lunedì 27 ottobre 2014

Tra me e te

Tanti anni fa, noi due, una delle nostre lunghe gite in una giornata calda d'estate, rubata allo studio e al lavoro.
Una macchina piccola, riempita delle note dei tuoi cantanti preferiti, troppo nostalgici e pessimisti per i miei gusti.
Uno zaino grande portato fino in cima a quella montagna, uno zaino dal quale sono usciti un fornelletto, gli spiedini, l'olio, il vino e il sale. Tu che cucinavi per me e io incredula ti guardavo per capire se eri matto o speciale.
Tanti racconti di noi che credevamo ormai di conoscerci bene ma non sapevamo quanta parte dei nostri due universi era ancora sconosciuta e quanto tempo ci sarebbe voluto (ci vorrà?) per conoscerla tutta.

Tanti anni dopo la stessa gita, lo stesso gusto nel camminare, ma questa volta seguiti da altri quattro piedini. Una domenica rubata ai pensieri del lavoro, una macchina che adesso è grande e risuona delle canzoni dello Zecchino d'oro.
Due zaini pieni di cose buone per quelle pancine affamate, macchinine da far correre sul prato di quella montagna e piccole felpe.
Il bosco pieno delle domande serie di una bimba grande e dei racconti buffi di una piccola che ora è una fatina, ora una farfalla, ora una principessa che deve alzare un po' il vestito per salire il gradino.
Un segnavia fatto da due cerchi che diventano gli occhietti dell'albero, della pietra, del muretto a secco.

Dieci anni separano una giornata d'estate da quella di inizio autunno.
Tu sei sempre avanti e io ti seguo, ma tra me e te ora camminano le nostre bambine.

domenica 19 ottobre 2014

Inquietanti quesiti esistenziali

"Mamma, ma quando uno va in cielo poi non scende più?"
"Come mai il nonno G. che aveva 78 anni è andato in cielo prima della zia G. che ne aveva 84? E perchè la nonna bis è ancora qui che è la più vecchietta?"
"Ma a me che ho cinque anni quanto manca per andare in cielo?"
"Quando stai in cielo dopo un po' ti annoi, vero?"
"Ma può succedere che anche una mamma muora?"
"E se mentre dormi non ti sbatte più il cuore muori anche tu?"

Dopo le domande sull'origine della vita è giunto il tempo di quelle sulla fine.
Non so cosa sia peggio...

lunedì 13 ottobre 2014

I sei mesi più duri della sua vita.

Mi rivedo imbaccuccata, persa in una nebbia fitta, in mezzo ad uno stradone illuminato da qualche lampione e lì, in lontananza tre tubi colorati sopra il tetto.
Quei tre tubi che rappresentavano il concretizzarsi di un desiderio, un sogno nato qualche anno prima, in una poco ospitale aula di università.
Finalmente ero li, stavo per entrare in quell'industria storica, di cui avevo sentito parlare come un luogo meraviglioso, in cui noi genovesi eravamo quasi di casa perchè già alcuni ci avevano preceduto, tornando felici e increduli a raccontarcene le bellezze.
Quel giorno iniziava la mia sfilza di contratti a termine, un continuo susseguirsi di relazioni, amicizie, volti nuovi che piano piano diventavano familiari per poi, sul più bello, perdersi.
E dover ricominciare: l'entusiasmo, la paura, la malinconia per chi si era lasciato alle spalle, la curiosità della nuova avventura, la speranza di trovare finalmente la mia strada, il mio posto.
Tante scelte, cambiamenti, incontri.
Alcune esperienze negative che ora riguardo con gratitudine perchè mi hanno indurita un po' di più permettendomi, ora, di sorridere in situazioni che altrimenti mi avrebbero stesa.
Qualche mese fa l'arrivo in un posto che pensavo, speravo fosse destinato a durare (quasi) per sempre.
E invece.
Stamattina un nuovo inizio, che tanti anni fa sarebbe stato durissimo ma dopo otto anni di facciate diventa leggero come un' alzata di spalle.
Ancora una partenza, tutto da imparare di nuovo, rapporti da costruire da zero. 
Tra qualche mese un nuovo addio, altri affetti lasciati dietro, altri ricordi che si aggiungeranno alla mia valigia.

Ripenso a quanta paura avevo camminando su quella striscia di asfalto una mattina di Gennaio.
Ripenso a quanta leggerezza mi ha accompagnata stamattina verso l'ennesima porta da aprire.
Dopo otto anni finalmente quelle due letterine IN- davanti alla parola "determinato", sei lunghissimi mesi di prova e una frase: "si prepari, saranno i sei mesi più duri della sua vita".
No, non credo, qualcuno tanti anni fa le ha tolto questo primato.
E per questo gli sono molto, molto, grata.

sabato 4 ottobre 2014

Troppa grazia sant' Antonio!

Ero partita per raggranellare qualche ora, senza speranza e senza entusiasmo
Ero andata convinta che ormai quella fosse la mia strada, e mi piaceva
Ormai da due settimane in modalità mezza massaia e mezza farmacista, con troppo tempo libero da riempire stavo cercando di dare un senso a questo destino che da sei mesi a questa parte si prende un po' gioco di me.
Ma dietro l'angolo eccolo li, il terremoto: un lavoro nuovo, strano, anche rivestito di una piccola patina di responsabilità; Un lavoro che però mescola anche il vecchio e un hobby, quello della scrittura, che diventa una carta da giocare subito.
Una proposta da concretizzare, in tempi stretti.
Un colloquio da sostenere, per dire al vecchio capo che...ecco, ehm...si....io me ne andrei....tra tre mesi...anche se ho firmato da una settimana.
Un treno che forse non passerà più e che comunque vale la pena di prendere in corsa.
 Una rissa tra capi come se fossi un trofeo da strappare al nemico, ansia e solidarietà, paura e sorrisi di comprensione da parte di questi colleghi che si sono fatti spazio così presto nel mio cuore e che mi costa tanto, tantissimo lasciare....

Per qualche mese lavorerò per il vecchio e per il nuovo, correrò forsennatamente da una parte all'altra della collina che separa i due rivali, di qua con la malinconia per chi lascio e di là con la curiosità e l'ansia del salto nel buio.

Per qualche mese la casa resterà abbandonata a se stessa e la mezza farmacista rimpiangerà un po' la mezza massaia che ha spinto con forza in un cantuccio...