lunedì 10 febbraio 2014

Amarcord

Una sera ti ritrovi con quei vecchi compagni che hai lasciato 12 anni fa nel cortile della tua scuola; quelli con cui facevi ogni giorno cinque piani di scale a piedi e l'unica volta che hai usato l'ascensore ti sei presa una nota sul registro; alcuni amati, altri mal sopportati, alcuni ammirati, altri derisi con quel metro di giudizio fermo e severo, senza vie di mezzo, privo di compromessi quale è quello degli adolescenti.
Erano loro, i compagni con cui hai viaggiato a notte fonda su un treno piuttosto lurido durante l'unica gita in cinque anni di Liceo, quelli che avevano rubato il testo di un compito di storia per poi costituirsi alla prof il giorno successivo, quelli che scrivevano frasi poco gentili ai ragazzi del liceo artistico di fronte, mostrandole fieri dalle finestre; quelli che si nascondevano sotto il banco per non essere interrogati di fisica, che finivano i disegni nell'ora di inglese e studiavano filosofia nell'ora di italiano. Erano pieni di entusiasmo e fiducia, molti con le idee chiare su quello che il futuro doveva riservarci.
Li avevi incontrati già sei anni fa, tu grassa e ripiena, agli sgoccioli della tua gravidanza, guardata come un animale raro. Erano sempre loro, quasi tutti freschi di laurea o con un lavoro nuovo, ancora felici, forse meno entusiasti, ma sempre fiduciosi e convinti delle strade intraprese. Tu ti aggiravi goffa, felice, coccolata e un po' malinconica al pensiero di quello che avevi lasciato indietro e impaurita per ciò che si stava preparando.

Una sera ti ritrovi con quei vecchi compagni che nel frattempo sono emigrati, espatriati, sono donne in carriera o ancora alla ricerca di cosa voler fare da grandi; Li riconosci, sono sempre loro ma un po' cresciuti, ormai disincantati, alcuni soddisfatti, altri alla ricerca di un lavoro perfetto che non si trova mai.
Ma sono anche ragazze panciute e neopapà che parlano tutta la sera di coliche e pannolini, che ti guardano con invidia e incredulità chiedendoti se è vero che poi i bimbi crescono e si ricomincia a dormire, stupendosi del fatto che l'ansia da neonato l'hai vissuta anche tu ma ormai è solo un ricordo.
Adesso ti senti in un limbo sicuro, sei praticamente il guru della serata, serafica dispensatrice di consigli -almeno stavolta- richiestissimi.
Così ci saluta, raccomandandosi di non far passare altri sei anni.
E li qualcuno ti fa notare che tra tutto quel tempo tu potresti essere alle prese con una pre-adolescente, invischiata tra fidanzatini e le prime uscite pomeridiane, tra gli ormoni scatenati e umori altalenanti.
Un brivido ti pervade...lasciatemi nel mio limbo, sono appena uscita dal tunnel!

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6 commenti:

  1. Anch'io sono stata da poco alla "cena di classe", dopo 18 anni dalla maturità. Ed ho avuto le tue stesse sensazioni, che siamo tutti cresciuti, siamo sempre gli stessi ma nello stesso tempo siamo cambiati.
    E tra di noi c'erano già genitori di preadolescenti di 10-12 anni...Aiuto!

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    1. Urka! No, io ero la più "anziana" da questo punto di vista.....

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  2. Ahahahah, oddio infatti non so se sia peggio il neonato o l'adolescente...

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    1. Lo scopriremo tra qualche anno.......e ho paura della risposta!

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  3. Allora aspetta dodici anni, così tu avrai passato anche l'adolescenza e loro ci saranno in mezzo!

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    1. Ecco, questa mi sembra davvero un'ottima idea!

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