampalate a cui rispondere, senza aiutanti in cucina, senza schizzi d'acqua da domare, ciabatte da ri-mettere ai piedi giusti, culetti nudi da inseguire...e, duro da ammettere...senza capricci da sopportare.
Però...
Però questa casa non è più casa senza le loro vocine, senza le chiacchiere incessanti, senza i bisbigli da dentro le coperte.
Sembra tutto vuoto senza nessuno che ti cammina per le gambe, che ti fa inciampare, che ti chiama, che silenziosamente combina qualche cosa di monello e richiede un controllo istantaneo.
C'è troppo silenzio senza le loro canzoncine sconclusionate, senza la sua nuova mania di contare fino a 100, senza la vocina di una piccola a cui la lingua non si scarica mai.
Mi mancano gli abbracci, i risvegli pieni di bacini, le loro pancine al vento e le gambette da stambecco, le loro piccole cose da piegare e stirare, un profilo belicato e un sorriso da furbetta.
Mi manca andare a spiarle mentre dormono e controllare che nel frattempo non si siano aggrovigliate, aggiustare qualche maglietta infilata al rovescio, pettinare qualche capello ribelle.
La vita è troppo seria senza nessun minestrone finto da gustare, senza neanche un episodio di Peppa da rivedere, senza domande strampalate a cui rispondere, senza aiutanti in cucina, senza schizzi d'acqua da domare, ciabatte da ri-mettere ai piedi giusti, culetti nudi da inseguire...e, duro da ammettere...senza capricci da sopportare.
lunedì 18 agosto 2014
Cose che si dimenticano
Quando, dopo cinque anni e qualche mese, improvvisamente ti ritrovi ad essere una mamma part-time -anzi part-week visto che raggiungi le creature nel week end- scopri una vita che credevi di non aver mai vissuto, un capitolo dimenticato, una porta ormai chiusa per sempre....
Avevi dimenticato quante cose si possono fare in casa in un solo pomeriggio in cui il sacro fuoco della massaia perfetta si impossessa di te
Avevi dimenticato quanto è bello aprire il frigo e improvvisare una cena con quello che c'è dentro senza dover programmare menù equilibrati/sani/gustosi e varii per tutta la settimana
Non credevi di poter ritornare indietro di 15 anni quando passavi i tuoi pomeriggi d'estate al mare sotto il sole rovente a leggere un libro e rinfrescarti di tanto in tanto nell'acqua bassa
Non immaginavi di addormentarti completamente incurante dei rumori intorno a te a bordo di una piscina
Non ti ricordavi quanto erano tranquilli i pasti prima, quanto è rilassante mangiare ad una velocità normale, senza alzarsi mille volte, senza doversi far spuntare braccia aggiuntive per soddisfare le innumerevoli richieste di due marmocchie a tavola
Avevi dimenticato quanto silenzio ci può essere in una casa
Avevi dimenticato quanto è bello non fare programmi ma decidere di se stessi e della propria giornata solo sporgendosi un po' dalla finestra per controllare se il sole c'è ancora
Avevi dimenticato tante cose...e si, è bello fermarsi qualche volta a riprendere fiato.
Avevi dimenticato quante cose si possono fare in casa in un solo pomeriggio in cui il sacro fuoco della massaia perfetta si impossessa di te
Avevi dimenticato quanto è bello aprire il frigo e improvvisare una cena con quello che c'è dentro senza dover programmare menù equilibrati/sani/gustosi e varii per tutta la settimana
Non credevi di poter ritornare indietro di 15 anni quando passavi i tuoi pomeriggi d'estate al mare sotto il sole rovente a leggere un libro e rinfrescarti di tanto in tanto nell'acqua bassa
Non immaginavi di addormentarti completamente incurante dei rumori intorno a te a bordo di una piscina
Non ti ricordavi quanto erano tranquilli i pasti prima, quanto è rilassante mangiare ad una velocità normale, senza alzarsi mille volte, senza doversi far spuntare braccia aggiuntive per soddisfare le innumerevoli richieste di due marmocchie a tavola
Avevi dimenticato quanto silenzio ci può essere in una casa
Avevi dimenticato quanto è bello non fare programmi ma decidere di se stessi e della propria giornata solo sporgendosi un po' dalla finestra per controllare se il sole c'è ancora
Avevi dimenticato tante cose...e si, è bello fermarsi qualche volta a riprendere fiato.
venerdì 8 agosto 2014
Onora il padre e la madre
"Bimbe, cosa ne dite, chiamiamo papà al lavoro?"
"Si dai così gli chiediamo cosa fa!"
"Pronto? Ciao! Si siamo qui che aspettiamo l'autobus per andare in centro! E tu cosa fai? ....Devi ancora mangiare? Ma sono le due e mezza!!!"
Marghe: "Noi stiamo già andando con l'altobus e lui deve ancora mangiare! Papà dorme, eh!"
Bimbe e mamma in macchina, venerdi mattina, giornata di spesa. In un punto della via, dove la strada si restringe, la mamma rallenta per l' arrivo di un autobus dalla parte opposta.
L'autista della macchina dietro non gradisce e suona.
Marghe: "Mamma, come mai ti hanno fatto pè pè?"
Marta: "Ma lo sai che la mamma guida male!"
"Si dai così gli chiediamo cosa fa!"
"Pronto? Ciao! Si siamo qui che aspettiamo l'autobus per andare in centro! E tu cosa fai? ....Devi ancora mangiare? Ma sono le due e mezza!!!"
Marghe: "Noi stiamo già andando con l'altobus e lui deve ancora mangiare! Papà dorme, eh!"
Bimbe e mamma in macchina, venerdi mattina, giornata di spesa. In un punto della via, dove la strada si restringe, la mamma rallenta per l' arrivo di un autobus dalla parte opposta.
L'autista della macchina dietro non gradisce e suona.
Marghe: "Mamma, come mai ti hanno fatto pè pè?"
Marta: "Ma lo sai che la mamma guida male!"
sabato 2 agosto 2014
Edipo mi fa un baffo!
"Mamma, voglio darti un bacino in bocca!"
"Ma Marghe i bacini in bocca se li danno solo gli innamorati"
"E babè, io sono amorata di te!"
Edipo....tiè!
"Ma Marghe i bacini in bocca se li danno solo gli innamorati"
"E babè, io sono amorata di te!"
Edipo....tiè!
martedì 29 luglio 2014
Granita al caffè
Tra i ricordi più teneri che ho c'è una foto fatta sul tuo balcone, dove io e I., cugina inseparabile, stavamo sedute sulle panchette che tu usavi per appoggiare i vasi di fiori.
Se ti penso, penso alla tua granita al caffè, che mai ne mangeremo di così buona anche perchè quella...era fatta da te. La granita e i wafer pucciati dentro, che tu chiamavi frùfrù ed erano piccoli e proprio giusti da mangiare uno dopo l'altro.
Penso alla tua casa grande e misteriosa, al tuo terrazzo pieno di piante, ai gelati tanto desiderati dentro un frigo dentro una dispensa dentro una cucina: una matrioska così affascinante per noi piccoline!
Mi macheranno le tue telefonate per ogni ricorrenza: anche se negli ultimi anni le date si moltiplicavano tu non ne perdevi nenche una e, ovunque fossimo, venivamo raggiunti dalla tua voce allegra.
Non potrò mai scordare il tuo numero di telefono, così armoniosamente matematico, proprio per te che avevi dato tutto il tuo amore alla matematica, rifutando forse qualche spasimante troppo opprimente. Eri rimasta libera e indipendente, emancipata e felice.
Negli ultimi anni eri sempre tu, con il sorriso e l'allegria di sempre, solo un po' velata dai primi acciacchi, tu che ti commuovevi alla festa per i tuoi 80 anni, tu che ti divertivi a punzecchiare tua sorella fino a farla arrabbiare davvero...e poi ci strizzavi l'occhio ridendo con la lingua tra i denti: anche questa volta eri riuscita a farle un dispetto, da vera sorella minore!
Eri tu che guardavi con tenerezza le bimbe e non ti sembrava vero di poter ricominciare a ricoprire di regali qualcuno...eri tu anche qualche giorno fa, quando sorridevi nonostante tutto, al cinguettio di un uccellino fuori dalla finestra, quando ci stringevi con forza la mano, quando mi hai detto con fiducia che quando saresti uscita volevi da me una torta piccola piccola.
"Alla sera della vita saremo giudicati per l'amore".
Tu hai voluto bene a tutti noi. Sono certa che ora sei felice, zia.
Se ti penso, penso alla tua granita al caffè, che mai ne mangeremo di così buona anche perchè quella...era fatta da te. La granita e i wafer pucciati dentro, che tu chiamavi frùfrù ed erano piccoli e proprio giusti da mangiare uno dopo l'altro.
Penso alla tua casa grande e misteriosa, al tuo terrazzo pieno di piante, ai gelati tanto desiderati dentro un frigo dentro una dispensa dentro una cucina: una matrioska così affascinante per noi piccoline!
Mi macheranno le tue telefonate per ogni ricorrenza: anche se negli ultimi anni le date si moltiplicavano tu non ne perdevi nenche una e, ovunque fossimo, venivamo raggiunti dalla tua voce allegra.
Non potrò mai scordare il tuo numero di telefono, così armoniosamente matematico, proprio per te che avevi dato tutto il tuo amore alla matematica, rifutando forse qualche spasimante troppo opprimente. Eri rimasta libera e indipendente, emancipata e felice.
Negli ultimi anni eri sempre tu, con il sorriso e l'allegria di sempre, solo un po' velata dai primi acciacchi, tu che ti commuovevi alla festa per i tuoi 80 anni, tu che ti divertivi a punzecchiare tua sorella fino a farla arrabbiare davvero...e poi ci strizzavi l'occhio ridendo con la lingua tra i denti: anche questa volta eri riuscita a farle un dispetto, da vera sorella minore!
Eri tu che guardavi con tenerezza le bimbe e non ti sembrava vero di poter ricominciare a ricoprire di regali qualcuno...eri tu anche qualche giorno fa, quando sorridevi nonostante tutto, al cinguettio di un uccellino fuori dalla finestra, quando ci stringevi con forza la mano, quando mi hai detto con fiducia che quando saresti uscita volevi da me una torta piccola piccola.
"Alla sera della vita saremo giudicati per l'amore".
Tu hai voluto bene a tutti noi. Sono certa che ora sei felice, zia.
sabato 26 luglio 2014
Blog-compleanno
Caro blog,
sono passati ormai tre anni da quel timido primo tentativo di mettere insieme un post.
Sono passati tre anni e non ti ho mai festeggiato.
Ripenso alle prime volte, quando scrivevo durante la nanna pomeridiana delle bimbe e l'estate mi offriva i primi spunti; oppure quando cercavo di radunare i pensieri mentre camminavo verso l'università per poi scrivre tutto di getto appena il laboratorio mi concedeva una pausa; Ripenso ai momenti di sfogo, alla scrittura terapeutica, alla commozione con cui ho riletto qualche post passato, all'incredulità di aver dimenticato certi episodi, al sollievo nel pensare che per fortuna di tante cose ne è rimasta traccia.
Ripenso a qualche amicizia virtuale che ho stretto grazie a te, alla timidezza con cui ho fatto "outing" tra amici e parenti...ancora molto pochi in verità, per sentirmi libera di scrivere quello che voglio.
Ti ringrazio caro blog perchè spero che le mie piccoline possano un giorno leggere quanto erano buffe e quanto è stata complicata, divertente e piena la vita grazie a loro.
Buon compleanno, dunque.
E 100 di questi post!
sono passati ormai tre anni da quel timido primo tentativo di mettere insieme un post.
Sono passati tre anni e non ti ho mai festeggiato.
Ripenso alle prime volte, quando scrivevo durante la nanna pomeridiana delle bimbe e l'estate mi offriva i primi spunti; oppure quando cercavo di radunare i pensieri mentre camminavo verso l'università per poi scrivre tutto di getto appena il laboratorio mi concedeva una pausa; Ripenso ai momenti di sfogo, alla scrittura terapeutica, alla commozione con cui ho riletto qualche post passato, all'incredulità di aver dimenticato certi episodi, al sollievo nel pensare che per fortuna di tante cose ne è rimasta traccia.
Ripenso a qualche amicizia virtuale che ho stretto grazie a te, alla timidezza con cui ho fatto "outing" tra amici e parenti...ancora molto pochi in verità, per sentirmi libera di scrivere quello che voglio.
Ti ringrazio caro blog perchè spero che le mie piccoline possano un giorno leggere quanto erano buffe e quanto è stata complicata, divertente e piena la vita grazie a loro.
Buon compleanno, dunque.
E 100 di questi post!
venerdì 18 luglio 2014
Barbie petulante e fastidiosa
Tarda mattina, Marta gioca tranquilla in cameretta con il computer di Barbie, portato da Babbo Natale. Tra i vari giochi inizia ad incaponirsi su "scrivi la parola": sul display appare una parola e lei dovrebbe riscriverla correttamente dopo.
Barbie: "Scrivi la parola: ACQUA"
Marta: "GBFRTI"
Barbie: "Oh oh! Riprova! Scrivi la parola: ACQUA!"
" HGATEL"
"Oh oh! Coraggio! Scrivi la parola: ACQUA!"
" APYLN"
"Oh oh! Riprova! Scrivi la parola: ACQUA!"
Marta, iniziando a dare segni d'irritazione: "FRATB"
Barbie: "Oh oh! Ripr.."
Marta, chiudendo con rabbia il computer urla: "Ma io non so scrivere, sciocca! Ho cinque anni!!!"
Barbie: "Scrivi la parola: ACQUA"
Marta: "GBFRTI"
Barbie: "Oh oh! Riprova! Scrivi la parola: ACQUA!"
" HGATEL"
"Oh oh! Coraggio! Scrivi la parola: ACQUA!"
" APYLN"
"Oh oh! Riprova! Scrivi la parola: ACQUA!"
Marta, iniziando a dare segni d'irritazione: "FRATB"
Barbie: "Oh oh! Ripr.."
Marta, chiudendo con rabbia il computer urla: "Ma io non so scrivere, sciocca! Ho cinque anni!!!"
martedì 15 luglio 2014
Ricordi estivi: Il gioco dell' oca
Ogni volta che andiamo al mare e stendiamo l'asciugamano sulla spiaggia ripenso ad un telo che avevamo preso da piccoli con la raccolta dei punti del latte: C'era sopra un enorme gioco dell'oca e sono certa che centinaia di mamme ne abbiano benedetto l'inventore.
Anche la mia.
Ci ritovammo infatti un'estate a trascorrere due fantastiche settimane in un albergo al mare che aveva la spiaggia privata.
Ricordo confusamente l'orgoglio di dormire in una stanza tutta elegante ed essere servita dai camerieri, la vaschetta dei ghiaccetti al centro del nostro tavolo e mio fratello che non faceva altro che chiederne ancora, ricordo sopratutto il rito del gioco dell'oca quotidiano, tutti i pomeriggi dopo pranzo, per far si che stessimo sotto l'ombrellone evitando le ore più calde e il rischio di fare il bagno prima del dovuto...
Quel telo è diventato il ricordo di quell'estate, un passatempo semplice, un allenamento allo stare insieme, al vincere o perdere guidati solo dalla fortuna, il simbolo dell'arte di arrangiarsi, anche in vacanza, dell' educazione alla pazienza e alla noia, della capacità di aspettare il momento del bagno in mare, vissuto come una vera conquista.
Questo post partecipa al blogstorming
Anche la mia.
Ci ritovammo infatti un'estate a trascorrere due fantastiche settimane in un albergo al mare che aveva la spiaggia privata.
Ricordo confusamente l'orgoglio di dormire in una stanza tutta elegante ed essere servita dai camerieri, la vaschetta dei ghiaccetti al centro del nostro tavolo e mio fratello che non faceva altro che chiederne ancora, ricordo sopratutto il rito del gioco dell'oca quotidiano, tutti i pomeriggi dopo pranzo, per far si che stessimo sotto l'ombrellone evitando le ore più calde e il rischio di fare il bagno prima del dovuto...
Quel telo è diventato il ricordo di quell'estate, un passatempo semplice, un allenamento allo stare insieme, al vincere o perdere guidati solo dalla fortuna, il simbolo dell'arte di arrangiarsi, anche in vacanza, dell' educazione alla pazienza e alla noia, della capacità di aspettare il momento del bagno in mare, vissuto come una vera conquista.
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venerdì 11 luglio 2014
Amiche di pancia
C'erano una volta due quasi mamme: una che aveva aspettato per quindici lunghissimi anni l'arrivo del suo fagottino e l'altra che lo aveva ricevuto dopo poco più di un mese di matrimonio.
Si incontrarono un pomeriggio d'inverno salendo su un ascensore e subito si sorrisero, capendo che in quello spazio non erano in due ma in quattro. E tutte donne.
La seconda volta che si videro la pancia di una era sempre piena mentre l'altra si era trasformata in una carrozzella da cui spuntavano due occhioni e delle manine sottili.
Si sorrisero di nuovo e questa volta si scambiarono anche il numero di telefono con la promessa di qualche passeggiata futura.
Due mesi dopo anche la piccola C. era bella comoda nel suo passeggino e le due neomamme erano pronte a scambiarsi consigli e paure sedute su una panchina verde in quei giardini dove entrambe avevano trascorso lunghi pomeriggi di gioco durante l'infanzia.
Le bimbe crebbero e le mamme ci presero gusto alla reciproca compagnia. Con la scusa delle figlie gli appuntamenti divennero più numerosi e, per quella magia che capita solo tra certe persone, riuscirono con naturalezza ad aprirsi il cuore e a rendere più profonda quella amicizia.
Per una magnifica coincidenza le bimbe andavano d'accordo come le mamme e C. accettò di buon grado anche la nuova arrivata M., sorellina della sua amica.
Così succede che, in un pomeriggio d'estate, le due mamme portino a passeggiare le tre "ragazze" che si rincorrono e ridono per tutta la salita.
Così succede che, sotto un portico di una chiesa dalla vista mozzafiato, le due amiche del cuore fanno una foto alle loro mamme, abbracciate e felici come adolescenti in gita.
Si incontrarono un pomeriggio d'inverno salendo su un ascensore e subito si sorrisero, capendo che in quello spazio non erano in due ma in quattro. E tutte donne.
La seconda volta che si videro la pancia di una era sempre piena mentre l'altra si era trasformata in una carrozzella da cui spuntavano due occhioni e delle manine sottili.
Si sorrisero di nuovo e questa volta si scambiarono anche il numero di telefono con la promessa di qualche passeggiata futura.
Due mesi dopo anche la piccola C. era bella comoda nel suo passeggino e le due neomamme erano pronte a scambiarsi consigli e paure sedute su una panchina verde in quei giardini dove entrambe avevano trascorso lunghi pomeriggi di gioco durante l'infanzia.
Le bimbe crebbero e le mamme ci presero gusto alla reciproca compagnia. Con la scusa delle figlie gli appuntamenti divennero più numerosi e, per quella magia che capita solo tra certe persone, riuscirono con naturalezza ad aprirsi il cuore e a rendere più profonda quella amicizia.
Per una magnifica coincidenza le bimbe andavano d'accordo come le mamme e C. accettò di buon grado anche la nuova arrivata M., sorellina della sua amica.
Così succede che, in un pomeriggio d'estate, le due mamme portino a passeggiare le tre "ragazze" che si rincorrono e ridono per tutta la salita.
Così succede che, sotto un portico di una chiesa dalla vista mozzafiato, le due amiche del cuore fanno una foto alle loro mamme, abbracciate e felici come adolescenti in gita.
lunedì 7 luglio 2014
Caro asilo
Caro asilo, che ti chiami come una nostra amica o come il sole quando si sbeglia, che te ne stai abbarbicato lassù e ogni mattina ci fai litigare perchè una vorrebbe salire le scale mentre l'altra vorrebbe fare la strada lunga, che hai dei fiorellini di gommapiuma attaccati al cancello, troppo belicati per il vento che c'è qui e quindi tutti rovinati..
Caro asilo, abbiamo visto passare nelle tue classi troppe supplenti: non facevamo in tempo ad affezionarci ad una che già ce la cambiavano e noi non ci capivamo un bel niente
Caro asilo che ci hai fatto fare una cosa nuova e bella che si chiama philosophy for children, che vorrebbe dire mettersi a pensare tutti in cerchio e poi parlare. Uno per volta però..che anche la maestra S. -per quanto anarchica e comunista- ha dato delle regole.
Caro asilo che hai delle bidelle, ops ausiliarie con le braccia grandi per abbracciare i bambini, con il sorriso sempre pronto, con una pazienza infinita... e non solo con noi piccini!
Caro asilo che ci hai messo in classe bambini monellissimi, bambini timidi, bambini che vogliono fare i calciatori e ci hanno insegnato i canti delle due squadre della città, bambini che all'inizio parlavano una lingua strana e dopo qualche giorno hanno imparato l'italiano, bambine che sono diventate le nostre amiche del cuore, altre che in pochi mesi si sono trasformate in smorfiosette e noi non vogliamo nemmica essere come loro.
Caro asilo che a Natale ci hai fatto diventare tante piccole renne e ci hai fatto cantare la storia di Rudolph, che ci hai stroncato con una gita nell'unica settimana di caldo tropicale di questa estate strana, così che persino le maestre si sono fatte i gavettoni e noi non potevamo credere ai nostri occhi.
Caro asilo che ci hai fatte crescere, che ci hai fatte sudare, ci hai fatte correre e fare le capriole, che ci hai insegnato l'inglese guardando il cartone di Aladin, che sei stato riempito dalle lacrime di una di noi ogni mattina.
Caro asilo, adesso siamo stanche e poi dobbiamo stare con il nonno che sennò non sa cosa fare.
Caro asilo fino a settembre non ci vediamo più. E non piangere se non ci vedi arrivare subito: noi saremo dai nostri zii a Parigi, quando torniamo ti saluteremo dicendo bonjour.
Caro asilo, abbiamo visto passare nelle tue classi troppe supplenti: non facevamo in tempo ad affezionarci ad una che già ce la cambiavano e noi non ci capivamo un bel niente
Caro asilo che ci hai fatto fare una cosa nuova e bella che si chiama philosophy for children, che vorrebbe dire mettersi a pensare tutti in cerchio e poi parlare. Uno per volta però..che anche la maestra S. -per quanto anarchica e comunista- ha dato delle regole.
Caro asilo che hai delle bidelle, ops ausiliarie con le braccia grandi per abbracciare i bambini, con il sorriso sempre pronto, con una pazienza infinita... e non solo con noi piccini!
Caro asilo che ci hai messo in classe bambini monellissimi, bambini timidi, bambini che vogliono fare i calciatori e ci hanno insegnato i canti delle due squadre della città, bambini che all'inizio parlavano una lingua strana e dopo qualche giorno hanno imparato l'italiano, bambine che sono diventate le nostre amiche del cuore, altre che in pochi mesi si sono trasformate in smorfiosette e noi non vogliamo nemmica essere come loro.
Caro asilo che a Natale ci hai fatto diventare tante piccole renne e ci hai fatto cantare la storia di Rudolph, che ci hai stroncato con una gita nell'unica settimana di caldo tropicale di questa estate strana, così che persino le maestre si sono fatte i gavettoni e noi non potevamo credere ai nostri occhi.
Caro asilo che ci hai fatte crescere, che ci hai fatte sudare, ci hai fatte correre e fare le capriole, che ci hai insegnato l'inglese guardando il cartone di Aladin, che sei stato riempito dalle lacrime di una di noi ogni mattina.
Caro asilo, adesso siamo stanche e poi dobbiamo stare con il nonno che sennò non sa cosa fare.
Caro asilo fino a settembre non ci vediamo più. E non piangere se non ci vedi arrivare subito: noi saremo dai nostri zii a Parigi, quando torniamo ti saluteremo dicendo bonjour.
lunedì 30 giugno 2014
La sua Martina
Già da quando aveva due anni esprimeva il suo amore fraterno per lei in maniera a tratti dolce: "Matta dommi cicino a me" (Marta dormi vicino a me) o più perentoria: "Dammi le coccole".
Questo affetto è cresciuto con loro e adesso, quando corrono insieme per strada, lei si trova smarrita se la sua sorellona agile e veloce scappa avanti senza aspettarla: "Dov'è Marta? Perchè non si ferma? E io come faccio senza la mia Martina?"
Ieri pomeriggio abbiamo sfiorato una tragedia dicendole che l'anno prossimo a quest'ora per Marta finirà l'avventura della scuola materna mentre lei dovrà affrontare da sola l'ultimo anno: "Quando Marta andrà alla scuola elementare io non voglio stare all'asilo da sola: piangerò tutto il giorno!"
E nelle mattine di festa: "Marta non alzarti ancora, voglio stare nel lettino con te!".
Sarà che non é mai stata da sola, che questa sorella grande é sempre stata una brava mammina per lei fin da quando, piccolissima, le passava i pezzettini di frittata nel piatto e le puliva la bocca con il bavaglino...
Sarà che gli opposti si attraggono e loro più diverse di come sono non potevano uscire...ma la sua Martina sta diventando sempre più un punto di riferimento, una nave scuola che lei segue, gioiosa e rumorosa con cieca fiducia e totale abbandono!
Questo affetto è cresciuto con loro e adesso, quando corrono insieme per strada, lei si trova smarrita se la sua sorellona agile e veloce scappa avanti senza aspettarla: "Dov'è Marta? Perchè non si ferma? E io come faccio senza la mia Martina?"
Ieri pomeriggio abbiamo sfiorato una tragedia dicendole che l'anno prossimo a quest'ora per Marta finirà l'avventura della scuola materna mentre lei dovrà affrontare da sola l'ultimo anno: "Quando Marta andrà alla scuola elementare io non voglio stare all'asilo da sola: piangerò tutto il giorno!"
E nelle mattine di festa: "Marta non alzarti ancora, voglio stare nel lettino con te!".
Sarà che non é mai stata da sola, che questa sorella grande é sempre stata una brava mammina per lei fin da quando, piccolissima, le passava i pezzettini di frittata nel piatto e le puliva la bocca con il bavaglino...
Sarà che gli opposti si attraggono e loro più diverse di come sono non potevano uscire...ma la sua Martina sta diventando sempre più un punto di riferimento, una nave scuola che lei segue, gioiosa e rumorosa con cieca fiducia e totale abbandono!
lunedì 23 giugno 2014
Vorrebbe essere una principessa, per ora è una piccola suocera
Quasi quattro anni, decisa e caparbia, caustica e intransigente, osserva tutto e ti coglie in flagrante, ti sgrida agitando con movimenti misurati le mani grassottelle e scandendo le parole con gli occhi socchiusi. Ogni giorno siamo sottoposti al suo giudizio feroce, amici e parenti, nessuno escluso.
Meglio tardi che mai
In gita con i nonni, la sento al telefono: "Mamma il nonno è stato monellino: prima beveva alla fontanella e si è schissato tutto.
Poi si è fatto furbo."
Queste fortune a noi mai
"Oggi il mio compagno E. parlava e parlava e parlava...poi, finalmente gli si è scaricata la lingua!"
Specchio, specchio delle mie brame
"Nonna, ma questo specchio è sporco!"
"Ma no, quella è una macchia che non va via!"
"Appunto, è una macchia quindi è sporco!"
Ogni tuo desiderio è un ordine
"Mamma, adesso ti dico una cosa molto importante: domani non voglio andare all'asilo"
"Allora: voglio proprio vedere cosa mi metti nel piatto stasera"
"Mamma, anche oggi non mi hai comprato i sandalini!"
"Va bene che vai in farmacia ma se stasera quando torno apro quella scatola e non trovo i sandali nuovi mi arrabbio moltissimo"
"Ma l'hai capito con il cerbello che voglio i sandalini nuovi?"
Meglio tardi che mai
In gita con i nonni, la sento al telefono: "Mamma il nonno è stato monellino: prima beveva alla fontanella e si è schissato tutto.
Poi si è fatto furbo."
Queste fortune a noi mai
"Oggi il mio compagno E. parlava e parlava e parlava...poi, finalmente gli si è scaricata la lingua!"
Specchio, specchio delle mie brame
"Nonna, ma questo specchio è sporco!"
"Ma no, quella è una macchia che non va via!"
"Appunto, è una macchia quindi è sporco!"
Ogni tuo desiderio è un ordine
"Mamma, adesso ti dico una cosa molto importante: domani non voglio andare all'asilo"
"Allora: voglio proprio vedere cosa mi metti nel piatto stasera"
"Mamma, anche oggi non mi hai comprato i sandalini!"
"Va bene che vai in farmacia ma se stasera quando torno apro quella scatola e non trovo i sandali nuovi mi arrabbio moltissimo"
"Ma l'hai capito con il cerbello che voglio i sandalini nuovi?"
giovedì 19 giugno 2014
C.d.P. - Comitato difesa papà
Mamma: "Per favore prendi la frutta? Ah! Anche i piattini delle bimbe!"
Marta: "Ma tutto lui deve fare? Povero papà oggi si è stancato!"
Mamma: "Come tutto lui? Gli ho solo chiesto di prendere due cose!"
Marta: "eh, ma ha messo tutto a posto oggi pomeriggio e adesso gli chiedi mille cose!"
Mamma: "E io invece non ho fatto niente?"
Marta: "Va bè, tu hai solo stirato!"
Le porti dentro facendoti deformare tutta per nove mesi, le partorisci con dolore, ti alzi la notte per correre da loro, pulisci i loro culetti, lavi e stiri montagne di roba (e pergiunta tu odi stirare), prepari pranzetti e cenette...
...poi chiedi un favore al loro amato papino e loro ti fanno sentire in colpa.
Da domani sciopero.
Marta: "Ma tutto lui deve fare? Povero papà oggi si è stancato!"
Mamma: "Come tutto lui? Gli ho solo chiesto di prendere due cose!"
Marta: "eh, ma ha messo tutto a posto oggi pomeriggio e adesso gli chiedi mille cose!"
Mamma: "E io invece non ho fatto niente?"
Marta: "Va bè, tu hai solo stirato!"
Le porti dentro facendoti deformare tutta per nove mesi, le partorisci con dolore, ti alzi la notte per correre da loro, pulisci i loro culetti, lavi e stiri montagne di roba (e pergiunta tu odi stirare), prepari pranzetti e cenette...
...poi chiedi un favore al loro amato papino e loro ti fanno sentire in colpa.
Da domani sciopero.
lunedì 16 giugno 2014
Sarà
Sarà la routine, sarà la stanchezza, saranno gli anni passati insieme che ormai hanno due cifre e ci stupiscono ogni volta che ci pensiamo, saranno i lavori nuovi che assorbono tempo ed energie mentali, saranno le bimbe, sarà la gestione della casa, saranno gli impegni e gli inviti che nascono come funghi, sarà la nostra vita nel frullatore, sarà che ogni attimo vuoto dev'essere ingozzato di cose da fare.
Sarà che a volte non ci si fa più caso, che a volte ci si dimentica, ci si perde un po' di vista, sarà che a volte ci si sfiora correndo, sarà che ci sono periodi che non ci si ferma a guardarsi negli occhi.
Sarà che siamo entrati nel settimo anno di matrimonio...e si sa che al settimo c'è la famosa crisi.
Sarà...
Ma un pomeriggio di pioggia, chiusi in casa senza idee nè spirito d'avventura, assonnati e un po' annoiati lui fa una domanda che mi spiazza, mi stupisce e mi lascia nell'indecisone più incredula:
"Preferisci che metto a posto la dispensa o dò una ripulita a tutta quella roba vecchia imboscata là dietro?"
Ecco è in questi momenti che la folgorazione arriva, che la patina di routine viene soffiata via in un attimo.
In questi momenti capisci quanto sei stata distratta.
In questi momenti capisci perchè lo hai sposato!
Sarà che a volte non ci si fa più caso, che a volte ci si dimentica, ci si perde un po' di vista, sarà che a volte ci si sfiora correndo, sarà che ci sono periodi che non ci si ferma a guardarsi negli occhi.
Sarà che siamo entrati nel settimo anno di matrimonio...e si sa che al settimo c'è la famosa crisi.
Sarà...
Ma un pomeriggio di pioggia, chiusi in casa senza idee nè spirito d'avventura, assonnati e un po' annoiati lui fa una domanda che mi spiazza, mi stupisce e mi lascia nell'indecisone più incredula:
"Preferisci che metto a posto la dispensa o dò una ripulita a tutta quella roba vecchia imboscata là dietro?"
Ecco è in questi momenti che la folgorazione arriva, che la patina di routine viene soffiata via in un attimo.
In questi momenti capisci quanto sei stata distratta.
In questi momenti capisci perchè lo hai sposato!
domenica 8 giugno 2014
Menomale
Ammetto di essere una classica donna al volante: vado piano, sono imbranata nei parcheggi, faccio mille manovre per muovermi di 3 cm e ritornare inspiegabilmente nella stessa direzione di prima...
Sono tranquilla solo se guido da sola così posso autoinsultarmi quando faccio qualcosa che non va oppure decidere di alzare le spalle e sperare che nessuno abbia visto l'ennesimo parcheggio storto.
La cosa peggiore che potesse capitarmi è stata quella di dover ritirare la macchina dal meccanico, accompagnata dalle bimbe, un venerdi sera qualsiasi, giusto all'ora del rientro.
La macchina mi viene lasciata quasi in mezzo ad una strada a senso unico all' ingresso dell'officina. Macchine dietro che aspettano che io mi tolga, macchina che deve uscire come me dall'officina, bimbe da sistemare nei seggiolini, vecchietti seduti su un muretto che guardano e commentano la solita donna al volante: ansia, ansia, ansia...
Sistemo Marta e, in preda alla fretta, chiudo la portiera dalla sua parte....mi fermo quasi in tempo per evitare di spappolare un gomito a Marghe che, nel frattempo si era intrufolata obbediente ("Stai vicino alla mamma che passano le macchine!") tra me e l'auto. La prontezza di riflessi non basta però per evitare di farle male...non le ho chiuso il gomito dentro ma le ho dato comunque una bella botta: urla, pianti, livido che si palesa subito....macchine dietro, macchina che deve uscire, vecchietti che commentano la solita donna al volante nonchè madre distratta e violenta: ansia, ansia, ansia.
Sistemo anche la piccola urlatrice aggrappandomi all'effetto placebo di una salvietta sistemata sulla ferita, parto liberando tutti dalla mia presenza molesta e dal cruscotto si alza un "bip" sospetto: il meccanico, per collaudare al massimo la nostra macchina, ha pensato bene di farci 40 km e lasciarla in riserva.
Cerco disperatamente (ma lentamente) un distributore quando una macchina sbuca a destra e mi taglia la strada. Alla frenata seguono fragore e urla: Il meccanico ha anche sentito la necessità di slacciare il seggiolino di Marta che si spalma sullo schienale del sedile anteriore...fortunatamente andavo piano quindi nessuna contusione, solo un po' di spavento!
Fatta benzina e guadagnato faticosamente un parcheggio nella mia strada in salitissima scendiamo finalmente dalla macchina.
Marta: "Brava mamma, hai poscheggiato bene!"
Marghe, abbracciandomi: "Menomale che sei una brava mamma!"
Menomale...pensa un po' se fossi stata cattiva!
Sono tranquilla solo se guido da sola così posso autoinsultarmi quando faccio qualcosa che non va oppure decidere di alzare le spalle e sperare che nessuno abbia visto l'ennesimo parcheggio storto.
La cosa peggiore che potesse capitarmi è stata quella di dover ritirare la macchina dal meccanico, accompagnata dalle bimbe, un venerdi sera qualsiasi, giusto all'ora del rientro.
La macchina mi viene lasciata quasi in mezzo ad una strada a senso unico all' ingresso dell'officina. Macchine dietro che aspettano che io mi tolga, macchina che deve uscire come me dall'officina, bimbe da sistemare nei seggiolini, vecchietti seduti su un muretto che guardano e commentano la solita donna al volante: ansia, ansia, ansia...
Sistemo Marta e, in preda alla fretta, chiudo la portiera dalla sua parte....mi fermo quasi in tempo per evitare di spappolare un gomito a Marghe che, nel frattempo si era intrufolata obbediente ("Stai vicino alla mamma che passano le macchine!") tra me e l'auto. La prontezza di riflessi non basta però per evitare di farle male...non le ho chiuso il gomito dentro ma le ho dato comunque una bella botta: urla, pianti, livido che si palesa subito....macchine dietro, macchina che deve uscire, vecchietti che commentano la solita donna al volante nonchè madre distratta e violenta: ansia, ansia, ansia.
Sistemo anche la piccola urlatrice aggrappandomi all'effetto placebo di una salvietta sistemata sulla ferita, parto liberando tutti dalla mia presenza molesta e dal cruscotto si alza un "bip" sospetto: il meccanico, per collaudare al massimo la nostra macchina, ha pensato bene di farci 40 km e lasciarla in riserva.
Cerco disperatamente (ma lentamente) un distributore quando una macchina sbuca a destra e mi taglia la strada. Alla frenata seguono fragore e urla: Il meccanico ha anche sentito la necessità di slacciare il seggiolino di Marta che si spalma sullo schienale del sedile anteriore...fortunatamente andavo piano quindi nessuna contusione, solo un po' di spavento!
Fatta benzina e guadagnato faticosamente un parcheggio nella mia strada in salitissima scendiamo finalmente dalla macchina.
Marta: "Brava mamma, hai poscheggiato bene!"
Marghe, abbracciandomi: "Menomale che sei una brava mamma!"
Menomale...pensa un po' se fossi stata cattiva!
mercoledì 4 giugno 2014
Le mie quasi gemelle
Le mie quasi gemelle si passano 18 mesi e mezzo, si differenziano per una spanna e un paio di chili, sono agli antipodi come carattere e fisico ma il viso le accomuna tanto da essere spesso scambiate per gemelle.
Quando aspettavo Margherita molti mi avevano preannunciato che il loro rapporto si sarebbe avvicinato a quello di due sorelle nate nello stesso giorno e così è.
Non conoscono quasi per niente la gelosia, si cercano e si aiutano in tutto, soffrono dell'assenza una dell'altra e spesso giocano insieme isolandosi dagli altri bambini.
Si consolano a vicenda quando vengono sgridate e non riescono a tenersi il muso quelle rare volte che litigano: ho notato che, se evitiamo di intrometterci, il momento di rabbia si risolve più velocemente e spontaneamente con una risata.
Giocano, giocano e giocano ancora, facendosi compagnia da quando la piccola aveva pochi mesi; Sono mamma e figlia, maestra e alunna, sposo e sposa, principessa e principe, peppa e george...non hanno bisogno di molti giocattoli perchè si bastano a vicenda ed ogni momento è buono per inventarsi una scena nuova.
Si addormentano parlottando e al mattino la grande sveglia la piccola con un bacino; nei giorni di festa la più dormigliona chiama l'altra appena sveglia per farsi portare le ciabatte e ricevere un aiuto a scendere dal letto.
Marta è felice di cedere i suoi vestiti a Marghe e lei non vede l'ora di ereditare; amo anche vestirle uguali...proprio come gemelle e finchè non si ribellano continuerò con questa perversa abitudine!
Dormono nella stessa posizione, cantano a squarciagola guardandosi negli occhi, si rincorrono per strada finchè non si ritovano mano nella mano, si fanno le pernacchie sulla pancia dentro la vasca piena di papere e schiuma.
All'inizio è stata davvero molto dura ma tutto quello che è venuto dopo è stato così bello che spesso mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi una tale meraviglia!!!
Quando aspettavo Margherita molti mi avevano preannunciato che il loro rapporto si sarebbe avvicinato a quello di due sorelle nate nello stesso giorno e così è.
Non conoscono quasi per niente la gelosia, si cercano e si aiutano in tutto, soffrono dell'assenza una dell'altra e spesso giocano insieme isolandosi dagli altri bambini.
Si consolano a vicenda quando vengono sgridate e non riescono a tenersi il muso quelle rare volte che litigano: ho notato che, se evitiamo di intrometterci, il momento di rabbia si risolve più velocemente e spontaneamente con una risata.
Giocano, giocano e giocano ancora, facendosi compagnia da quando la piccola aveva pochi mesi; Sono mamma e figlia, maestra e alunna, sposo e sposa, principessa e principe, peppa e george...non hanno bisogno di molti giocattoli perchè si bastano a vicenda ed ogni momento è buono per inventarsi una scena nuova.
Si addormentano parlottando e al mattino la grande sveglia la piccola con un bacino; nei giorni di festa la più dormigliona chiama l'altra appena sveglia per farsi portare le ciabatte e ricevere un aiuto a scendere dal letto.
Marta è felice di cedere i suoi vestiti a Marghe e lei non vede l'ora di ereditare; amo anche vestirle uguali...proprio come gemelle e finchè non si ribellano continuerò con questa perversa abitudine!
Dormono nella stessa posizione, cantano a squarciagola guardandosi negli occhi, si rincorrono per strada finchè non si ritovano mano nella mano, si fanno le pernacchie sulla pancia dentro la vasca piena di papere e schiuma.
All'inizio è stata davvero molto dura ma tutto quello che è venuto dopo è stato così bello che spesso mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi una tale meraviglia!!!
giovedì 29 maggio 2014
La quarta legge di murphy di mamma e papà
Una delle domande migliori che abbiamo avuto l'occasione di sentirci porre da neogenitori fu questa: "ma si sveglia all'alba anche nel weekend?"
La perdonammo solo perchè ci aveva fatto veramente ridere e perchè, conoscendola, sapevamo che lo aveva chiesto ingenuamente!
A mano a mano che i bimbi crescono e inziano a prendere un ritmo di sonno normale, i genitori cercano in maniera più o meno subdola di indurre il piccolino a dormire un po' più a lungo, almeno nel weekend..
Quindi si tenta di tenerlo sveglio qualche mezz'ora in più il venerdi e il sabato sera, sperando-invano-che egli recuperi il sonno perso la mattina seguente.
Ovvimente questo non accade mai ma l'unica evidenza sperimentale è che il pargolo, con una sveglia incorporata nel cervello e puntata sulle 6.55, si presenti in camera vostra dicendo "C'ho fame", fregandosene altamente dei grugniti sonnacchiosi provenienti dalle vostre bocche.
Inoltre, per completare il tutto, il sonno perso cerca di venir recuperato proprio il lunedi mattina, quando ormai il meccanismo dell'addormentamento ritardato si sta innescando, dando i suoi primi disastrosi frutti.
Ma la beffa più grande viene da vostra figlia, quella che si addormenta ogni sera alle 20,00 sul piatto, quella che dorme 11 ore di fila e quando ha la febbre è capace di fare maratone da 13 e più ore, quella che impiegate 10-15 minuti buoni per tirare giù dal letto ogni mattina, iniziando con paroline dolci e finendo con le minacce, quella che fa colazione lamentandosi che non ha dormito penniente e qualche volta ha anche tentato di riaddormentarsi accanto alla tazza del latte.
Lei, il piccolo ghiro, la puffa dormigliona; è lei che nel giorno di festa, quando già pregustate la bella sensazione di svegliarvi per la luce che filtra dalle tapparelle e per il cinguettio insistente ma gioioso degli uccellini, lei si presenta nel vostro letto pimpante e allegra, dicendo con orgoglio: "Hai visto mamma? stamattina non ti faccio arrabbiare: mi sono svegliata da sola!"
La perdonammo solo perchè ci aveva fatto veramente ridere e perchè, conoscendola, sapevamo che lo aveva chiesto ingenuamente!
A mano a mano che i bimbi crescono e inziano a prendere un ritmo di sonno normale, i genitori cercano in maniera più o meno subdola di indurre il piccolino a dormire un po' più a lungo, almeno nel weekend..
Quindi si tenta di tenerlo sveglio qualche mezz'ora in più il venerdi e il sabato sera, sperando-invano-che egli recuperi il sonno perso la mattina seguente.
Ovvimente questo non accade mai ma l'unica evidenza sperimentale è che il pargolo, con una sveglia incorporata nel cervello e puntata sulle 6.55, si presenti in camera vostra dicendo "C'ho fame", fregandosene altamente dei grugniti sonnacchiosi provenienti dalle vostre bocche.
Inoltre, per completare il tutto, il sonno perso cerca di venir recuperato proprio il lunedi mattina, quando ormai il meccanismo dell'addormentamento ritardato si sta innescando, dando i suoi primi disastrosi frutti.
Ma la beffa più grande viene da vostra figlia, quella che si addormenta ogni sera alle 20,00 sul piatto, quella che dorme 11 ore di fila e quando ha la febbre è capace di fare maratone da 13 e più ore, quella che impiegate 10-15 minuti buoni per tirare giù dal letto ogni mattina, iniziando con paroline dolci e finendo con le minacce, quella che fa colazione lamentandosi che non ha dormito penniente e qualche volta ha anche tentato di riaddormentarsi accanto alla tazza del latte.
Lei, il piccolo ghiro, la puffa dormigliona; è lei che nel giorno di festa, quando già pregustate la bella sensazione di svegliarvi per la luce che filtra dalle tapparelle e per il cinguettio insistente ma gioioso degli uccellini, lei si presenta nel vostro letto pimpante e allegra, dicendo con orgoglio: "Hai visto mamma? stamattina non ti faccio arrabbiare: mi sono svegliata da sola!"
lunedì 26 maggio 2014
Il Pisquano
Non è ancora chiaro il motivo per cui sia stato inventato, il pisquano.
Il pisquano credo sia un animale, una sorta di pinguino che forse è in grado di volare...un uccello un po' cicciotto, con un lungo becco, allargato e di colore arancione; Il pisquano deve essere frutto di qualche lontano incrocio con un pappagallo; Il pisquano è piccolo e agile ma all'occorrenza diventa goffo e pigro.
Il pisquano ti guarda, con i suoi occhi piccoli e neri...o forse sono azzurri.
Il pisquano cinguetta, o starnazza, a seconda dell'umore.
Il pisquano è una specie non ben identificata, un tappabuchi, un jolly...lo tiri in ballo quando ti sfugge il nome, quando devi indicare frettolosamente un qualsiasi volatile.
Il pisquano è stato inventato da un nonno monello che si divertiva a prendere in giro i propri bambini e, quando era in difficoltà, se la cavava chiamandolo in causa.
Anche la mamma, da quando è mamma a volte ricorre al nome "pisquano" per comodità...
Ma non aveva fatto i conti con la sua bimba pignola che una sera, tutta seria, le chiese: "Ma mamma, esattamente, come è fatto questo pisquano?"
Ecco...io....esattamente...proprio non lo so!
Il pisquano credo sia un animale, una sorta di pinguino che forse è in grado di volare...un uccello un po' cicciotto, con un lungo becco, allargato e di colore arancione; Il pisquano deve essere frutto di qualche lontano incrocio con un pappagallo; Il pisquano è piccolo e agile ma all'occorrenza diventa goffo e pigro.
Il pisquano ti guarda, con i suoi occhi piccoli e neri...o forse sono azzurri.
Il pisquano cinguetta, o starnazza, a seconda dell'umore.
Il pisquano è una specie non ben identificata, un tappabuchi, un jolly...lo tiri in ballo quando ti sfugge il nome, quando devi indicare frettolosamente un qualsiasi volatile.
Il pisquano è stato inventato da un nonno monello che si divertiva a prendere in giro i propri bambini e, quando era in difficoltà, se la cavava chiamandolo in causa.
Anche la mamma, da quando è mamma a volte ricorre al nome "pisquano" per comodità...
Ma non aveva fatto i conti con la sua bimba pignola che una sera, tutta seria, le chiese: "Ma mamma, esattamente, come è fatto questo pisquano?"
Ecco...io....esattamente...proprio non lo so!
lunedì 19 maggio 2014
Logica stringente di una cinquenne
"Mamma, ma la maestra E. da piccola voleva fare proprio la maestra?"
"Credo di si, Marta! Perché me lo chiedi?"
"E allora se ha deciso così, non deve sempre lamentarsi e dire che non ce la fa più. Lo ha scelto lei!"
Canticchia pensierosa: "Chiudi gli occhi e sogna quello che non hai.."
.pausa riflessiva e successiva illuminazione-
"Ma è impossibile! Come fai a sognare qualcosa che non hai? Se non ce l'hai non sai neanche come è fatto!"
Canticchia pensierosa again: "Bianco gabbiano che voli lassù..in alto voli poi scendi in picchiata, e peschi un pesce di acqua salata..splash!"
Poi parte l analisi logica..
"Ma veramente sarebbe meglio dire..in alto voli poi scendi in picchiata -splash- e peschi un pesce di acqua salata..no? Prima si tuffa (splash) e poi diciamo che pesca!
Queste maestre ci dicono tutto sbagliato!"
"Mamma,i dinosauri non ci sono più?"
"No, si sono estinti tanti tanti anni fa!"
"ah..ma il primo primo qual è stato?"
"Ma che me so Marta! Come faccio a sapere il primo che è morto quale era!"
"Uffa, anche se sei la mamma non sai tutto!"
Quale sorte peggiore poteva esserci per una mamma imprecisa e approssimativa come me se non avere una figlia attenta e pignola?
"Credo di si, Marta! Perché me lo chiedi?"
"E allora se ha deciso così, non deve sempre lamentarsi e dire che non ce la fa più. Lo ha scelto lei!"
Canticchia pensierosa: "Chiudi gli occhi e sogna quello che non hai.."
.pausa riflessiva e successiva illuminazione-
"Ma è impossibile! Come fai a sognare qualcosa che non hai? Se non ce l'hai non sai neanche come è fatto!"
Canticchia pensierosa again: "Bianco gabbiano che voli lassù..in alto voli poi scendi in picchiata, e peschi un pesce di acqua salata..splash!"
Poi parte l analisi logica..
"Ma veramente sarebbe meglio dire..in alto voli poi scendi in picchiata -splash- e peschi un pesce di acqua salata..no? Prima si tuffa (splash) e poi diciamo che pesca!
Queste maestre ci dicono tutto sbagliato!"
"Mamma,i dinosauri non ci sono più?"
"No, si sono estinti tanti tanti anni fa!"
"ah..ma il primo primo qual è stato?"
"Ma che me so Marta! Come faccio a sapere il primo che è morto quale era!"
"Uffa, anche se sei la mamma non sai tutto!"
Quale sorte peggiore poteva esserci per una mamma imprecisa e approssimativa come me se non avere una figlia attenta e pignola?
venerdì 9 maggio 2014
Martoletta
Ciao bambina mia grande,
adesso iniziamo a fare discorsi seri, riusciamo a parlare quasi da pari a pari, mi aiuti con le faccende di casa e stai diventando sempre più autonoma; Sei proprio una primogenita, non potevi essere altrimenti: giudiziosa, attenta ai bisogni di tutti, tieni sotto controllo le fila di questa famiglia quando la mamma cede un po'...
Io non so se vorresti essere piccola anche tu, qualche volta provo a trattarti così ma mi pare che questo ruolo di apripista ti sia ritagliato talmente bene addosso che tutto il resto sia una stonatura.
Mi sembri veramente quell'aquilone a cui paragonano i figli: stai prendendo il volo, e giorno dopo giorno stai allungando quel filo che tengo ancora in mano ma non devo più controllare ossessionatamente.
Sei così bella e belicata, con quel corpicino che si allunga sempre di più, quando sei in giro non cammini ma salti e domenica eri molto fiera delle tue ballerine senza passante, proprio da signorina.
Sogni di avere un negozio di vestiti ma vuoi anche fare la maestra (anche se non sei ancora convinta che le maestre si possano sposare); Vorresti un marito ma hai dichiarato che preferisci non avere figli.
Hai decretato che se nella pancia della mamma arriverà un altro bambino dev'essere per forza maschio "perchè in questa casa non ne abbiamo".
Ami papà, lo cerchi e lo pensi, gli permetti di andare "a scout" ma solo dopo esserti fatta leggere qualche racconto, gli fai i complimenti e lo fai arrossire.
Mi chiami "salciccia" e scoppi a ridere, mi fai morire d'infarto al mattino quando, tornando dal bagno, vedo i tuoi occhioni spuntare dal mio letto.
Sei convinta di non dormire mai, all'asilo vorresti fare solo i lavoretti e invece ti tocca pure giocare, sei curiosa, attenta e ormai senti tutto e cogli i nostri discorsi, anche quando siamo convinti di aver parlato abbastanza contorto per non farci capire da te.
Stamattina aiutavi tua sorella a mettersi la giacca e nel fare questo mettevi tanto amore e pazienza che mi hai fatta sorridere di tenerezza.
Non cambiare mai il tuo cuoricino così altruista: sei proprio una bimba bellissima, sotto ogni punto di vista.
adesso iniziamo a fare discorsi seri, riusciamo a parlare quasi da pari a pari, mi aiuti con le faccende di casa e stai diventando sempre più autonoma; Sei proprio una primogenita, non potevi essere altrimenti: giudiziosa, attenta ai bisogni di tutti, tieni sotto controllo le fila di questa famiglia quando la mamma cede un po'...
Io non so se vorresti essere piccola anche tu, qualche volta provo a trattarti così ma mi pare che questo ruolo di apripista ti sia ritagliato talmente bene addosso che tutto il resto sia una stonatura.
Mi sembri veramente quell'aquilone a cui paragonano i figli: stai prendendo il volo, e giorno dopo giorno stai allungando quel filo che tengo ancora in mano ma non devo più controllare ossessionatamente.
Sei così bella e belicata, con quel corpicino che si allunga sempre di più, quando sei in giro non cammini ma salti e domenica eri molto fiera delle tue ballerine senza passante, proprio da signorina.
Sogni di avere un negozio di vestiti ma vuoi anche fare la maestra (anche se non sei ancora convinta che le maestre si possano sposare); Vorresti un marito ma hai dichiarato che preferisci non avere figli.
Hai decretato che se nella pancia della mamma arriverà un altro bambino dev'essere per forza maschio "perchè in questa casa non ne abbiamo".
Ami papà, lo cerchi e lo pensi, gli permetti di andare "a scout" ma solo dopo esserti fatta leggere qualche racconto, gli fai i complimenti e lo fai arrossire.
Mi chiami "salciccia" e scoppi a ridere, mi fai morire d'infarto al mattino quando, tornando dal bagno, vedo i tuoi occhioni spuntare dal mio letto.
Sei convinta di non dormire mai, all'asilo vorresti fare solo i lavoretti e invece ti tocca pure giocare, sei curiosa, attenta e ormai senti tutto e cogli i nostri discorsi, anche quando siamo convinti di aver parlato abbastanza contorto per non farci capire da te.
Stamattina aiutavi tua sorella a mettersi la giacca e nel fare questo mettevi tanto amore e pazienza che mi hai fatta sorridere di tenerezza.
Non cambiare mai il tuo cuoricino così altruista: sei proprio una bimba bellissima, sotto ogni punto di vista.
lunedì 5 maggio 2014
Maggie
Ciao piccoletta,
piano piano stai diventando grande anche tu tanto che qualche volta, se mi gironzoli intorno d'improvviso e ti vedo con la coda dell'occhio mi sembri tua sorella e mi fai quasi spaventare!
Ciao puffetta sempre felice, con gli occhi che ridono e qualcosa da dire in ogni momento; Tu che pedali instancabile sculettando su una bici un po' troppo grossa per te, che ti piace stare con le braccia nude e la pancia di fuori, che stai perdendo le tue rotondità ma conservi i buchini di ciccia nei gomiti.
Tu che ami la tua maestra perchè ti chiama Maggie e la tua amica A., monella e furbetta proprio come te, che sei contenta a fine giornata "perchè sono stata col nonno" come se fosse un evento raro quando invece lo vedi tutti i giorni, che ti conquisti la nonna ringraziandola perchè ti ha comprato le calze con i cuoricini e la mamma perchè "ci hai preparato questa buona pappa", e lo fai ciondolando la testa qui e li, con la vocina suadente e le guancette rosse che tirano bacini.
Siamo state insieme il giorno di Pasquetta, tu febbricitante ma con il pensiero fisso alla tua Marta che era in campagna a festeggiare con i cuginetti. Vi siete chiamate al telefono e avete parlato come due donne, chiedendovi "come stai? Cosa fai? Ora mangi?" e dopo 10 minuti di conversazione io e papà non sapevamo più cosa raccontarci visto che vi eravate già dette tutto voi due...
Quel giorno hai azzerato tutto il tuo credito di coccole con me, avendo passato più tempo a darci bacini che a fare dell'altro...
Tu che continui ad addormentarti puntualmente appena finito il secondo, che dormiresti 13 ore di fila e quando puoi lo fai davvero, che vuoi essere una ballerina, una sposa e una principessa, che vuoi essere grande ma anche piccola e chissà se ti deciderai mai.
Tu che hai tirato giù la farmacia con le tue urla quando hanno cercato di farti entrare per salutare la mamma, che sei testarda ma dolce, indipendente e sicura, primadonna, regina del palcoscenico e vanitosa, che vuoi comprare una casa nuova con il terrazzo e la piscina, che hai un gatto come amico immaginario, che ti studi il belico, vuoi i tatuaggi delle uinsel (le Winx), batti tutti a memory, mangi carne e pesce innaffiati di limone, vuoi andare sui gonfiaboli e ciuffarti nelle palline, tu che senti solo quello che piace a te e mi fai ripetere le cose allo sfinimento, che un momento ti ribalterei e il momento dopo ti mangerei di baci...
Maggie, che sei proprio un fiorellino, sorridi felice al sole e ti godi la vita...
piano piano stai diventando grande anche tu tanto che qualche volta, se mi gironzoli intorno d'improvviso e ti vedo con la coda dell'occhio mi sembri tua sorella e mi fai quasi spaventare!
Ciao puffetta sempre felice, con gli occhi che ridono e qualcosa da dire in ogni momento; Tu che pedali instancabile sculettando su una bici un po' troppo grossa per te, che ti piace stare con le braccia nude e la pancia di fuori, che stai perdendo le tue rotondità ma conservi i buchini di ciccia nei gomiti.
Tu che ami la tua maestra perchè ti chiama Maggie e la tua amica A., monella e furbetta proprio come te, che sei contenta a fine giornata "perchè sono stata col nonno" come se fosse un evento raro quando invece lo vedi tutti i giorni, che ti conquisti la nonna ringraziandola perchè ti ha comprato le calze con i cuoricini e la mamma perchè "ci hai preparato questa buona pappa", e lo fai ciondolando la testa qui e li, con la vocina suadente e le guancette rosse che tirano bacini.
Siamo state insieme il giorno di Pasquetta, tu febbricitante ma con il pensiero fisso alla tua Marta che era in campagna a festeggiare con i cuginetti. Vi siete chiamate al telefono e avete parlato come due donne, chiedendovi "come stai? Cosa fai? Ora mangi?" e dopo 10 minuti di conversazione io e papà non sapevamo più cosa raccontarci visto che vi eravate già dette tutto voi due...
Quel giorno hai azzerato tutto il tuo credito di coccole con me, avendo passato più tempo a darci bacini che a fare dell'altro...
Tu che continui ad addormentarti puntualmente appena finito il secondo, che dormiresti 13 ore di fila e quando puoi lo fai davvero, che vuoi essere una ballerina, una sposa e una principessa, che vuoi essere grande ma anche piccola e chissà se ti deciderai mai.
Tu che hai tirato giù la farmacia con le tue urla quando hanno cercato di farti entrare per salutare la mamma, che sei testarda ma dolce, indipendente e sicura, primadonna, regina del palcoscenico e vanitosa, che vuoi comprare una casa nuova con il terrazzo e la piscina, che hai un gatto come amico immaginario, che ti studi il belico, vuoi i tatuaggi delle uinsel (le Winx), batti tutti a memory, mangi carne e pesce innaffiati di limone, vuoi andare sui gonfiaboli e ciuffarti nelle palline, tu che senti solo quello che piace a te e mi fai ripetere le cose allo sfinimento, che un momento ti ribalterei e il momento dopo ti mangerei di baci...
Maggie, che sei proprio un fiorellino, sorridi felice al sole e ti godi la vita...
martedì 22 aprile 2014
Uovo antipiretico
Marghe sdraiata sul letto, la copertina avvolta addosso e solo gli occhi lucidi che spuntano da quel fagotto: Il giorno di Pasqua un po' di febbre frena la sua solita esuberanza.
"Mamma non voglio mangiare, io vorrebbi dormire"
"Va bene, ti faccio dormire ma prima dovresti mangiare qualcosina. Solo quello che ti senti!"
"Ok...mi sento di mangiare solo..."
"Che cosa?"
"Mi sento di mangiare solo un po' di uovo di Pasqua!"
"Mamma non voglio mangiare, io vorrebbi dormire"
"Va bene, ti faccio dormire ma prima dovresti mangiare qualcosina. Solo quello che ti senti!"
"Ok...mi sento di mangiare solo..."
"Che cosa?"
"Mi sento di mangiare solo un po' di uovo di Pasqua!"
venerdì 18 aprile 2014
I fatti della vita
"Mamma, da dove vengono le mucche?"
"In che senso, Marta?"
"Eh..da dove vengono, chi le ha fatte?"
"Ehm...una mucca mamma ha fatto una mucchina che poi è diventata grande e ha fatto un'altra mucchina..."
"Si ma prima prima prima? Come ha fatto ad esserci la mucca?"
"L'ha creata Dio!" (Dilungarmi nella teoria evoluzionistica di Darwin mi sembra prematuro...)
Dopo la domanda "Ma i bambini come fanno ad uscire dalla pancia della mamma?" fatta ieri sera da Marta al suo papà...temo che prima o poi chiederà come hanno fatto la mucca e il bambino ad entrarci in quella pancia....
Domande imbarazzanti in arrivo........si salvi chi può!
"In che senso, Marta?"
"Eh..da dove vengono, chi le ha fatte?"
"Ehm...una mucca mamma ha fatto una mucchina che poi è diventata grande e ha fatto un'altra mucchina..."
"Si ma prima prima prima? Come ha fatto ad esserci la mucca?"
"L'ha creata Dio!" (Dilungarmi nella teoria evoluzionistica di Darwin mi sembra prematuro...)
Dopo la domanda "Ma i bambini come fanno ad uscire dalla pancia della mamma?" fatta ieri sera da Marta al suo papà...temo che prima o poi chiederà come hanno fatto la mucca e il bambino ad entrarci in quella pancia....
Domande imbarazzanti in arrivo........si salvi chi può!
lunedì 14 aprile 2014
Una brava mamma
Così capita che un pomeriggio sei li, seduta sul loro letto, con un libro sulle gambe e una bimba per lato; Sei li che leggi una storia, e poi un'altra e ancora un'altra.
E ti accorgi che adesso che sono cresciute e sono in grado di seguire una vera fiaba dall'inizio alla fine è diventato divertente stare con loro accoccolate ad ascoltarti.
Hai scoperto che ti appassioni anche tu nella lettura, che ti piace fare le vocione e le vocine, tanto da farti quasi i complimenti da sola per la magistrale interpretazione.
Hai capito che quello è il vostro momento, anche se a volte è breve, anche se arriva a fine giornata quando fate a gara a chi è più stanca; hai capito che dieci minuti insieme così, immergendosi veramente in quel mondo parallelo e magico servono a loro ma anche a te, hai capito che anche loro sentono che ti diverti...
Così capita che un pomeriggio sei li, con un libro sulle gambe e una delle due alla fine di una storia ti dica: "Lo sai che sei una brava mamma? Sei brava perchè ci leggi le storie!"
E se basta così poco per essere brava ai loro occhi....
Questo post partecipa al blogstorming
E ti accorgi che adesso che sono cresciute e sono in grado di seguire una vera fiaba dall'inizio alla fine è diventato divertente stare con loro accoccolate ad ascoltarti.
Hai scoperto che ti appassioni anche tu nella lettura, che ti piace fare le vocione e le vocine, tanto da farti quasi i complimenti da sola per la magistrale interpretazione.
Hai capito che quello è il vostro momento, anche se a volte è breve, anche se arriva a fine giornata quando fate a gara a chi è più stanca; hai capito che dieci minuti insieme così, immergendosi veramente in quel mondo parallelo e magico servono a loro ma anche a te, hai capito che anche loro sentono che ti diverti...
Così capita che un pomeriggio sei li, con un libro sulle gambe e una delle due alla fine di una storia ti dica: "Lo sai che sei una brava mamma? Sei brava perchè ci leggi le storie!"
E se basta così poco per essere brava ai loro occhi....
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lunedì 7 aprile 2014
Vita nuova, colleghi nuovi
Prima di tutto c'è lui, il padre, che ha rilevato l'attività e l'ha tenuta in caldo per il figlio; Lui si aggira sperso o assorto e a chi gli fa domande scomode risponde che adesso non è più lui il titolare, e chi s'è visto s'è visto.
Poi c'è il figlio che passa le sue giornate dividendosi tra il telefono e i fatturati, che controlla compulsivamente le vendite, che riceve informatori e vecchiette petulanti, che si imbarazza ai complimenti per il suo stato di futuro papà, che litiga al telefono con la moglie e poi con la coda tra le gambe finisce sempre per darle ragione.
C'è la dottoressa A., comunista mangiapreti e lettrice accanita de "Il Manifesto", che oggi ha ricevuto in dono da una cliente un ventaglio proveniente dalla Cina, con tante facce di Mao stampate sopra; Lei che è una fonte inesauribile di sapere, che accoglie tutti con un sorriso ma che dietro ne dice di tutti i colori, che mangia merendine a metà mattina.
C'è la dottoressa C., agitata, svelta, ansiosa. Sempre sorridente, a volte insicura, molto chiacchierona. Lei è il capro espiatorio della farmacia ma si fa passare tutto sopra e non ci pensa più.
Il dottor A., idolo delle signore che prende in giro con un sorriso e le fa capitolare, che vende l'invendibile, che esce per prendersi il caffè e la brioche al bar vicino senza che nessuno dica nulla, che mi ha presa sotto l'ala salvo poi buttarmi in mezzo ai lupi...ma si sa che il battesimo è spesso nel fuoco. Lui che ha la faccia da bravo ragazzo ma si sta prosciugando dall'ansia di una convivenza fresca fresca, che mi usa come consulente sentimentale, che si confessa tra un antidolorifico e una prenotazione cup.
Poi c'è N., con cui condividiamo una passione per la pasticceria, che ha tre bimbi sberluccicanti al collo e altrettanti da accudire a casa, che è semplice e dolce, che mi sta già facendo affezionare.
C'è L., veterana e capitana del magazzino, che un po' consiglia e un po' comanda, c'è I. che non ho ancora capito se è lunatica o non mi sopporta, che stamattina ha investito un cane e una signora salvo poi capire che era stata la signora a spiaccicare il suo cane cadendogli sopra e che lei non aveva (quasi) colpa.
Infine ci sono loro, i clienti affezionati che si siedono dietro il bancone cercando di fregare tutti gli altri con la scusa dell'età; quelli che si nascondono per chiedere il viagra, quelli che ti raccontano la loro vita per spiegarti cosa vogliono, quelli che invece non aprono bocca ma porgono solo le ricette, quelli che vanno di fretta e quelli che hanno l'appuntamento quotidiano per passarsi la giornata; ci sono i clienti scettici e quelli che pendono dalle tue labbra, quelli che ti scambiano per un medico sperando si saltare un po' di attesa su nello studio e quelli che chiedono se vendiamo anche pile per orologi...
Dopo un mese di nuovo lavoro sto imparando qualcosa di questo strano mondo e lo faccio dalla mia posizione defilata, da spettatrice sempre più partecipe, che si intrufola silenziosamente, che risponde alle domande curiose mantenendo sempre un basso profilo, che studia tutto senza esporsi, che spera vivamente di non fare troppi danni!
Poi c'è il figlio che passa le sue giornate dividendosi tra il telefono e i fatturati, che controlla compulsivamente le vendite, che riceve informatori e vecchiette petulanti, che si imbarazza ai complimenti per il suo stato di futuro papà, che litiga al telefono con la moglie e poi con la coda tra le gambe finisce sempre per darle ragione.
C'è la dottoressa A., comunista mangiapreti e lettrice accanita de "Il Manifesto", che oggi ha ricevuto in dono da una cliente un ventaglio proveniente dalla Cina, con tante facce di Mao stampate sopra; Lei che è una fonte inesauribile di sapere, che accoglie tutti con un sorriso ma che dietro ne dice di tutti i colori, che mangia merendine a metà mattina.
C'è la dottoressa C., agitata, svelta, ansiosa. Sempre sorridente, a volte insicura, molto chiacchierona. Lei è il capro espiatorio della farmacia ma si fa passare tutto sopra e non ci pensa più.
Il dottor A., idolo delle signore che prende in giro con un sorriso e le fa capitolare, che vende l'invendibile, che esce per prendersi il caffè e la brioche al bar vicino senza che nessuno dica nulla, che mi ha presa sotto l'ala salvo poi buttarmi in mezzo ai lupi...ma si sa che il battesimo è spesso nel fuoco. Lui che ha la faccia da bravo ragazzo ma si sta prosciugando dall'ansia di una convivenza fresca fresca, che mi usa come consulente sentimentale, che si confessa tra un antidolorifico e una prenotazione cup.
Poi c'è N., con cui condividiamo una passione per la pasticceria, che ha tre bimbi sberluccicanti al collo e altrettanti da accudire a casa, che è semplice e dolce, che mi sta già facendo affezionare.
C'è L., veterana e capitana del magazzino, che un po' consiglia e un po' comanda, c'è I. che non ho ancora capito se è lunatica o non mi sopporta, che stamattina ha investito un cane e una signora salvo poi capire che era stata la signora a spiaccicare il suo cane cadendogli sopra e che lei non aveva (quasi) colpa.
Infine ci sono loro, i clienti affezionati che si siedono dietro il bancone cercando di fregare tutti gli altri con la scusa dell'età; quelli che si nascondono per chiedere il viagra, quelli che ti raccontano la loro vita per spiegarti cosa vogliono, quelli che invece non aprono bocca ma porgono solo le ricette, quelli che vanno di fretta e quelli che hanno l'appuntamento quotidiano per passarsi la giornata; ci sono i clienti scettici e quelli che pendono dalle tue labbra, quelli che ti scambiano per un medico sperando si saltare un po' di attesa su nello studio e quelli che chiedono se vendiamo anche pile per orologi...
Dopo un mese di nuovo lavoro sto imparando qualcosa di questo strano mondo e lo faccio dalla mia posizione defilata, da spettatrice sempre più partecipe, che si intrufola silenziosamente, che risponde alle domande curiose mantenendo sempre un basso profilo, che studia tutto senza esporsi, che spera vivamente di non fare troppi danni!
mercoledì 2 aprile 2014
Il nonno e Margherita
Eccoli li, seduti su un divano, con gli occhi fissi su una pagina del libro.
Lei, Margherita, dolce dispotica nipotina, che stravede per il suo nonno ma che lo comanda a bacchetta, reclamando continuamente la sua attenzione e la sua presenza.
Lei che con i suoi sorrisi e la sua vocetta mielosa lo convincerebbe a prenderle la Luna, che gli stampa dei bacini forti forti, con tutto l'amore che ha, prima di andare via.
Lui, che da quando è nonno si è trasformato, perso negli occhi delle sue nipoti, completamente e gioiosamente complice, compagno di giochi instancabile, pazientissimo narratore di storie.
Lui che ha perso ogni dignità, ogni forza, ogni difesa con loro, che non prova nemmeno per un attimo a resistere, vinto dalla bellezza di ritrovarsi bambino anche lui, di mettersi al loro piano e guardare di nuovo il mondo da quella prospettiva semplice e meravigliosa che posseggono i bambini.
Eccoli, allora, vicini vicini, lui che lentamente legge l'ennesima favola, lei che, attenta e curiosa, lo ripaga appoggiando dolcemente la testolina al suo braccio, come un gattino adagiato al sole.
Ecco che, a coronamento di questo momento, lei si discosta un po', lo guarda e, interrompendolo dice: "Nonno, mi sbatte forte il cuore"
Anche al nonno forse, all' udire queste parole sbatteva forte il cuore, commosso da una manifestazione tanto carica di tenerezza.
"Nonno, mi sbatte il cuore perchè HO FAME"
Lei, Margherita, dolce dispotica nipotina, che stravede per il suo nonno ma che lo comanda a bacchetta, reclamando continuamente la sua attenzione e la sua presenza.
Lei che con i suoi sorrisi e la sua vocetta mielosa lo convincerebbe a prenderle la Luna, che gli stampa dei bacini forti forti, con tutto l'amore che ha, prima di andare via.
Lui, che da quando è nonno si è trasformato, perso negli occhi delle sue nipoti, completamente e gioiosamente complice, compagno di giochi instancabile, pazientissimo narratore di storie.
Lui che ha perso ogni dignità, ogni forza, ogni difesa con loro, che non prova nemmeno per un attimo a resistere, vinto dalla bellezza di ritrovarsi bambino anche lui, di mettersi al loro piano e guardare di nuovo il mondo da quella prospettiva semplice e meravigliosa che posseggono i bambini.
Eccoli, allora, vicini vicini, lui che lentamente legge l'ennesima favola, lei che, attenta e curiosa, lo ripaga appoggiando dolcemente la testolina al suo braccio, come un gattino adagiato al sole.
Ecco che, a coronamento di questo momento, lei si discosta un po', lo guarda e, interrompendolo dice: "Nonno, mi sbatte forte il cuore"
Anche al nonno forse, all' udire queste parole sbatteva forte il cuore, commosso da una manifestazione tanto carica di tenerezza.
"Nonno, mi sbatte il cuore perchè HO FAME"
martedì 25 marzo 2014
Ci aspettavi da sette anni
Adagiata su quella collina verde stai lì inconfondibile, splendida e silenziosa.
Ci aspettavi da sette anni e alla fine siamo tornati: a calpestare quelle pietre, a respirare la tua aria, a sgranare ancora gli occhi alla vista di quella piazza a righe, ad osservare in silenzio la pianura che si apre da lassù.
Siamo tornati con le nostre bambine che hanno scoperto la chiesa con le stelle, la chiesa grande con una piccolina dentro, quella che si chiama come la mamma, le croci sul prato, le corse tra le margherite, la statua con un nido di colombe vere, questo signore così importante che tutta la città parla di lui.
Siamo tornati da dove siamo partiti tanto tempo fa, quando davanti a quel panorama ci siamo detti che forse potevamo iniziare a fare sul serio e così è stato. Siamo tornati dopo sette anni che Qualcuno ha riempito di cose belle, di fatiche, smarrimenti, speranze mai deluse, gioie sopra ogni aspettativa, cadute e ripartenze.
Abbiamo rivissuto una storia speciale, con il privilegio di ascoltare da vicino i suoi protagonisti, abbiamo respirato la loro fede, la loro forza e siamo ripartiti pieni, felici e pronti a scegliere di nuovo la nostra strada.
Siamo tornati a casa con il cuore e gli occhi aperti, già con la nostalgia di ciò che stavamo lasciando.
Ci aspettavi da sette anni e alla fine siamo tornati: a calpestare quelle pietre, a respirare la tua aria, a sgranare ancora gli occhi alla vista di quella piazza a righe, ad osservare in silenzio la pianura che si apre da lassù.
Siamo tornati con le nostre bambine che hanno scoperto la chiesa con le stelle, la chiesa grande con una piccolina dentro, quella che si chiama come la mamma, le croci sul prato, le corse tra le margherite, la statua con un nido di colombe vere, questo signore così importante che tutta la città parla di lui.
Siamo tornati da dove siamo partiti tanto tempo fa, quando davanti a quel panorama ci siamo detti che forse potevamo iniziare a fare sul serio e così è stato. Siamo tornati dopo sette anni che Qualcuno ha riempito di cose belle, di fatiche, smarrimenti, speranze mai deluse, gioie sopra ogni aspettativa, cadute e ripartenze.
Abbiamo rivissuto una storia speciale, con il privilegio di ascoltare da vicino i suoi protagonisti, abbiamo respirato la loro fede, la loro forza e siamo ripartiti pieni, felici e pronti a scegliere di nuovo la nostra strada.
Siamo tornati a casa con il cuore e gli occhi aperti, già con la nostalgia di ciò che stavamo lasciando.
venerdì 21 marzo 2014
Pranzi leggeri e ricordi d'infanzia
Andare a mangiare dalla nonna, un giorno come tanti significa:
1. Essere accolta da una tavola imbandita per sei ed essere solo in due a pranzo
2. Mangiare pasta con le melanzane, involtino di carne farcito con pangrattato, erbette aromatiche, qualcos'altro non ben identificato e un uovo sodo.
3. Dover accompagnare questo secondo così frugale con pomodori, spinaci, patate al forno, insalatina con qualche pezzetto di cipolla cruda che "fa così bene" e che digerirai fino a sera
4. Essere sgridata dalla nonna perchè non hai mangiato abbastanza e non hai neanche assaggiato le olive
5. Ascoltare come quando eri bambina i racconti sul tuo nonno che ti portava dei panini piccoli piccoli solo per te e pensare che sarebbe stato bello stare con lui per più di due anni soli.
6. Risentire i racconti della sua adolescenza sotto le bombe e realizzare, qualche ora più tardi, come certe esperienze ci "ripulirebbero" gli occhi e le teste, lasciandoci affrontare certi problemi che consideriamo gravi con la giusta prospettiva
7. Ritrovare piattini e bicchieri da neonati e pensare come a volte il tempo si fermi...
8. Ridere a certe espressioni siciliane e certe parole che avevi lasciato in un angolo del cervello ma in queste occasioni riafforano e ti fanno sentire a casa
9. Riprometterti che ora che sei più libera, replicherai spesso questi pranzi perchè il tempo con una nonna è prezioso. Sotto tutti i punti di vista.
1. Essere accolta da una tavola imbandita per sei ed essere solo in due a pranzo
2. Mangiare pasta con le melanzane, involtino di carne farcito con pangrattato, erbette aromatiche, qualcos'altro non ben identificato e un uovo sodo.
3. Dover accompagnare questo secondo così frugale con pomodori, spinaci, patate al forno, insalatina con qualche pezzetto di cipolla cruda che "fa così bene" e che digerirai fino a sera
4. Essere sgridata dalla nonna perchè non hai mangiato abbastanza e non hai neanche assaggiato le olive
5. Ascoltare come quando eri bambina i racconti sul tuo nonno che ti portava dei panini piccoli piccoli solo per te e pensare che sarebbe stato bello stare con lui per più di due anni soli.
6. Risentire i racconti della sua adolescenza sotto le bombe e realizzare, qualche ora più tardi, come certe esperienze ci "ripulirebbero" gli occhi e le teste, lasciandoci affrontare certi problemi che consideriamo gravi con la giusta prospettiva
7. Ritrovare piattini e bicchieri da neonati e pensare come a volte il tempo si fermi...
8. Ridere a certe espressioni siciliane e certe parole che avevi lasciato in un angolo del cervello ma in queste occasioni riafforano e ti fanno sentire a casa
9. Riprometterti che ora che sei più libera, replicherai spesso questi pranzi perchè il tempo con una nonna è prezioso. Sotto tutti i punti di vista.
lunedì 17 marzo 2014
Amarle è...
...rivestire le loro bambole con pazienza, certa che appena le vedranno così ordinate non sapranno resistere all'impulso di rispogliarle completamente
...annusare i loro pigiamini mentre li ripieghi
...sorridere da sola in ascensore ripensando a qualche loro buffa parola
...resistere alla tentazione di comprare qualsiasi oggetto della amata Peppa
...preparare qualcosa di buono ed essere certe che quella sera la cena sarà etichettata "speciale"
...rimontare per la centesima volta la casetta dei Lego che, giorno dopo giorno si abbatte sotto i loro colpi ma comunque resiste grazie ai tuoi rattoppi quotidiani
...andartene in giro da sola e avere la sensazione che ti manchi qualcosa per le mani
...lasciarle a dormire una notte dai nonni e aggirarti smarrita per la casa così vuota
...trovare calzini tuoi nel loro armadio e calzini loro nel tuo cassetto
...aspettare il momento di riabbracciarle dopo una giornata fuori casa
...ricominciare, ogni volta, con un sospiro e un sorriso, cercando di buttarsi alle spalle il nervoso che quel capriccio ti ha fatto montare...e certe volte è veramente dura.
...ricominciare, ogni volta, ricordandosi di come sono sincere ma difficili da mantenere le promesse quando sei piccola
Amarle è aspettare di sentire i loro respiri profondi nel sonno per andare a guardarle dormire e infastidirle con un ultimo bacino, ogni sera.
...annusare i loro pigiamini mentre li ripieghi
...sorridere da sola in ascensore ripensando a qualche loro buffa parola
...resistere alla tentazione di comprare qualsiasi oggetto della amata Peppa
...preparare qualcosa di buono ed essere certe che quella sera la cena sarà etichettata "speciale"
...rimontare per la centesima volta la casetta dei Lego che, giorno dopo giorno si abbatte sotto i loro colpi ma comunque resiste grazie ai tuoi rattoppi quotidiani
...andartene in giro da sola e avere la sensazione che ti manchi qualcosa per le mani
...lasciarle a dormire una notte dai nonni e aggirarti smarrita per la casa così vuota
...trovare calzini tuoi nel loro armadio e calzini loro nel tuo cassetto
...aspettare il momento di riabbracciarle dopo una giornata fuori casa
...ricominciare, ogni volta, con un sospiro e un sorriso, cercando di buttarsi alle spalle il nervoso che quel capriccio ti ha fatto montare...e certe volte è veramente dura.
...ricominciare, ogni volta, ricordandosi di come sono sincere ma difficili da mantenere le promesse quando sei piccola
Amarle è aspettare di sentire i loro respiri profondi nel sonno per andare a guardarle dormire e infastidirle con un ultimo bacino, ogni sera.
lunedì 10 marzo 2014
Di lavoro, ricordi e speranze inattese
Una mattina di sole, alle soglie della primavera passeggio per le strade del centro e mi raggiunge un ricordo. Mi rivedo seduta su una di quelle panchine gelide, imbaccuccata nella sciarpa mentre addento un panino e ti aspetto, al freddo.
Aspetto che tu scenda ed esca da quel portone, aspetto quei venti minuti di pausa in cui scambiare due chiacchere e poi riprendere ognuno una direzione diversa, io ancora verso le lezioni all'università e tu già al lavoro, il tuo primo, quello che forse hai fatto gratis per un paio di mesi prima di iniziare a fare sul serio.
Quanti bivii, quante scelte da quel momento, quante valigie, aerei, trasferte, reperibilità notturne, quante feste interrotte dal telefono che squillava, quanti colleghi e posti nuovi hai conosciuto, quanti cibi strani hai provato, quante colazioni ti sei gustato seppur in solitaria...
Quante telefonate ad ore impensabili e squilli per dirmi che eri partito o eri arrivato.
Hai dovuto cambiare e ricominciare, fermarti e ripartire.
Adesso un altro cambiamento è alle porte, arrivato rapido e inatteso.
Adesso forse è di nuovo ora di ricominciare.
Spero che questa sia la tua meritata quiete.
Aspetto che tu scenda ed esca da quel portone, aspetto quei venti minuti di pausa in cui scambiare due chiacchere e poi riprendere ognuno una direzione diversa, io ancora verso le lezioni all'università e tu già al lavoro, il tuo primo, quello che forse hai fatto gratis per un paio di mesi prima di iniziare a fare sul serio.
Quanti bivii, quante scelte da quel momento, quante valigie, aerei, trasferte, reperibilità notturne, quante feste interrotte dal telefono che squillava, quanti colleghi e posti nuovi hai conosciuto, quanti cibi strani hai provato, quante colazioni ti sei gustato seppur in solitaria...
Quante telefonate ad ore impensabili e squilli per dirmi che eri partito o eri arrivato.
Hai dovuto cambiare e ricominciare, fermarti e ripartire.
Adesso un altro cambiamento è alle porte, arrivato rapido e inatteso.
Adesso forse è di nuovo ora di ricominciare.
Spero che questa sia la tua meritata quiete.
martedì 4 marzo 2014
Non abbiate paura di ricominciare
Non abbiate paura di ricominciare, non abbiate paura del sonno perso, dei risvegli che vi sfiniscono, dello sconvolgere per la seconda volta i ritmi appena riconquistati
Non abbiate paura del pianto esasperato per le coliche o di quello rabbioso della sorellina grande diventata gelosa
Non abbiate paura della stanchezza, della testa piena di orari e scadenze, vaccini, colloqui all'asilo, pannolini da comprare, pappine da fare
Non abbiate paura dei sensi di colpa, enormi, prepotenti e subdoli che si presentano ad ogni lacrima che spunta sulla guancia della vostra bambina grande
Non abbiate paura del tempo di qualità o della quantità o di entrambi, tanto all'inizio non ci sarà nè uno nè l'altro
Non abbiate paura di soffrire nel vederla soffrire, non abbiate paura dei suoi capricci, delle sue regressioni
Non abbiate paura perchè, vi assicuro, qualche anno più tardi vi capiterà di metterla a letto accanto alla sua piccola compagna di giochi e di vita che già dorme da un'ora e di vederla sporgersi verso di lei, accarezzarle la guancia e sussurrarvi: "Com'è bella!"
Non abbiate paura, la cosa più grave che potrà succedervi è che vi scoppi il cuore di gioia.
Non abbiate paura del pianto esasperato per le coliche o di quello rabbioso della sorellina grande diventata gelosa
Non abbiate paura della stanchezza, della testa piena di orari e scadenze, vaccini, colloqui all'asilo, pannolini da comprare, pappine da fare
Non abbiate paura dei sensi di colpa, enormi, prepotenti e subdoli che si presentano ad ogni lacrima che spunta sulla guancia della vostra bambina grande
Non abbiate paura del tempo di qualità o della quantità o di entrambi, tanto all'inizio non ci sarà nè uno nè l'altro
Non abbiate paura di soffrire nel vederla soffrire, non abbiate paura dei suoi capricci, delle sue regressioni
Non abbiate paura perchè, vi assicuro, qualche anno più tardi vi capiterà di metterla a letto accanto alla sua piccola compagna di giochi e di vita che già dorme da un'ora e di vederla sporgersi verso di lei, accarezzarle la guancia e sussurrarvi: "Com'è bella!"
Non abbiate paura, la cosa più grave che potrà succedervi è che vi scoppi il cuore di gioia.
giovedì 27 febbraio 2014
Cinque pulcini
L'anno scorso erano quattro i pinguini che avevi sulla tua torta, bianca e azzurra come il ghiaccio; quest'anno sono stati cinque i pulcini su un prato verde a festeggiare i tuoi anni.
Pochi giorni prima che nascessi appoggiavo il tuo coniglio bianco a strisce rosa sulla pancia per farti ascoltare la musica che usciva dal suo cappello; quello stesso coniglio ti fa compagnia da allora nel letto ogni notte: tu lo stringi, poi lasci cadere, lo cerchi, reclami e qualche volta lo abbandoni tra i cuscini.
Ora sei qui, grande, alta e magra, decisa nei tuoi gusti e nelle tue amicizie, ma spesso con la testa tra le farfalle, proprio come quella foto che ci ha regalato la nostra amica A. Pensosa e attenta, cogli tutto ciò che viene detto e non detto, capisci al volo i malumori e ti stupisci ancora se ti diciamo che ti vogliamo bene, sgranando i tuoi occhioni.
Hai imparato a fischiare e a pattinare, hai provato il terrore di scivolare su una montagna innevata.
Sei dolce e generosa ma continui a sgridare papà per il suo disordine e stai diventando una piccola suocera che monitora le nostre uscite serali, esprimendo tutto il tuo disappunto.
Hai istituito il "confessionale" alla sera quando, comoda e calda nel tuo lettino, decidi di snocciolare tutte le tue strane domande e curiosità. Ma è anche il momento delle coccole in esclusiva e dei racconti della giornata, il tutto accompagnato dal rumore pieno del russare di tua sorella.
Stamattina sei stata svegliata dalla vocina di Lalli e insieme siete venute nel lettone, come nei giorni di festa, poi mentre la mamma si vestiva e papà preparava la colazione vi siete messe a giocare nascondendovi tra le coperte e ridendo con la vostra risata tintinnante.
Così ho pensato che era stato davvero un risveglio speciale, degno di un giorno di festa!
Pochi giorni prima che nascessi appoggiavo il tuo coniglio bianco a strisce rosa sulla pancia per farti ascoltare la musica che usciva dal suo cappello; quello stesso coniglio ti fa compagnia da allora nel letto ogni notte: tu lo stringi, poi lasci cadere, lo cerchi, reclami e qualche volta lo abbandoni tra i cuscini.
Ora sei qui, grande, alta e magra, decisa nei tuoi gusti e nelle tue amicizie, ma spesso con la testa tra le farfalle, proprio come quella foto che ci ha regalato la nostra amica A. Pensosa e attenta, cogli tutto ciò che viene detto e non detto, capisci al volo i malumori e ti stupisci ancora se ti diciamo che ti vogliamo bene, sgranando i tuoi occhioni.
Hai imparato a fischiare e a pattinare, hai provato il terrore di scivolare su una montagna innevata.
Sei dolce e generosa ma continui a sgridare papà per il suo disordine e stai diventando una piccola suocera che monitora le nostre uscite serali, esprimendo tutto il tuo disappunto.
Hai istituito il "confessionale" alla sera quando, comoda e calda nel tuo lettino, decidi di snocciolare tutte le tue strane domande e curiosità. Ma è anche il momento delle coccole in esclusiva e dei racconti della giornata, il tutto accompagnato dal rumore pieno del russare di tua sorella.
Stamattina sei stata svegliata dalla vocina di Lalli e insieme siete venute nel lettone, come nei giorni di festa, poi mentre la mamma si vestiva e papà preparava la colazione vi siete messe a giocare nascondendovi tra le coperte e ridendo con la vostra risata tintinnante.
Così ho pensato che era stato davvero un risveglio speciale, degno di un giorno di festa!
lunedì 24 febbraio 2014
Diverse, uguali
A guadarvi vicine sembrate quasi gemelle: stesso naso piccolo e morbido, stessa pelle liscia, la stessa luce furbetta negli occhi; Uguali, mentre dormite a pancia in giù con una mano sotto la guancia e l'altro braccio intorno ad un pupazzo, amato e strapazzato.
Uguali quando ridete, quando vi arrabbiate, quando fate le maestre ai vostri bambolotti; Quando volete raccontare la giornata all'asilo, quando vi schizzate l'acqua nel bagnetto e quando volete dimostrare di essere grandi e autonome.
A guardarvi bene si scopre che siete però tanto diverse: una timida, l'altra la regina del palcoscenico, una coscienziosa e ligia al dovere, l'altra un po' ribelle e cocciuta.
Una alta e magra, si muove leggera su due gambe sottili, l'altra ancora avvolta in un corpo mordido, con i piedi cicciotti e le guance ripiene.
Diverse nel modo di chiedere attenzioni e coccole, diverse nel pianto; Una dormigliona, l'altra con la sveglia incorporata, una appassionata di George e l'altra della sorellona Peppa;
Diverse nell'affrontare paure, novità, cambiamenti, nel vivere la quotidianità, nello stare in mezzo alla gente.
Siete così differenti da diventare quasi complementari.
Vi auguro di affrontare il mondo sempre così, a braccetto, arrivando una dove l'altra fatica, in perfetta cordata, tendendovi sempre la mano, senza stancarvi di aspettarvi e incoraggiarvi a vicenda.
Senza stancarvi di guardarvi con quello sguardo complice che vi siete create e dal quale siamo tutti misteriosamente esclusi, senza smettere di chiamarvi, proprio come fate nelle mattine di festa, quando un lungo corridoio vi separa dal letto caldo di mamma e papà...che si riesce a raggiungere solo tenendovi per mano, sussurrando "vieni, piccola!"
Uguali quando ridete, quando vi arrabbiate, quando fate le maestre ai vostri bambolotti; Quando volete raccontare la giornata all'asilo, quando vi schizzate l'acqua nel bagnetto e quando volete dimostrare di essere grandi e autonome.
A guardarvi bene si scopre che siete però tanto diverse: una timida, l'altra la regina del palcoscenico, una coscienziosa e ligia al dovere, l'altra un po' ribelle e cocciuta.
Una alta e magra, si muove leggera su due gambe sottili, l'altra ancora avvolta in un corpo mordido, con i piedi cicciotti e le guance ripiene.
Diverse nel modo di chiedere attenzioni e coccole, diverse nel pianto; Una dormigliona, l'altra con la sveglia incorporata, una appassionata di George e l'altra della sorellona Peppa;
Diverse nell'affrontare paure, novità, cambiamenti, nel vivere la quotidianità, nello stare in mezzo alla gente.
Siete così differenti da diventare quasi complementari.
Vi auguro di affrontare il mondo sempre così, a braccetto, arrivando una dove l'altra fatica, in perfetta cordata, tendendovi sempre la mano, senza stancarvi di aspettarvi e incoraggiarvi a vicenda.
Senza stancarvi di guardarvi con quello sguardo complice che vi siete create e dal quale siamo tutti misteriosamente esclusi, senza smettere di chiamarvi, proprio come fate nelle mattine di festa, quando un lungo corridoio vi separa dal letto caldo di mamma e papà...che si riesce a raggiungere solo tenendovi per mano, sussurrando "vieni, piccola!"
martedì 18 febbraio 2014
Il cerchio della vita
Stamattina, prima di andare all'asilo, Marta e Marghe guardano il libro di Nemo.
Marghe: "Mamma, questa è la mamma del pesciolino?"
Mamma: "No, è il suo papà!"
Marghe: "E la sua mamma dov'è?"
Mamma: "La sua mamma non c'è..."
Marghe: "Perchè?"
Ecco, e mò come te lo spiego?
Marta: "Semplice: è andata in cielo, no?"
Marghe: "Perchè?"
Ma proprio stamattina dovevamo addentrarci nei discorsi del ciclo della vita? Sai, la natura a volte è crudele, ma deve fare il suo corso...Però come faccio a dirti che la mamma di un pesciolino così piccolo non c'è più? Che se la sono mangiata in un boccone?
Marta: " Se l'è mangiata quel pesce grande..."
Papà: "Si chiama Barracuda!"
Ehm, grazie caro, magari però non è il caso di aggiungere particolari a questa storia...lasciamola scivolare via senza soffermarci troppo, dai...
Marghe: "Ah..."
Ecco, adesso è li pensierosa...chissà se le verrà paura di perdere la sua mamma...proprio in questo periodo in cui all'asilo diventa triste e si mette a piangere, proprio lei che è sempre stata autonoma e sicura...adesso è in crisi....chissà se questa storia l'avrà turbata di più...
Marghe: "Ma...ma se l'è mangiata a pranzo o a colazione?"
Marghe: "Mamma, questa è la mamma del pesciolino?"
Mamma: "No, è il suo papà!"
Marghe: "E la sua mamma dov'è?"
Mamma: "La sua mamma non c'è..."
Marghe: "Perchè?"
Ecco, e mò come te lo spiego?
Marta: "Semplice: è andata in cielo, no?"
Marghe: "Perchè?"
Ma proprio stamattina dovevamo addentrarci nei discorsi del ciclo della vita? Sai, la natura a volte è crudele, ma deve fare il suo corso...Però come faccio a dirti che la mamma di un pesciolino così piccolo non c'è più? Che se la sono mangiata in un boccone?
Marta: " Se l'è mangiata quel pesce grande..."
Papà: "Si chiama Barracuda!"
Ehm, grazie caro, magari però non è il caso di aggiungere particolari a questa storia...lasciamola scivolare via senza soffermarci troppo, dai...
Marghe: "Ah..."
Ecco, adesso è li pensierosa...chissà se le verrà paura di perdere la sua mamma...proprio in questo periodo in cui all'asilo diventa triste e si mette a piangere, proprio lei che è sempre stata autonoma e sicura...adesso è in crisi....chissà se questa storia l'avrà turbata di più...
Marghe: "Ma...ma se l'è mangiata a pranzo o a colazione?"
sabato 15 febbraio 2014
Pieni e vuoti
Giornate vuote.
Giornate vuote da riempire a piacimento, giornate vuote e lente, giornate di libertà.
Tempo tutto mio, da inventare ma anche da lasciare passare, come capita, cogliendo le possibilità quando arrivano.
Tempo dilatato, goduto, tempo in solitaria, di passeggiate e pensieri densi, tempo in compagnia, coccolata da mamma e papà, tempo di chiacchiere fitte con le cugine, di risate con gli amici, di pranzi condivisi e dolci da assaggiare.
Intere mattinate in cucina a sperimentare, lunghe telefonate e proposte in cui buttarsi, libri finalmente letti senza rubare ore al sonno.
Tempo per sporcarsi le mani di pittura azzurra all'asilo con le bimbe, per sistemare un intero anno di foto negli album, tempo per riguardare lentamente quelle immagini e rendersi conto di come corre la vita.
Tempo di progetti, tempo per parlare e sognare insieme.
Tempo per guardarsi indietro e capire di non avere nessuna malinconia per quello che era, tempo per pensare al nuovo debutto...che si sta facendo aspettare.
Tempo che insegna ad apprezzare il vuoto, la calma, il silenzio, a guardarsi intorno con occhi più attenti.
Tempo che insegna a pazientare.
Giornate vuote da riempire a piacimento, giornate vuote e lente, giornate di libertà.
Tempo tutto mio, da inventare ma anche da lasciare passare, come capita, cogliendo le possibilità quando arrivano.
Tempo dilatato, goduto, tempo in solitaria, di passeggiate e pensieri densi, tempo in compagnia, coccolata da mamma e papà, tempo di chiacchiere fitte con le cugine, di risate con gli amici, di pranzi condivisi e dolci da assaggiare.
Intere mattinate in cucina a sperimentare, lunghe telefonate e proposte in cui buttarsi, libri finalmente letti senza rubare ore al sonno.
Tempo per sporcarsi le mani di pittura azzurra all'asilo con le bimbe, per sistemare un intero anno di foto negli album, tempo per riguardare lentamente quelle immagini e rendersi conto di come corre la vita.
Tempo di progetti, tempo per parlare e sognare insieme.
Tempo per guardarsi indietro e capire di non avere nessuna malinconia per quello che era, tempo per pensare al nuovo debutto...che si sta facendo aspettare.
Tempo che insegna ad apprezzare il vuoto, la calma, il silenzio, a guardarsi intorno con occhi più attenti.
Tempo che insegna a pazientare.
lunedì 10 febbraio 2014
Amarcord
Una sera ti ritrovi con quei vecchi compagni che hai lasciato 12 anni fa nel cortile della tua scuola; quelli con cui facevi ogni giorno cinque piani di scale a piedi e l'unica volta che hai usato l'ascensore ti sei presa una nota sul registro; alcuni amati, altri mal sopportati, alcuni ammirati, altri derisi con quel metro di giudizio fermo e severo, senza vie di mezzo, privo di compromessi quale è quello degli adolescenti.
Erano loro, i compagni con cui hai viaggiato a notte fonda su un treno piuttosto lurido durante l'unica gita in cinque anni di Liceo, quelli che avevano rubato il testo di un compito di storia per poi costituirsi alla prof il giorno successivo, quelli che scrivevano frasi poco gentili ai ragazzi del liceo artistico di fronte, mostrandole fieri dalle finestre; quelli che si nascondevano sotto il banco per non essere interrogati di fisica, che finivano i disegni nell'ora di inglese e studiavano filosofia nell'ora di italiano. Erano pieni di entusiasmo e fiducia, molti con le idee chiare su quello che il futuro doveva riservarci.
Li avevi incontrati già sei anni fa, tu grassa e ripiena, agli sgoccioli della tua gravidanza, guardata come un animale raro. Erano sempre loro, quasi tutti freschi di laurea o con un lavoro nuovo, ancora felici, forse meno entusiasti, ma sempre fiduciosi e convinti delle strade intraprese. Tu ti aggiravi goffa, felice, coccolata e un po' malinconica al pensiero di quello che avevi lasciato indietro e impaurita per ciò che si stava preparando.
Una sera ti ritrovi con quei vecchi compagni che nel frattempo sono emigrati, espatriati, sono donne in carriera o ancora alla ricerca di cosa voler fare da grandi; Li riconosci, sono sempre loro ma un po' cresciuti, ormai disincantati, alcuni soddisfatti, altri alla ricerca di un lavoro perfetto che non si trova mai.
Ma sono anche ragazze panciute e neopapà che parlano tutta la sera di coliche e pannolini, che ti guardano con invidia e incredulità chiedendoti se è vero che poi i bimbi crescono e si ricomincia a dormire, stupendosi del fatto che l'ansia da neonato l'hai vissuta anche tu ma ormai è solo un ricordo.
Adesso ti senti in un limbo sicuro, sei praticamente il guru della serata, serafica dispensatrice di consigli -almeno stavolta- richiestissimi.
Così ci saluta, raccomandandosi di non far passare altri sei anni.
E li qualcuno ti fa notare che tra tutto quel tempo tu potresti essere alle prese con una pre-adolescente, invischiata tra fidanzatini e le prime uscite pomeridiane, tra gli ormoni scatenati e umori altalenanti.
Un brivido ti pervade...lasciatemi nel mio limbo, sono appena uscita dal tunnel!
Questo post partecipa al blogstorming
Erano loro, i compagni con cui hai viaggiato a notte fonda su un treno piuttosto lurido durante l'unica gita in cinque anni di Liceo, quelli che avevano rubato il testo di un compito di storia per poi costituirsi alla prof il giorno successivo, quelli che scrivevano frasi poco gentili ai ragazzi del liceo artistico di fronte, mostrandole fieri dalle finestre; quelli che si nascondevano sotto il banco per non essere interrogati di fisica, che finivano i disegni nell'ora di inglese e studiavano filosofia nell'ora di italiano. Erano pieni di entusiasmo e fiducia, molti con le idee chiare su quello che il futuro doveva riservarci.
Li avevi incontrati già sei anni fa, tu grassa e ripiena, agli sgoccioli della tua gravidanza, guardata come un animale raro. Erano sempre loro, quasi tutti freschi di laurea o con un lavoro nuovo, ancora felici, forse meno entusiasti, ma sempre fiduciosi e convinti delle strade intraprese. Tu ti aggiravi goffa, felice, coccolata e un po' malinconica al pensiero di quello che avevi lasciato indietro e impaurita per ciò che si stava preparando.
Una sera ti ritrovi con quei vecchi compagni che nel frattempo sono emigrati, espatriati, sono donne in carriera o ancora alla ricerca di cosa voler fare da grandi; Li riconosci, sono sempre loro ma un po' cresciuti, ormai disincantati, alcuni soddisfatti, altri alla ricerca di un lavoro perfetto che non si trova mai.
Ma sono anche ragazze panciute e neopapà che parlano tutta la sera di coliche e pannolini, che ti guardano con invidia e incredulità chiedendoti se è vero che poi i bimbi crescono e si ricomincia a dormire, stupendosi del fatto che l'ansia da neonato l'hai vissuta anche tu ma ormai è solo un ricordo.
Adesso ti senti in un limbo sicuro, sei praticamente il guru della serata, serafica dispensatrice di consigli -almeno stavolta- richiestissimi.
Così ci saluta, raccomandandosi di non far passare altri sei anni.
E li qualcuno ti fa notare che tra tutto quel tempo tu potresti essere alle prese con una pre-adolescente, invischiata tra fidanzatini e le prime uscite pomeridiane, tra gli ormoni scatenati e umori altalenanti.
Un brivido ti pervade...lasciatemi nel mio limbo, sono appena uscita dal tunnel!
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martedì 4 febbraio 2014
IL momento
Poi un giorno arriva.
Improvvisamente, senza dare il benchè minimo avviso, neanche il sospetto che potesse accadere davvero.
Inaspettatamente perchè ormai, dopo tutto quel tempo non ci pensavi più, non te lo ricordavi proprio che ancora esistesse, l'avevi cancellato totalmente dalla tua testa.
Arriva così, in un sabato pomeriggio: ti sorprende sola, mentre le bimbe giocano accanto a te. Loro sono li e vedono, osservano tutto. Ma non intervengono. Tranquille continuano le loro attività e un po' ti sorridono, forse intenerite dal tuo sguardo perso.
Tu, sorpresa, incredula e scossa, non sai se gioire, stupirti o stare ferma in contemplazione ancora qualche minuto.
Stai all'erta, quasi spaventata e poi lo riconosci, capisci che è proprio lui.
Ed è tutto per te, questa volta è veramente arrivato, proprio quando non lo cercavi più, quando il ricordo si era sbiadito, lui si ripresenta in tutto il suo devastante fascino.
Eccolo, il momento è finalmente arrivato: siete soli tu e lui....
Ma tu sei pietrificata, la tua mente corre veloce mentre il corpo è immobile.
Cosa fai, Chiara?
Dai su, che poi passa e chissà quando torna!
Dai, muoviti, fai qualcosa, anche la più stupida e inutile ma falla!
Insomma, cinque anni di vita nel frullatore ti hanno azzerato la fantasia?
Succede così, in sabato pomeriggio qualsiasi...davanti alle tue bambine.
Succede che hai finito di lavare, riordinare, pulire tutta la cucina. Come gli altri sabati. Ma questa volta hai finito prima.
Le bambine sono tutte prese dalle loro cose e tu resti sola con lui: il tuo momento di noia, di vuoto, di spazio da riempire di cose futili e non produttive.
Il panico ti assale perchè non sai cosa fare. Nella tua testa balenano mille idee ma il momento di noia è breve e tu hai paura di sprecarlo; L'agitazione sale, il respiro si fa corto, forse inizi anche a sudare un po',
Così resti li, impietrita.
Poi un mezzo sorriso compare, come stampato sulla faccia. Ti siedi, ricominci a respirare e realizzi con gioia che è proprio vero, lo stai vivendo.
Loro sono li ma non ti vengono subito a cercare, non ti chiedono l'acqua, o di rimettere un vestitino ad una bambola, o di sedare una lite; Nessuna delle due ha stimoli fisiologici impellenti, nè necessità improrogabile di sapere cosa stai facendo, nè di guardarti mentre lo stai facendo...
Nessuno ha bisogno di te e tu sei li, a mollo nel tuo momento di inattività dopo aver persino spento tutte quelle voci nella tua testa che ti suggeriscono quelle cose che potresti fare domani ma se le fai subito è meglio...
Stai li, senza fare niente e lo vivi fino in fondo.
Senza fare assolutamente niente.
Improvvisamente, senza dare il benchè minimo avviso, neanche il sospetto che potesse accadere davvero.
Inaspettatamente perchè ormai, dopo tutto quel tempo non ci pensavi più, non te lo ricordavi proprio che ancora esistesse, l'avevi cancellato totalmente dalla tua testa.
Arriva così, in un sabato pomeriggio: ti sorprende sola, mentre le bimbe giocano accanto a te. Loro sono li e vedono, osservano tutto. Ma non intervengono. Tranquille continuano le loro attività e un po' ti sorridono, forse intenerite dal tuo sguardo perso.
Tu, sorpresa, incredula e scossa, non sai se gioire, stupirti o stare ferma in contemplazione ancora qualche minuto.
Stai all'erta, quasi spaventata e poi lo riconosci, capisci che è proprio lui.
Ed è tutto per te, questa volta è veramente arrivato, proprio quando non lo cercavi più, quando il ricordo si era sbiadito, lui si ripresenta in tutto il suo devastante fascino.
Eccolo, il momento è finalmente arrivato: siete soli tu e lui....
Ma tu sei pietrificata, la tua mente corre veloce mentre il corpo è immobile.
Cosa fai, Chiara?
Dai su, che poi passa e chissà quando torna!
Dai, muoviti, fai qualcosa, anche la più stupida e inutile ma falla!
Insomma, cinque anni di vita nel frullatore ti hanno azzerato la fantasia?
Succede così, in sabato pomeriggio qualsiasi...davanti alle tue bambine.
Succede che hai finito di lavare, riordinare, pulire tutta la cucina. Come gli altri sabati. Ma questa volta hai finito prima.
Le bambine sono tutte prese dalle loro cose e tu resti sola con lui: il tuo momento di noia, di vuoto, di spazio da riempire di cose futili e non produttive.
Il panico ti assale perchè non sai cosa fare. Nella tua testa balenano mille idee ma il momento di noia è breve e tu hai paura di sprecarlo; L'agitazione sale, il respiro si fa corto, forse inizi anche a sudare un po',
Così resti li, impietrita.
Poi un mezzo sorriso compare, come stampato sulla faccia. Ti siedi, ricominci a respirare e realizzi con gioia che è proprio vero, lo stai vivendo.
Loro sono li ma non ti vengono subito a cercare, non ti chiedono l'acqua, o di rimettere un vestitino ad una bambola, o di sedare una lite; Nessuna delle due ha stimoli fisiologici impellenti, nè necessità improrogabile di sapere cosa stai facendo, nè di guardarti mentre lo stai facendo...
Nessuno ha bisogno di te e tu sei li, a mollo nel tuo momento di inattività dopo aver persino spento tutte quelle voci nella tua testa che ti suggeriscono quelle cose che potresti fare domani ma se le fai subito è meglio...
Stai li, senza fare niente e lo vivi fino in fondo.
Senza fare assolutamente niente.
sabato 25 gennaio 2014
La terza legge di Murphy di mamma e papà
La terza legge di Murphy sarebbe piuttosto banale se non ci fossero, come nel nostro caso, due aggravanti che la rendono ancor più beffarda:
1) Io e Marco non usciamo quasi mai da soli, non abbiamo mai fatto un weekend senza le bimbe probabilmente nemmeno una sola giornata. Qualche volta riusciamo a concederci una serata lasciandole a dormire dai nonni
2) Le bimbe non si ammalano quasi mai; solitamente si prendono la classica influenza verso fine gennaio e qualche rarissima febbre che dura 1-2 giorni senza lasciare strascichi.
Detto ciò avrete già capito a cosa mi riferisco: In questi giorni di "transizione" lavorativa sono più libera e con Marco avevamo pensato di prenderci una giornata per andare da soli a sciare.
Andando in un giorno feriale avremmo trovato le piste poco affollate e le bimbe avrebbero "accusato" meno la nostra mancanza trascorrendo quasi tutta la giornata all'asilo.
In tutto ciò mettiamoci anche il fatto che in mezzo a settimane di piogge quasi ininterrotte questi giorni sarebbero dovuti essere invece sereni (e infatti oggi è proprio una "giornata da sci": cielo terso e bello freddo!)
Bhe....è inutile raccontare la conclusione di tutta la storia: nella notte tra mercoledi e giovedi Marghe si è svegliata con la febbre...
Addio giornata di sci!
1) Io e Marco non usciamo quasi mai da soli, non abbiamo mai fatto un weekend senza le bimbe probabilmente nemmeno una sola giornata. Qualche volta riusciamo a concederci una serata lasciandole a dormire dai nonni
2) Le bimbe non si ammalano quasi mai; solitamente si prendono la classica influenza verso fine gennaio e qualche rarissima febbre che dura 1-2 giorni senza lasciare strascichi.
Detto ciò avrete già capito a cosa mi riferisco: In questi giorni di "transizione" lavorativa sono più libera e con Marco avevamo pensato di prenderci una giornata per andare da soli a sciare.
Andando in un giorno feriale avremmo trovato le piste poco affollate e le bimbe avrebbero "accusato" meno la nostra mancanza trascorrendo quasi tutta la giornata all'asilo.
In tutto ciò mettiamoci anche il fatto che in mezzo a settimane di piogge quasi ininterrotte questi giorni sarebbero dovuti essere invece sereni (e infatti oggi è proprio una "giornata da sci": cielo terso e bello freddo!)
Bhe....è inutile raccontare la conclusione di tutta la storia: nella notte tra mercoledi e giovedi Marghe si è svegliata con la febbre...
Addio giornata di sci!
sabato 18 gennaio 2014
Avvocato difensore
Marghe: "Il nonno è proprio bravo: mette tutto a posto, prepara la pappa, pulisce..."
Mamma: "Ah, si? E la nonna cosa fa?"
Marghe: "Niente! Lei lava solo i piatti!"
Marta: "Oh! Ma la nonna va a lavorare!"
Mamma: "Ah, si? E la nonna cosa fa?"
Marghe: "Niente! Lei lava solo i piatti!"
Marta: "Oh! Ma la nonna va a lavorare!"
lunedì 13 gennaio 2014
Anni luce
Cinque anni fa, a quest'ora eravamo da sole...o meglio...ero da sola
con la mia panza in cui c'eri tu che sguazzavi tranquilla: Papà ai tempi
volava in giro per il mondo e infatti era partito il giorno della
Befana per il Sud Africa.
Io tentavo di metter via tutte le decorazioni natalizie nonostante l'evidente ingombro anteriore e non so come ho fatto a non partorirti direttamente sull'albero di Natale mentre con tutti gli sforzi possibili tentavo di ri-infilarlo in una scatola troppo piccola per tutti quegli odiosissimi rami.
Stasera ti sei addormentata con le braccia piegate e i pugni chiusi, come da neonata nella culla...tra poco più di un mese fai cinque anni e la tua mamma si sente distante anni luce da quella di allora...
Io tentavo di metter via tutte le decorazioni natalizie nonostante l'evidente ingombro anteriore e non so come ho fatto a non partorirti direttamente sull'albero di Natale mentre con tutti gli sforzi possibili tentavo di ri-infilarlo in una scatola troppo piccola per tutti quegli odiosissimi rami.
Cinque anni fa era iniziato finalmente il mio mese di maternità e io mi sollazzavo
tra passeggiate quotidiane per cercare di contenere lo scorrere
vertiginoso della bilancia, le ripetizioni e la preparazione degli
ultimi due esami di psicologia di mia cugina che ospitavo per lunghi
pomeriggi di ripasso insieme, cosa che mi ha fruttato un' enorme cultura
sulla teoria dell'attaccamento di Bowlby...niente di più azzeccato!
Preparavo il corredino e ricamavo le mucche sui tuoi bavaglini, riordinavo i regali che quel Natale erano arrivati quasi tutti per te, cercavo di districarmi tra le voci inquietanti della lista per l'ospedale e facevo lo slalom tra la gente per strada che già iniziava a fare commenti inopportuni sulle dimensioni della mia circonferenza.
Cinque anni fa con papà andavamo ancora alle feste di carnevale e io avevo sfoggiato il mio originale costume da pianeta con tanto di anello intorno alla pancia, occupavamo quella che ora è la vostra cameretta con tavolate di amici che si abbuffavano di pasta al pesto e carciofi fritti, passavamo serate a guardare programmi insulsi davanti alla tv.
Tu
nuotavi tranquilla senza sapere che là fuori c'era una mamma ignara,
forse anche un po' incosciente, sicuramente impaurita che ti stava
aspettando.
Una mamma che, secchiona, leggeva tanti libri per cercare di imparare ed evitare di sbagliare.
mercoledì 8 gennaio 2014
Ogni laboratorio, un odore
Come le case, ogni laboratorio ha il suo odore. Spesso è un odore cattivo ma alla fine ti ci affezioni.
Così come alle persone, con cui hai lavorato gomito a gomito per mesi interi, con cui hai contribuito a produrre quegli stessi odori, tanto fastidiosi per chi non è abituato.
Ogni laboratorio poi ha le sue abitudini, i suoi riti, i suoi tabù.
Otto anni fa ho messo piede per la prima volta in laboratorio e da quel giorno ho bucato, macchiato, strappato svariati camici, rovinato jeans e scarpe, ho ascoltato confidenze delle tesiste seduta su uno sgabello sotto cappa, ho consolato lacrime per esami andati male e mi sono emozionata al momento delle discussioni delle tesi.
Il primo laboratorio era piccolo e sapeva di zolfo, etere e caffè; ero in compagnia di S. e A. con i quali smezzavamo cannoli alla nutella nelle occasioni importanti; I miei prodotti erano tutti gialli, arancioni e rossi e io navigavo ignara e felice nella speranza di essere dei loro prima o poi.
Il secondo laboratorio mi ha portata tra la nebbia, in compagnia del Tiziano che mi ha reso la vita difficile per i primi tre mesi. Poi, come per incanto, tutto ha preso a girare per il verso giusto. Di quel periodo ricordo l'odore di acetato d'etile, usato a fiumi per purificare i prodotti, il grigio dell'ambiente che si sposava benissimo con il cielo plumbeo di gennaio, il senso di inedaguatezza, lo smarrimento davanti ad un'esperienza che sembrava più grande di me ma anche una bella amicizia con una ragazza gentile, la soddisfazione di andar via, sei mesi dopo, felice di aver conquistato la simpatia di tutto il piano.
Il terzo laboratorio è stato il migliore, sempre tra la nebbia ma in un centro fantastico. Qui non puzze ma solo odori piacevoli, persone gentili, una cappa tutta mia e tante cose nuove da imparare e gestire.
In quei mesi sarei andata a lavorare anche nel we e certi giorni potevo passarci dieci ore senza neanche accorgermene. Un periodo bellissimo è stato Dicembre: scandito dalla preparazione del concerto di Natale con il coro aziendale.
Nel quarto laboratorio ero di nuovo "a casa", nello stesso ambiente dell'inizio ma due piani più in alto, una stanza enorme. Le giornate passate in solitaria sono state molte ma è stato li che ho scoperto la compagnia della radio accesa tra una reazione e l'altra.
L'ultimo laboratorio ha un odore competamente diverso, ha avuto regole, equilibri, rapporti nuovi. Questi ultimi due anni sono stati quelli della disillusione, del lavoro senza soddisfazioni, delle assurdità. Ho trovato comunque una bella amicizia, ho fatto pace con le mie aspirazioni, ho ridimensionato i miei orizzonti.
Li ricorderò per le chiacchiere "mistiche", per il fischiettare e canticchiare continuo, per la pausa caffè a mezzogiorno; Ricorderò i pranzi e le feste, la confidenza ormai strappata a tutti quanti, i discorsi seri a tu per tu in ogni angolo del dipartimento.
Li ricorderò con un sorriso, nonostante tutto.
Così come alle persone, con cui hai lavorato gomito a gomito per mesi interi, con cui hai contribuito a produrre quegli stessi odori, tanto fastidiosi per chi non è abituato.
Ogni laboratorio poi ha le sue abitudini, i suoi riti, i suoi tabù.
Otto anni fa ho messo piede per la prima volta in laboratorio e da quel giorno ho bucato, macchiato, strappato svariati camici, rovinato jeans e scarpe, ho ascoltato confidenze delle tesiste seduta su uno sgabello sotto cappa, ho consolato lacrime per esami andati male e mi sono emozionata al momento delle discussioni delle tesi.
Il primo laboratorio era piccolo e sapeva di zolfo, etere e caffè; ero in compagnia di S. e A. con i quali smezzavamo cannoli alla nutella nelle occasioni importanti; I miei prodotti erano tutti gialli, arancioni e rossi e io navigavo ignara e felice nella speranza di essere dei loro prima o poi.
Il secondo laboratorio mi ha portata tra la nebbia, in compagnia del Tiziano che mi ha reso la vita difficile per i primi tre mesi. Poi, come per incanto, tutto ha preso a girare per il verso giusto. Di quel periodo ricordo l'odore di acetato d'etile, usato a fiumi per purificare i prodotti, il grigio dell'ambiente che si sposava benissimo con il cielo plumbeo di gennaio, il senso di inedaguatezza, lo smarrimento davanti ad un'esperienza che sembrava più grande di me ma anche una bella amicizia con una ragazza gentile, la soddisfazione di andar via, sei mesi dopo, felice di aver conquistato la simpatia di tutto il piano.
Il terzo laboratorio è stato il migliore, sempre tra la nebbia ma in un centro fantastico. Qui non puzze ma solo odori piacevoli, persone gentili, una cappa tutta mia e tante cose nuove da imparare e gestire.
In quei mesi sarei andata a lavorare anche nel we e certi giorni potevo passarci dieci ore senza neanche accorgermene. Un periodo bellissimo è stato Dicembre: scandito dalla preparazione del concerto di Natale con il coro aziendale.
Nel quarto laboratorio ero di nuovo "a casa", nello stesso ambiente dell'inizio ma due piani più in alto, una stanza enorme. Le giornate passate in solitaria sono state molte ma è stato li che ho scoperto la compagnia della radio accesa tra una reazione e l'altra.
L'ultimo laboratorio ha un odore competamente diverso, ha avuto regole, equilibri, rapporti nuovi. Questi ultimi due anni sono stati quelli della disillusione, del lavoro senza soddisfazioni, delle assurdità. Ho trovato comunque una bella amicizia, ho fatto pace con le mie aspirazioni, ho ridimensionato i miei orizzonti.
Li ricorderò per le chiacchiere "mistiche", per il fischiettare e canticchiare continuo, per la pausa caffè a mezzogiorno; Ricorderò i pranzi e le feste, la confidenza ormai strappata a tutti quanti, i discorsi seri a tu per tu in ogni angolo del dipartimento.
Li ricorderò con un sorriso, nonostante tutto.