lunedì 28 novembre 2011

Parto/2: come si nasce in 50 minuti

Una notte verso le 2, minuto più, minuto meno....una decina di giorni prima della d.p.p.
Allungo una mano verso Marco..."ci siamo, si son rotte le acque!"
"stai scherzando?" E continua a dormire.....

Dopo qualche attimo di incredulità (secondo te ti sveglio per vedere se sei sufficientemente reattivo alle 2 di notte???) ci attiviamo entrambi e dopo aver chiamato i nonni per "sistemare" Marta, represso il tentativo di farmi una doccia (Ringraziamo il pragmatismo maschile!), essermi chiesta come mai avessi già rimosso che le prime contrazioni fossero così dolorose (Scoprirò presto che non erano esattamente le prime, appunto), salgo in macchina...
Ora, se i miei non abitassero a 5 minuti da casa nostra
se Marco non mi avesse impedito di farmi la doccia
se avessimo incontrato, chessò, un camion della spazzatura che avesse bloccato la strada per quei preziosissimi 5 minuti
se l'ospedale non fosse stato a 15 minuti da casa
....Margherita sarebbe nata in macchina, come nei migliori film!

Arrivati alla porta del reparto avevo contrazioni già ogni 2 minuti, quando la dottoressa mi chiese di sdraiarmi per visitarmi....mi veniva già da spingere! Questa bimba aveva una certa fretta!
Tanta curiosità di vedere il mondo che -non so come sia possibile ma lo ha fatto- ha iniziato ad urlare quando era uscita solo con la testa....

Alle 2.50 me la sono trovata in braccio...
Ecco come si nasce in 50 minuti!

martedì 22 novembre 2011

Parto/1: Cesareo si, cesareo no...cesareo forse non lo so!

Che io fossi destinata al cesareo l'avevo capito da subito. Appena la ginecologa di allora mi vide, analizzando il mio metro e cinquantatre' scarso, lo disse senza alcun dubbio "Lo sai vero, che farai un cesareo?"
Questa frase mi è stata ripetuta ad ogni visita, per nove mesi.
E per fugare ogni dubbio fui spedita anche da un luminare della scienza in questione (per un parere disinteressato) che dopo una attesa di sole 2 ore mi fece entrare in quello studio di 100mq per tenermi 10 minuti e confermare che la bambina aveva una testa grossa, io ero piccola ecc...ecc...sono 120 euro grazie, ci vediamo il giorno X e la opererò io, stia tranquilla. (ma non doveva essere un parere disinteressato?)
Ingenua com'ero a quel punto mi rassegnai. La verità è che a me questo cesareo non andava proprio giù ma se anche il luminare era di quel parere non aveva senso rischiare, io e la bimba.
Cosi eccoci alle 8 di una mattina di febbraio in ospedale, pronti per il monitoraggio pre-cesareo...

...quando si dice che nella vita si fanno degli incontri decisivi...

L' ostetrica M. che proprio quel mattino era li, in quella saletta, a guardare quel monitor...."Qui ci sono delle contrazioni, perchè vuoi fare il cesareo?"
VOGLIO FARE?
Marta era posizionata benissimo, le contrazioni erano partite e il mio metro e cinquantatre' non sembrava più così inadatto. Fortunatamente c'era con me anche mia madre, alta più o meno come me, due parti veloci e senza problemi (mio fratello era anche un discreto vitellino).
Insomma, dopo nove mesi di lavaggio del cervello con questo cesareo, dopo che al corso preparto avevo marinato le lezioni sulle fasi del travaglio perchè tanto a me non sarebbero toccate (!!!),  in 5 minuti ho dovuto scegliere se provare un parto naturale o dirigermi verso la sala operatoria-dove peraltro c'era il luminare che aspettava affilando il bisturi-

Sarò stata incosciente o coraggiosa, chissà.
Forse davvero certe cose te le senti.
Forse poi le persone che incontri nel tuo cammino ti aiutano a fare quelle scelte.

Non sarò mai abbastanza grata all'ostetrica M. per il corso di respirazione riassunto in cinque minuti, per avermi saputa consigliare lasciandomi libera di scegliere, per avermi guardata negli occhi e avermi detto "ce la puoi fare, devi solo volerlo", sottraendomi al bisturi del luminare...
Il parto è stato un pò complicato ma rifarei la scelta 1000 altre volte.
Tutto è andato bene e si è svolto anche abbastanza velocemente per essere la prima gravidanza.

Con questo post voglio ringraziare l'ostetrica M. e tutte le altre che guardano le future mamme non come malate da "sbrigare" presto ma come persone in una condizione normale, fisiologica.

Vorrei anche dedicare un pensiero gentile al ginecologo che, dopo un'ora di "cucitura" concluse dicendo: "Non vedo l'ora di andare in pensione; non ne posso più di sentire donne che urlano"

venerdì 18 novembre 2011

Ciao piedini


Ciao piedini che procedete ancora timidi, infagottati nelle calzine antiscivolo…
Ciao gambette meravigliosamente storte, che fate 3 passi, meditate un po’, poi ripartite, vi distraete e si finisce per terra e si deve ricominciare da capo…
Ciao culetto impannolinato e pancino rotondo…che date equilibrio a questo birillo traballante…
Ciao braccine che state dritte dritte in avanti per affondare, finita la corsa, tra quelle altrettanto piccole ma più sicure di una sorellina grande…
Ciao occhietti furbi che ridete e cercate il prossimo abbraccio…
Da ieri avete capito che mettendosi d’accordo si funziona meglio…da ieri anche la nostra bimba piccola cammina!!!

lunedì 14 novembre 2011

Goditele adesso che poi crescono. Ed è peggio.

Questa è la frase (incoraggiante, obviously!) che mi sento ripetere più spesso quando sono in giro con le bimbe, magari nel bel mezzo di una crisi di pianto o di un capriccio…
Quando erano più piccole era una delle cose che contribuivano a farmi ulteriormente innervosire, come se non bastassero già le loro scenate, ma da qualche mese a questa parte sto rivalutando la situazione.
Va bene, c’è la fatica, il sonno arretrato, il tempo che non basta mai, però devo dire che adesso stanno diventando davvero divertenti: Marta con tutti i suoi perché, i primi ragionamenti, le piccole manie, il suo carattere solare; Marghe che si sta conquistando il suo spazio nella famiglia e nel cuore della sorellona, che mostra anche lei i suoi tratti caratteriali, l’essere buffa e giocherellona pur senza parole.
Goditele adesso..che la colonna sonora delle nostre giornate è fatta di quarantaquattrogatti, latartarugauntempofu, cisonduecoccodrilli, questaèladanzadelserpente, che ormai passiamo più tempo a cantare che a parlare.
Goditele adesso..che vestirle al mattino è come giocare con le bambole.
Goditele adesso..che guardarle ridere, inseguirsi a gattoni, fare il cavallino l’una sull’altra, abbracciarsi, rubarsi per gioco il ciuccio, imitarsi, è il passatempo più divertente.
Goditele adesso..quando Marta sgrida Marghe e le dice “e non sto ridendo!” (chissà mai da chi l'avrà sentito…)
Goditele adesso..quando Marghe si fa portare per tutta la casa a pancia in giù trascinata per i piedi.
Goditele adesso..quando te le vedi camminare per mano, una con passetti ancora incerti e l’altra che le dice “brava, brava!!!”
Goditele adesso..perchè, come dicevano i miei amati OASIS, "these could be the best days of our lives".
Sto cercando di farlo, di non lasciar fuggire questi momenti, di non farmi travolgere dalle cose di tutti i giorni, fermandomi a osservarle spesso di nascosto e senza intervenire, perché mi rendo conto che stiamo vivendo un periodo meraviglioso e non voglio ritrovarmi anche io tra qualche anno a dire con nostalgia…goditele adesso che poi crescono.

mercoledì 9 novembre 2011

Dammi tre...pezzi di lego

Dopo aver cambiato svariati pannolini a tutte le bambole in dotazione, dopo aver letto un numero infinito di volte Biancaneve, GiulioConigliofailbagnetto, gli animali della fattoria, il vitellino che cerca la sua mamma (vitellino con dei forti problemi d’identità e di vista poichè la scambia per una gallina, una scrofa, una pecora..e riesce a trovarla solo al quarto tentativo), dopo aver giocato con i lego grandi, piccoli, con le macchinine, dopo aver disegnato e cancellato sulla lavagna magica tutti i membri della nostra numerosa famiglia, dopo aver fatto quintali e quintali di spesa finta tra cui spiccavano soprattutto cachi, carote e zucchine ( che figlia salutista!), dopo essermi anche inventata una specie di percorso ginnico degno di una esercitazione militare…
…arriva LUI che con tre (dico TRE) pezzi di lego e un po’ di spago costruisce nientepopòdimenoche una fantastica teleferica che sicuramente rimarrà il ricordo migliore di questi giorni di clausura causa maltempo.

La prossima volta rinasco ingegnere.

lunedì 7 novembre 2011

La mia alluvione

Quando metti a letto le tue bambine e pensi: potevano esserci loro in mezzo a quella Apocalisse. Quando ti fermi a constatare la serie di circostanze miracolose per cui tutta la tua famiglia, in un modo o nell’altro, è riuscita a scampare a quel fiume, perché a quell’ora mia madre e mio padre solitamente tornano a casa percorrendo esattamente quelle vie, perché il raziocinio di Marco ha prevalso sulla mia impulsività e ha fatto si che le bambine restassero al sicuro all’asilo finchè il grosso della piena non è passato.
Quando guardi quegli occhi chiari sul giornale e pensi che dietro quel ciuccio grande c’era una piccolina di quasi un anno, come Margherita, nel pieno della sua scoperta del mondo.. mi vengono i brividi ad immaginare un corpicino senza vita che poche ore prima era sdraiato li, da qualche parte in quel portone, dietro quel cancello vicino cui passi ogni mattina.
E poi i negozi, quelli presenti da una vita, il panettiere che faceva la focaccia migliore, la macelleria di due anziani signori che chissà se avranno la forza di ricominciare, una pasticceria storica, un negozio di motorini il cui proprietario ti ha vista passare davanti alla sua vetrina con il grembuile delle elementari, poi con lo zaino, poi con la borsa di danza, mattina e sera, poi mano per la mano con il fidanzato…poi con il passeggino. La rosticceria con quel cartello beffardo “martedì lumache in umido”, il bar dei miei vicini di casa, la vecchia drogheria ristrutturata da soli due mesi, uno di quei negozi magici pieni di profumi e oggetti meravigliosi…E poi tutte le nuove attività che stavano iniziando ad avviarsi: l’agenzia immobiliare di un ragazzo giovane, il negozio dell’usato per bambini…
L’ acqua si è portata via tutto, locali vuoti…il lavoro di una vita scomparso in pochi attimi.
E le macchine accatastate, il fango, il silenzio irreale.
Un rumore domina su tutto: quello del rio Fereggiano, che continua a scorrere incurante della devastazione che ha provocato.