Questi sarebbero dovuti essere giorni frenetici, di prove, di corse per trovare il travestimento per lo spettacolo, di foto di classe, pizzate, raccolte soldi per le maestre, di incastri tra impegni di calcio e di danza, di feste a scuola e bomboniere e pensierini scambiati.
Sarebbero dovuti essere gli ultimi giorni di quinta elementare, con tanti ricordi da custodire negli anni prossimi, abbracci, promesse di rivedersi in vacanza, di lezioni leggere e di scherzi con quelle maestre che, arrivate alla fine, si intenerivano e passavano le ultime ore parlando del più e del meno.
Sarebbero stati i giorni senza il grembiule, i giorni della festa della scuola con la messa, la focaccia e i giochi organizzati dai ragazzi più grandi; sarebbe stato il momento di iscriversi all'amatissimo centro estivo, di decidere se farvi fare un corso di nuoto o un abbonamento alla piscina all'aperto, di definire con più certezza le vacanze estive.
E invece siamo qui, ancora in questa bolla surreale in cui siamo entrati tre mesi fa e da cui fatichiamo ad uscire, con la voglia di ripartire ma il timore di dover tornare indietro tra poche settimane.
Siamo come congelati in questa realtà fatta di numeri e grafici e statistiche, ci guardiamo e ci rendiamo conto che siamo a giugno ed è quasi come non aver vissuto, questo anno è già a metà e noi siamo sempre qui, in apnea, aspettando il momento in cui ci diranno che possiamo respirare di nuovo.
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