lunedì 29 ottobre 2012

Scontro di culture

Lei, la nostra piccola, dolce e scostante, accattivante e indipendente, buffa, tenera e sorridente salvo poi girarti le spalle e abbandonarti senza preavviso.

Lui, che ha un nome italiano e un cognome cinese, che è piccolo -come lei- e buffo -come lei-. Lui che sembra gentile e silenzioso, come è tipico della sua cultura.

Lei, che -dicono- gioca sempre con il suo amico Pranci ma è contornata da maschietti, che redarguisce e comanda.

Lui, che in un guizzo di intrapredenza le si avvicina e con voce timida le sussurra qualche frase. In cinese.

"Batta, batta! Parla bene!" E se ne va.

Sicuramente non la iscriveremo a Scienze Diplomatiche e Internazionali.

mercoledì 24 ottobre 2012

Si, maestade!

Dopo quasi due mesi di scuola materna ho avuto l'illuminazione, la rivelazione.
Ve la ricordate la Regina di Cuori del cartone "Alice nel paese delle meraviglie"? Bassa, grassotta, truccatissima e terribilmente dispotica? Ecco, la maestra di Marta le assomiglia in modo inquietante.
Una cara donna, per carità! Il fatto che i bambini le siano affezionati e che anche Marta al mattino le corra incontro mi fa ben sperare però l'impatto è stato traumatico.
Primo particolare affatto trascurabile: lei urla. Sempre. Quando ti sgrida, quando ti accoglie con il sorriso, quando ti saluta per strada, quando ti spiega le cose, quando parla ai genitori.
Secondo particolare: lei detta le regole. Uno dei primi giorni Marta torna a casa e, tutta orgogliosa, mi dice che ha imparato le regole.
Annoveriamo tra le regole: non si lecca il banco, le sedie e le scale; quando la maestra parla bisogna guardarla negli occhi; Si prende un pennarello alla volta e lo si ripone prima di prenderne un altro; quando si lavora si sta zitti; quando si mangia si sta zitti; non si beve finchè non si è finito il primo piatto...e poi non me le ricordo più perchè son troppe.
Per alzarsi e andare in fila c'è una scaletta ben precisa da seguire:
Uno: ci si alza
Due: si mette a posto la seggiolina
Tre: si va in fila senza correre
Uno dei primi giorni, andandola a prendere li vedo tutti seduti in cerchio, zitti e occhi bassi;
Maestra: "Vi ho fatti sedere perchè stavate giocando in modo troppo agitato. E se giocate così vi fate male. E se vi fate male saltate l'asilo e rimanete indietro (ma siamo all'asilo, non a scuola!), non potete disegnare, imparare e fare l'insiemistica (?!?). E voi non volete rimanere indietro, vero?"
Tutti in coro: "noooooo!"
Poi si è seduta al pianoforte e ha fatto cantare i  pikkoli pampini per farli calmare. Composti, senza alzarsi o battere le mani quando non è richiesto.
Volevo scappare.

Nonostante questo inizio un po' duro e direi anche pittoresco mi pare che Marta sia felice di andare all'asilo, sta imparando tante cose e la vedo serena. Ogni giorno mi racconta tutto quello che ha fatto, così le chicche sulla maestra aumentano quotidianamente.
Per esempio ieri mi diceva che non si deve dire "ok" ma "va bene".
Gulp! Reminescenze fasciste?!?

Tagliatele la testaaaaa! Per ordine della Regina.
E del Re, ovviamente!

lunedì 22 ottobre 2012

Lui, lei e l'altra

Lui e lei, che lo chiama papiiino; Lui e l'altra per cui è la papà.
Lui che le fa volare, rotolare, le ribalta sul lettone, che si nasconde per la casa rischiando di rimanere dietro l'armadio per ore perchè se non lo trovano subito si distraggono e se ne dimenticano.
Lui che con lei si lancia in spiegazioni su come riconoscere la scarpa destra dalla sinistra (solo un ingegnere poteva arrivare a tale deduzione), sul fatto che due più due fa quattro ma anche tre più uno (ma se le somme le imparano a sei anni ci sarà un motivo?).
Lui che con l'altra canta e ride, che un attimo prima sono in bagno a vestirsi e un momento dopo arrivano in cucina con le magliette ribaltate sulla testa come fossero capelli lunghissimi.
Lui che fa la (finta) voce grossa, che le coccola e si perde nei loro sorrisi, che le pettina e le acconcia con mollette e codini e poi si compiace della bellezza delle sue bambine.
Lui che schiva i complimenti ma le mostra come trofei, che è irremovibile e severo ma poi sa sciogliersi quando cantano insieme.
Lui che ancora non sa distinguere i vestiti di una da quelli dell'altra, che vorrebbe far assaggiare la senape, che aspetta la neve per giocare con lo slittino insieme a loro, che viene sgridato: "a tavola non si canta", "spegni la luce!", "quello non è il mio spazzolino!", che pensa con orrore a quando loro avranno 12 anni e lui perderà il possesso del bagno, che vorrebbe farle uscire di casa a 35 anni, che quasi si dispiace che siano belle..chissà quanti pretendenti...
Lui che tampona le ansie, ridimensiona i problemi, semplifica i pensieri contorti, che sa sopportare un capriccio infinito canticchiando, che strappa un sorriso anche quando l'umore è proprio nero.
Lui, che ancora sopravvive con tre donne.

lunedì 15 ottobre 2012

Di punchi, muppe e cagne

Ritrovare paesaggi che d'estate conosciamo a memoria trasformati dall'autunno, boschi verdi e fitti diventati radi e vestiti di rosso, giallo e marrone;
Odori nuovi, di foglie umide sul terreno morbido, di punchi (funghi) ancorati ad ogni tronco, piccoli e vicini vicini o grandi e sparsi quasi ad arte sui prati ancora verdi, odore di muppa (muffa-muschio), di fuoco acceso in un giardino, di biscotti all'anice appena sfornati in pasticceria.
Suoni e silenzi, il vento che fa scendere foglie lente come fiocchi di neve, i passi leggeri su quel tappeto in terra, i canti allegri e stonati di due vocine felici, il tonfo deciso dei ricci...
Manine che frugano alla ricerca di cagne cicciotte (castagne cicciotte), un saluto al nanetto nel prato vicino, una bambina ipocondriaca ("mamma, mi fa male il piede/l'orecchio/il dito/la guanciotta") e un cappottino-con-le-gambe che trotta felice dietro la sorellona.
Andar via due giorni e tornare che sembra passato un mese, salire a mille metri e scendere rilassati, straniti, disturbati dalla frenesia del quotidiano che ci aspetta, ripensare a quante volte, da fidanzata ho immaginato una macchina viaggiare di sera con dei piccoli passeggeri addormentati dietro che ora hanno gli occhi, i respiri, i profumi delle nostre bimbe.
Ritrovarsi, ancora una volta, famiglia.

mercoledì 10 ottobre 2012

Io niente vitti.

"Oggi a tavola il bimbo M. metteva la pasta nel piatto del bimbo I. e poi I. la metteva di nuovo nel piatto di M."
"Ah si? Ma alla fine chi se l'é mangiata quella pasta?"
"Non lo so. Io c'ero ma non ho visto niente!"
"Ecco! Però potevi dirlo alla maestra!"
"La maestra dice che quando si mangia si sta zitti!"

venerdì 5 ottobre 2012

O mangi questa minestra...


Quante volte ce lo siamo sentiti dire?
Forse per nessun' altra questione come quella dell'educazione alimentare esistono così tanti modi diversi di  affrontarla: quelli che incatenano a tavola i figli finchè non hanno finito tutto, quelli che li lasciano mangiare come, quanto e quando vogliono, quelli che "pensa ai bambini che muoiono di fame", quelli che danno mille alternative purchè il bambino mangi qualcosa, quelli che cantano canzoncine e raccontano storielle, quelli che minacciano, quelli che promettono premi in cambio dell'ultimo boccone, quelli che "siamo costretti a dargli la coca cola purchè assuma un po' di zucchero"(!)...
Io e Marco amiamo mangiare e cambiare spesso, ci piace provare gusti nuovi e ci sono davvero pochissimi alimenti che detestiamo. Penso che questo ci abbia molto facilitato con le bambine che-almeno per ora- apprezzano anch'esse quasi tutto,  mangiano frutta in quantità industriali e, anche se a volte un po' restìe ad assaggiare le cose sconosciute spesso si fanno convincere a provarne almeno un pezzettino. Le verdure più ostiche vengono "camuffate" con il formaggio (stracchino e spinaci è un piatto veloce che gradiscono molto) e i dolci per ora non le attirano più di tanto...
Non credo assolutamente che sia tutto merito nostro -mia suocera racconta sempre di quanto si reputasse brava per il fatto che i suoi primi tre figli mangiassero di gusto....finchè è arrivato il quarto che invece non ne voleva sapere!- però un atteggiamento che si è rivelato azzeccato è stato il fatto di non dare alternative: il famoso detto della minestra, insomma!
O si mangia quello che oggi c'è nel piatto oppure niente. Se hai fame mangi, sennò mangerai di più al prossimo pasto. Se una cosa non ti piace ne assaggi poca e poi puoi lasciarla, ma almeno si deve provare.
Quando si è presentata una situazione di rifiuto spesso si è risolta in due modi: effettivamente le bimbe non avevano fame quindi saltavano il pasto per poi arrivare un po' più affamate a quello successivo (le prime volte ero terrorizzata che si svegliassero alle 3 di notte chiedendo la colazione, ma non è mai successo!), oppure di fronte ad un piatto allontanato o messo in frigo magicamente i capricci svanivano così come il cibo in esso contenuto.
Non so se questo è un metodo valido per tutti i bambini: probabilmente come molte altre situazioni ogni genitore trova quello più adatto al proprio figlio.
Devo ammettere che non è sempre facile restare fermi e decisi, sopratutto per me che dopo qualche minuto di strilli inizio a farmi andare di traverso quello che sto mangiando ma, come in altre situazioni, spalleggiandoci a vicenda con Marco siamo riusciti a non cedere quasi mai.
La cosa che mi ha stupito è che in effetti i bambini hanno una capacità di autoregolarsi che noi abbiamo perso: ormai non c'è davvero da spaventarsi quando vivono qualche settimana di inappetenza...una volta tornato l'appetito non c'è minestra che tenga!

Questo post partecipa al blogstorming

martedì 2 ottobre 2012

Par condicio

"Mamma questo letto e' troppo piccolo per Lalla, bisogna dargliene uno piu' dlande"
"E di questo lettino cosa ne facciamo?"
"Lo usiamo per l'altro bambino, quello che poi sta nella tua pancia"
"Ah, ma tu pensi sempre a questo fratellino! Ma se mettiamo Lalla in un letto grande vicino al tuo e il fratellino nuovo in quello piccolo, qui non avete piu' posto per giocare!"
"Allora lo pottiamo mettere a dormire in corridoio!"
-che cara!-
"Ehm, mi sembra un'ottima soluzione! Ma sei proprio sicura di volerlo? Tu e Lalla litigate sempre...poi con questo fratellino nuovo come fate?"
"Litighiamo tutti e tre insieme!"
-che domanda sciocca, mamma!-