Ehi, Tempo. Si proprio tu, Tempo.
Parlo con te, che ti stai prendendo gioco di noi e corri, sfuggi, galoppi (o gòppoli, come direbbe Marghe) via.
Tu che hai reso interminabili le giornate di pioggia in casa con una neonata e una quasi duenne, che hai rallentato a dismisura il ticchettio delle lancette quando la sera dovevamo far passare quelle due infinite misere ore per vedere spuntare dalla porta la faccia stanca e contenta di papà, ogni giorno di ritorno da Milano. E come abbiamo fatto a sopravvivere in quel periodo io proprio non lo so.
Ehi, Tempo che ci hai tenuti a braccetto rallentando il passo in quei primi fatidici 40 giorni, sia la prima che la seconda volta, quando il sonno, la fatica e lo stordimento mi hanno trascinata in un gorgo di malinconia e impotenza. Quando la gente per strada mi diceva "goditele adesso che quando crescono è peggio" mentre io mi chiedevo cosa potesse esserci di peggio che trovarsi in quello stato, con un corpo da balena senza più la scusa della gravidanza e con il sonno cronico.
Vorrei andarli a prendere per le orecchie ora e dire che da quei primi 40 giorni è tutta discesa e che la dovrebbero smettere di spaventare povere neomamme spaurite.
E comunque parlavamo di te, Tempo.
Tempo beffardo che adesso scappi veloce e non ci lasci nemmeno lo spazio per aprire gli occhi e renderci conto di quello che viviamo, che le stai facendo allungare e diventare sempre più signorine, ogni giorno più sveglie e con la lingua pronta a cogliere le nostre contraddizioni, che fai lavorare quei cervellini alla velocità della luce e le rendi subito pronte a fare domande e cercare risposte convincenti.
Tempo beffardo, adesso che vorremmo che rallentassi, sfuggi.
Tempo beffardo, adesso che vorremmo tenerle piccole ce le fai crescere in un soffio.
Tempo, tempo monello -come direbbero loro- tra poco smetteranno di storpiare parole e non sentiremo più scappeggiare invece che posteggiare, ettere e ummeri al posto di lettere e numeri, paladoli come pomodori, dicere al posto di dire, ciuffarsi per tuffarsi, belico per ombelico, altobus e camiol
Caro tempo crudele e spietato, cercherò di godermele adesso, di correre loro dietro più veloce di te, cercherò di fermarmi qualche volta in più per cogliere quel momento che tu con la tua fretta vorresti rovinarmi e viverlo senza pensare a te, tempo beffardo.
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