Cara Martoletta,
i tuoi anni non stanno più su una sola mano e questo vuol dire che stai inesorabilmente crescendo.
Riguardo la tua foto a quattro mesi mentre ridi a pancia in giù sul nostro lettone e penso che per certe cose sei sempre uguale, osservi tutto con i tuoi occhioni grandi e sorridi.
Sei sempre sulle nuvole ma quando scendi sei così attenta e concreta da farci tremare, capisci senza bisogno di parole, vorresti accontentare tutti e questo a volte mi spaventa un po'.
Passi ore sui Topolini anche se non sai ancora leggere, hai deciso che vuoi essere Pippo e in effetti la coordinazione non è la tua dote migliore fin'ora; a settembre inizierai la scuola che è stata quella di mamma e papà e questo sarà un grande cambiamento, tu da sola senza la tua piccola ombra chiacchierona...
Ti sei appassionata ai cartoni del corpo umano e pensi sempre a quanto dev'essere stanco il tuo omino nel cervello perchè lo fai lavorare in continuazione; con le tue amiche avete capito che dentro siete maschi e fuori femmine ed è per questo che ami Cars, Spongebob e il colore blu.
Cara martoletta, oggi compi sei anni e hai già perso sei denti, ti mancano 40 centimetri per raggiungermi in altezza e forse anche qualcosa in meno, ci separano solo 5 numeri di piede e tutto questo mi sconvolge...
Cara signorina mia, ieri eri emozionata e felice perchè ti saresti addormentata di 5 anni e risvegliata di 6, hai capito che questo è un compleanno importante e ti auguro di godertelo con quella semplicità che ti contraddistingue, con quella gioia che solo chi ha il cuore libero e sereno come te può provare.
Ti voglio tanto, tanto bene
Mamma.
ma anche come Marta, Margherita e Matilde, i miei tre fiorellini e come Marco, il mio gigante buono!
venerdì 27 febbraio 2015
domenica 22 febbraio 2015
Scatole e scatoloni
Scatole e scatoloni iniziano a popolare questa casa: il conto alla rovescia è arrivato a meno un mese e una sottile ansia strisciante inizia a impossessarsi di me.
Una sera passata a togliere quadri e fotografie, ogni pezzo incartato e riposto suscita un ricordo di un momento, una persona, un periodo felice.
Le pareti ora sono bianche e vuote così avremo il tempo di dis-affezionarci a questi muri.
Una domenica trascorsa selezionando le cose da buttare e quelle da tenere, scoperte casuali di oggetti rimasti tanti anni in una scatola, bambole che dalla mamma passano alle bimbe e ricominciano a vivere in altre mani piccole, partecipazioni di matrimonio che fanno capolino da una carta blu e che suscitano tanti pensieri.
Sette anni di vita passata in un soffio, sette anni di amici che sono entrati ed usciti, parenti in visita, annunci emozionati, silenzi notturni rotti dal pianto di piccole neonate, risate cristalline, canzoni cantate a tutte le ore, urlacci della mamma, mattine di festa a giocare nel lettone.
Sette anni a costruire una famiglia che ora è qui e a volte non ce ne capacitiamo, sette anni che ci sembra di esserci sposati ieri e invece...sono passati quasi sette anni.
Ed è ora di andare.
Una sera passata a togliere quadri e fotografie, ogni pezzo incartato e riposto suscita un ricordo di un momento, una persona, un periodo felice.
Le pareti ora sono bianche e vuote così avremo il tempo di dis-affezionarci a questi muri.
Una domenica trascorsa selezionando le cose da buttare e quelle da tenere, scoperte casuali di oggetti rimasti tanti anni in una scatola, bambole che dalla mamma passano alle bimbe e ricominciano a vivere in altre mani piccole, partecipazioni di matrimonio che fanno capolino da una carta blu e che suscitano tanti pensieri.
Sette anni di vita passata in un soffio, sette anni di amici che sono entrati ed usciti, parenti in visita, annunci emozionati, silenzi notturni rotti dal pianto di piccole neonate, risate cristalline, canzoni cantate a tutte le ore, urlacci della mamma, mattine di festa a giocare nel lettone.
Sette anni a costruire una famiglia che ora è qui e a volte non ce ne capacitiamo, sette anni che ci sembra di esserci sposati ieri e invece...sono passati quasi sette anni.
Ed è ora di andare.
martedì 17 febbraio 2015
Cronache di ogni lunedì
Prima le corse per strada perchè si è sempre quasi in ritardo o perchè loro fanno finta di essere in sella alla bici o alla moto.
Poi trafelata tu e sudate loro aprite quella porta: in quel girone dei dannati dove si passa da 5 a 25 gradi in tre secondi vieni raggiunta dall'aria umida e intrisa dell' odore tremendo di cloro che ogni volta risveglia brividi irrisolti.
E poi gli occhiali che si appannano impedendoti di vedere dove sono schizzate le due schegge impazzite, bambini che si rotolano sul pavimento umidiccio, inquietanti sovrascarpe blu, il rumore costante dei phon che rappresentano l'altra tortura di questa faccenda che si ripete ogni lunedì: troppo caldi per poterle asciugare entrambe senza finire in un bagno di sudore ma troppo tiepidi per non richiedere l'impiego di un terzo gettone (da brava genovese il bis viene fatto tenendole entrambe strette strette vicine vicine sotto lo stesso phon)
Si aspetta la sirena che indica il cambio turno, le porte degli spogliatoi si aprono, inizia la corsa per cercare di accaparrarsi un posto sgomitando nella folla.
Svestiti, togli la ciabatta, metti la ciabatta, guai se metti i piedi per terra, mi scappa la pipì, mamma la cuffia mi schiaccia le orecchie, corri che gli altri sono già andati, vieni qui che non hai l'accappatoio, dov'è l'altra? ecco la maestra dei piccoli, prendi lo zaino, lascia i vestiti, tieni le scarpe, togli i sovrascarpe e guadagna l'uscita.
Esci. Uscite.
Esauste e provate, tu e le tue due amiche vi guardate complici negli occhi: avete una buona ragione per sopportare tutto questo.
Una mezz'ora di chiacchiere davanti al caffè!
Poi trafelata tu e sudate loro aprite quella porta: in quel girone dei dannati dove si passa da 5 a 25 gradi in tre secondi vieni raggiunta dall'aria umida e intrisa dell' odore tremendo di cloro che ogni volta risveglia brividi irrisolti.
E poi gli occhiali che si appannano impedendoti di vedere dove sono schizzate le due schegge impazzite, bambini che si rotolano sul pavimento umidiccio, inquietanti sovrascarpe blu, il rumore costante dei phon che rappresentano l'altra tortura di questa faccenda che si ripete ogni lunedì: troppo caldi per poterle asciugare entrambe senza finire in un bagno di sudore ma troppo tiepidi per non richiedere l'impiego di un terzo gettone (da brava genovese il bis viene fatto tenendole entrambe strette strette vicine vicine sotto lo stesso phon)
Si aspetta la sirena che indica il cambio turno, le porte degli spogliatoi si aprono, inizia la corsa per cercare di accaparrarsi un posto sgomitando nella folla.
Svestiti, togli la ciabatta, metti la ciabatta, guai se metti i piedi per terra, mi scappa la pipì, mamma la cuffia mi schiaccia le orecchie, corri che gli altri sono già andati, vieni qui che non hai l'accappatoio, dov'è l'altra? ecco la maestra dei piccoli, prendi lo zaino, lascia i vestiti, tieni le scarpe, togli i sovrascarpe e guadagna l'uscita.
Esci. Uscite.
Esauste e provate, tu e le tue due amiche vi guardate complici negli occhi: avete una buona ragione per sopportare tutto questo.
Una mezz'ora di chiacchiere davanti al caffè!
martedì 10 febbraio 2015
Un nonno molto, molto fotogenico
Marghe: "Marta, mettiamo via le carte dei puffi, giochiamo al gioco del selfie!"
Mamma: "il gioco del selfie? ma lo sai che cosa è il selfie?"
Marta: "Io lo so, mamma...è quello che fa sempre il nonno!!!"
Mamma: "il gioco del selfie? ma lo sai che cosa è il selfie?"
Marta: "Io lo so, mamma...è quello che fa sempre il nonno!!!"
venerdì 6 febbraio 2015
Una sobria Sirenetta
"Mamma, adesso mi metto giù a dormire, faccio come la Sirenetta in fondo al mare!"
"Brava Marghe, allora allunga bene la tua coda azzurra...o verde?"
"No, che dici mamma? La mia coda è fuxia...anzi rosa shocking!"
"Brava Marghe, allora allunga bene la tua coda azzurra...o verde?"
"No, che dici mamma? La mia coda è fuxia...anzi rosa shocking!"
lunedì 2 febbraio 2015
Di asilo, castighi e budini al cioccolato
Ho frequentato l'asilo in due posti diversi: il primo anno più vicino a casa, una struttura piccola e familiare, gli ultimi due in un edificio grande, in cui avevo il terrore di perdermi tra un piano e l'altro o di cadere da quelle scale così larghe e lunghe!
Non ricordo le maestre del primo asilo...in realtà non mi ricordo quasi nulla, a parte che mia cugina aveva convinto sua mamma a farle frequentare il mio stesso asilo pur abitando in tutt'altra zona e che insieme ne combinavamo in continuazione. Spesso infatti ci mettevano in castigo in due angoli della classe con la faccia verso il muro ma io, spavalda, facevo le linguacce alla maestra mentre lei, molto più timida e paurosa viveva queste mie iniziative tra l'ammirazione e il terrore di una punizione peggiore.
Sapevamo tuttavia renderci simpatiche e amabili infatti eravamo entrambe fidanzate con dei bambini che, per dimostrarci quanto tenessero a noi, passavano il tempo tentando maldestramente di prenderci in braccio per portarci via dalle ingiuste punizioni delle maestre.
Del secondo asilo ho qualche ricordo in più, il vino fatto con i nostri piedini, lunghi vermoni di pongo-gioco tabù in casa nostra-, una compagna lamentosa che ogni mattina piangeva perchè voleva la mamma e da un momento all'altro le scendevano due mocciconi lunghissimi dal naso che facevano orripilare tutti quanti.
Mi ricordo "C'era un bel dì la battaglia di Magenta" cantata a squarciagola in corridoio (e la mia gioia molti, molti anni dopo nello scoprire che Magenta esisteva davvero), "Ero in bottega tic-e-tac" che ad un certo punto parlava di piedini fatti di grissini e la cosa non mi piaceva affatto, ricordo l'odore del budino al cioccolato, la mia merenda preferita e mio papà che, arrivando in ritardo a prendermi mi faceva credere che la causa fosse il suo essersi attardato a mangiarne un intero carrello. Era anche questo il motivo per cui non si poteva mai fare il bis di quella prelibatezza.
Tra i vari lavoretti che avemo fatto c'era una rosa di cartapesta per la festa della mamma che era accompagnata da una poesia. Nutro sentimenti contrastanti al riguardo perchè adesso la ricordo con tanta tenerezza ma ai tempi mi aveva creato un certo disappunto: era come una lettera alla mamma in cui le dicevo che avevo preparato una bella rosa per lei ma poi l'avevo persa sul'autobus quindi tanti auguri tanto amore ma tornavo a mani vuote! La cosa non mi era andata giù, intanto perchè dopo tanto lavoro avevo perso tutto e sopratutto perchè noi l'autobus per tornare a casa non lo prendevamo mai, abituati come eravamo a trottare a piedi...insomma, oltre il danno la beffa!
Altra nota dolente di quel periodo fu proprio il famoso fidanzato, anche lui migrato con me nel nuovo asilo e dopo un anno passato alle elementari: a settembre, incontrandolo per i corridoi mi sentii dire con aria di sufficienza che non potevamo più essere fidanzati perchè lui ormai aveva raggiunto la maturità della prima elementare mentre io ero ancora ai piani bassi!!!
Non ricordo le maestre del primo asilo...in realtà non mi ricordo quasi nulla, a parte che mia cugina aveva convinto sua mamma a farle frequentare il mio stesso asilo pur abitando in tutt'altra zona e che insieme ne combinavamo in continuazione. Spesso infatti ci mettevano in castigo in due angoli della classe con la faccia verso il muro ma io, spavalda, facevo le linguacce alla maestra mentre lei, molto più timida e paurosa viveva queste mie iniziative tra l'ammirazione e il terrore di una punizione peggiore.
Sapevamo tuttavia renderci simpatiche e amabili infatti eravamo entrambe fidanzate con dei bambini che, per dimostrarci quanto tenessero a noi, passavano il tempo tentando maldestramente di prenderci in braccio per portarci via dalle ingiuste punizioni delle maestre.
Del secondo asilo ho qualche ricordo in più, il vino fatto con i nostri piedini, lunghi vermoni di pongo-gioco tabù in casa nostra-, una compagna lamentosa che ogni mattina piangeva perchè voleva la mamma e da un momento all'altro le scendevano due mocciconi lunghissimi dal naso che facevano orripilare tutti quanti.
Mi ricordo "C'era un bel dì la battaglia di Magenta" cantata a squarciagola in corridoio (e la mia gioia molti, molti anni dopo nello scoprire che Magenta esisteva davvero), "Ero in bottega tic-e-tac" che ad un certo punto parlava di piedini fatti di grissini e la cosa non mi piaceva affatto, ricordo l'odore del budino al cioccolato, la mia merenda preferita e mio papà che, arrivando in ritardo a prendermi mi faceva credere che la causa fosse il suo essersi attardato a mangiarne un intero carrello. Era anche questo il motivo per cui non si poteva mai fare il bis di quella prelibatezza.
Tra i vari lavoretti che avemo fatto c'era una rosa di cartapesta per la festa della mamma che era accompagnata da una poesia. Nutro sentimenti contrastanti al riguardo perchè adesso la ricordo con tanta tenerezza ma ai tempi mi aveva creato un certo disappunto: era come una lettera alla mamma in cui le dicevo che avevo preparato una bella rosa per lei ma poi l'avevo persa sul'autobus quindi tanti auguri tanto amore ma tornavo a mani vuote! La cosa non mi era andata giù, intanto perchè dopo tanto lavoro avevo perso tutto e sopratutto perchè noi l'autobus per tornare a casa non lo prendevamo mai, abituati come eravamo a trottare a piedi...insomma, oltre il danno la beffa!
Altra nota dolente di quel periodo fu proprio il famoso fidanzato, anche lui migrato con me nel nuovo asilo e dopo un anno passato alle elementari: a settembre, incontrandolo per i corridoi mi sentii dire con aria di sufficienza che non potevamo più essere fidanzati perchè lui ormai aveva raggiunto la maturità della prima elementare mentre io ero ancora ai piani bassi!!!