martedì 20 marzo 2012

...E pensare che era tra i temi della mia maturita'!

Il tema del mese di genitoricrescono questa volta e' proprio tosto...la nuova questione femminile.
Argomento difficile e complesso, per il quale e' facile cadere in luoghi comuni o generalizzazioni. Ho cercato di restringere il campo alla "sola" questione lavorativa che negli ultimi tempi e' un tema per me molto sentito.
Dopo un primo sforzo teso all'emancipazione della donna mi pare che negli ultimi anni i passi avanti siano stati molto scarsi.
Va bene, adesso siamo emancipate, possiamo scegliere se stare a casa "a far la calza" o lavorare, se sposarci o meno, possiamo prendere in mano la nostra vita senza dipendere dal padre prima e dal marito dopo. Ma siamo davvero libere di fare tutto cio'?
La mia esperienza quotidiana, quello che mi capita di leggere e di sentire mi danno l'idea che la strada sia ancora lunga. Chi ci dirige, chi ci assume appartiene ancora per la maggior parte ad una generazione di uomini "vecchio stampo", poco propensi a lasciare spazio ai giovani, e men che meno alle giovani: le poche donne che sono riuscite a far carriera hanno scelto di rinunciare o di mettere in secondo piano la famiglia quindi non possono capire gli sforzi per conciliare il lavoro con la vita familiare.
Non siamo effettivamente libere se ancora ai colloqui viene domandato se abbiamo intenzione di sposarci e di fare dei figli, se una mamma lavoratrice viene considerata una dipendente di serie b, se una gravidanza e' ancora una delle cause per cui, in assenza di un contratto a tempo indeterminato, si viene licenziate-o meglio- non rinnovate.
Come possiamo definirci emancipate se in Italia, per paura di essere mandate via o declassate nelle mansioni tante donne desiderano due figli ma si fermano ad uno, se quando sei giovane non vai bene perche' potresti rimanere incinta e quando i figli ce li hai gia' non vai bene ugualmente perche' si sa che i bambini piccoli sono rogne? Perche' tantissime donne dopo la prima gravidanza restano a casa e raramente si trovano tri-mamme che lavorano?
Come possiamo progredire se il sostegno alle famiglie e' scarso, costoso e difficile da ottenere? Come si fa a conciliare il lavoro con la famiglia se la maternita' obbligatoria ti copre solo fino al terzo mese di vita del bambino e per trovare posto al nido si aspettano mesi e mesi?
Nonostante tutto penso sia inutile puntare unicamente il dito verso chi ci ha preceduto. Credo che dobbiamo riprendere in  mano la questione e dimostrare che si puo' rendere bene anche se non si lavora 12 ore al giorno, che le doti di organizzazione, pianificazione, mediazione e coordinazione che si sviluppano in famiglia si possono far fruttare anche nell'ambiente lavorativo, che una donna che lavora non e' per forza una che si vuole togliere gli sfizi...
Per contro bisogna ammettere che c'e' ancora da migliorare nella solidarieta' tra di noi, nel cercare di sfatare con i fatti l'immagine proposta dai media della donna disposta a tutto pur di far carriera, dobbiamo avere il coraggio di fare scelte scomode ma piu' giuste. Bisogna ancora imparare a delegare, a fidarci dei papa', a mettere a tacere quel senso di colpa che ti classifica come una mamma degenere perche' lavori e una lavoratrice mediocre perche' pensi a chi e' all'asilo; dobbiamo imparare a fare pace con noi stesse e capire che tutto non si puo' fare, che la vita ha delle priorita' e che le scelte si pagano, ma hanno anche molti lati positivi.
E dobbiamo imparare a goderci questi lati positivi.

Questo post partecipa al blogstorming

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