Ricordo benissimo la prima volta che ho iniziato a provare a ballare: ero davanti alla TV, avrò avuto forse tre, quattro anni e vidi un ballerino fare una spaccata frontale saltando in alto.
Questa acrobazia, che una mia amica tanti anni dopo ribattezzò "il salto del lattaio" mi valse il primo trofeo ad una gara di danza in quel di Senigallia.
Nel tempo si sono susseguite tante ore di allenamento, le bramate punte, i piedi incerottati e puntualmente sbucciati, le prove che iniziavano a Febbraio e finivano a Giugno, le urla della maestra F., temuta e adorata allo stesso tempo.
L'emozione e la paura di stare sul palco, la vergogna per alcune parti davvero imbarazzanti (le famose "cozze" in cui ballavamo con una conchiglia di gommapiuma legata in vita), la soddisfazione e il panico di aprire da solista un saggio, le gare, le amicizie e il momento in cui capii che quello era davvero l'ultimo anno.
La voglia di ballare però non è mai passata e ho sempre cercato di imparare qualcosa di nuovo: l'anno di lavoro a Milano mi portò il corso di ballo liscio con i miei colleghi e poi ultimamente la Zumba, con cui ho riscoperto che il mio cervello era ancora plasmato per guidare gambe e coordinazione.
Quest'anno quasi per caso ho incontrato sulla mia strada un nuovo ballo, delle nuove istruttrici e un piccolo gruppo che si è trovato subito in grande sintonia.
Un'altra strada è iniziata anche se non so quanto durerà e cosa mi porterà...per adesso mi diverto e mi ritrovo esattamente dove avevo lasciato un pezzettino di me stessa...18 anni fa!
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