Marta e Marghe giocano tranquille in cameretta mentre la mamma è ai fornelli.
Il gioco si fa movimentato e tra uno scherzo e l'altro vola qualche manina di troppo.
Ad una sberla si risponde con una sberla più forte e tutto finisce in lacrime e strilli.
"Ahi, mi hai fatto male, puzzona!"
"Anche tu mi hai fatto male!"
"Ma tu prima di me! Ora non gioco più con te!"
"Nooo! Ecco, adesso non mi vuoi più bene, Marta! Non mi vuoi bene! Non mi vuoi più!"
-momento di smarrimento-
"Ma si, si che ti voglio bene. Però tu dici così solo perchè non vuoi andare in castigo!"
ma anche come Marta, Margherita e Matilde, i miei tre fiorellini e come Marco, il mio gigante buono!
domenica 30 novembre 2014
mercoledì 26 novembre 2014
Difficile selezione matrimoniale
Da quando, circa un anno e mezzo fa, i preparativi per il matrimonio degli zii parigini hanno iniziato ad essere impellenti e a coinvolgere da vicino anche le due nipotine damigelle, Margherita ha sviluppato una vera e propria ossessione per le spose e le cerimonie nunziali.
Da quel momento non ha fatto altro che chiedere di vestirsi da fpova, costringendomi a procurarle vecchie gonne mie e camicie da notte della nonna bis che le arrivassero a terra, tulle, veli e finti bouquet per trasformarsi anche lei in una bellissima principessa.
Ha torturato sua sorella costringendola a fare sempre il marito e a ripeterle quanto fosse bella e "legante" agghindata in quella maniera; ha ottenuto dopo non poca insistenza la Barbie sposa dalla zia per il compleanno e qualcosa mi dice che babbo Natale le porterà anche il corrispondente Ken, da lei ribattezzato "Barbie fpovo", senza il quale il matrimonio ha evidenti difficoltà tecniche ad avere luogo.
Dalla teoria siamo poi passate alla pratica:
"Mamma, quand'è che andiamo a comprare il mio vestito da sposa per quando sarò grande come te?"
"Ma Lalli, ancora c'è un sacco di tempo e poi devi ancora trovare uno che ti voglia sposare!"
"Ba bè, ma la cosa più importante per sposarsi è il vestito, se non ce l'ho non posso proprio andare alla Messa"
"Ah si? E lo sposo non lo è?"
"Mpf! Io volevo sposare F. però dice le bugie quindi non va bene. Allora ho pensato che potevo sposare A. ma ieri mi ha picchiata quindi non lo voglio più!"
"Eh si, mi sembrano degli ottimi ragionamenti"
"Oggi poi avevo deciso di sposare C. ma quando è venuto vicino a me ho sentito che faceva le puzzette! Non posso prendermi neanche lui!"
Da quel momento non ha fatto altro che chiedere di vestirsi da fpova, costringendomi a procurarle vecchie gonne mie e camicie da notte della nonna bis che le arrivassero a terra, tulle, veli e finti bouquet per trasformarsi anche lei in una bellissima principessa.
Ha torturato sua sorella costringendola a fare sempre il marito e a ripeterle quanto fosse bella e "legante" agghindata in quella maniera; ha ottenuto dopo non poca insistenza la Barbie sposa dalla zia per il compleanno e qualcosa mi dice che babbo Natale le porterà anche il corrispondente Ken, da lei ribattezzato "Barbie fpovo", senza il quale il matrimonio ha evidenti difficoltà tecniche ad avere luogo.
Dalla teoria siamo poi passate alla pratica:
"Mamma, quand'è che andiamo a comprare il mio vestito da sposa per quando sarò grande come te?"
"Ma Lalli, ancora c'è un sacco di tempo e poi devi ancora trovare uno che ti voglia sposare!"
"Ba bè, ma la cosa più importante per sposarsi è il vestito, se non ce l'ho non posso proprio andare alla Messa"
"Ah si? E lo sposo non lo è?"
"Mpf! Io volevo sposare F. però dice le bugie quindi non va bene. Allora ho pensato che potevo sposare A. ma ieri mi ha picchiata quindi non lo voglio più!"
"Eh si, mi sembrano degli ottimi ragionamenti"
"Oggi poi avevo deciso di sposare C. ma quando è venuto vicino a me ho sentito che faceva le puzzette! Non posso prendermi neanche lui!"
sabato 22 novembre 2014
Acidità....e non solo di stomaco.
Di gente strana in farmacia ne capita tutti i giorni.
Chi parla troppo e chi sta muto, chi si confessa e chi non saluta neanche, quelli che ti riempono di complimenti e quelli che continuano a parlare al telefono inframmezzando la conversazione privata con domande e richiesta di consigli.
Ci sono i malati immaginari e quelli che, poverini, stanno male per davvero, i fanatici dei rimedi naturali, gli espertoni, le signore imbellettate che spendono e spandono ma poi chiedono lo sconto, le mamme apprensive di bambini di 24 anni, i mariti distratti che chiedono l'aiutino a casa, le mogli che conservano nel portafoglio i documenti di tutta la famiglia, fino alla quarta generazione.
Ci sono gli scettici, i diffidenti, quelli che..."chieda un po' al dottore che lui lo sa", quelli che ti pagano il caffè, quelli che manca solo che ti abbraccino -e menomale che c'è il bancone di mezzo-, quelli che pensano che tu risolva qualsiasi tipo di problema.
E poi ci sono loro.
Uomini di una certa età.
Maschilisti.
E prevenuti.
Quelli che già sbuffano quando capiscono che è il loro turno e sono capitati con te.
Donna.
Giovane. Che invece che stare a casa a far la calza pretendi di lavorare.
"Buongiorno mi dica"
"Voglio Maalox anti-reflusso"
"Un momento che lo cerco...........Ecco qui."
"Ma cosa mi sta dando? Non vede che qui c'è scritto Maalox reflusso? Io le ho chiesto anti-reflusso"
"Ehm, guardi io ho solo questo, ho controllato ma quello che dice lei non c'è, non esiste!"
"Ma figuriamoci, io questo non lo voglio. Il dottore mi ha detto anti-reflusso"
"Guardi che questo è per il reflusso, glielo assic...."
Se n'è andato.
Senza salutare.
Senza darmi l'occasione di dirgli che si, in effetti avevo sbagliato.
Forse quello che gli stavo dando era un prodotto specifico... per farglielo venire il reflusso!
Chi parla troppo e chi sta muto, chi si confessa e chi non saluta neanche, quelli che ti riempono di complimenti e quelli che continuano a parlare al telefono inframmezzando la conversazione privata con domande e richiesta di consigli.
Ci sono i malati immaginari e quelli che, poverini, stanno male per davvero, i fanatici dei rimedi naturali, gli espertoni, le signore imbellettate che spendono e spandono ma poi chiedono lo sconto, le mamme apprensive di bambini di 24 anni, i mariti distratti che chiedono l'aiutino a casa, le mogli che conservano nel portafoglio i documenti di tutta la famiglia, fino alla quarta generazione.
Ci sono gli scettici, i diffidenti, quelli che..."chieda un po' al dottore che lui lo sa", quelli che ti pagano il caffè, quelli che manca solo che ti abbraccino -e menomale che c'è il bancone di mezzo-, quelli che pensano che tu risolva qualsiasi tipo di problema.
E poi ci sono loro.
Uomini di una certa età.
Maschilisti.
E prevenuti.
Quelli che già sbuffano quando capiscono che è il loro turno e sono capitati con te.
Donna.
Giovane. Che invece che stare a casa a far la calza pretendi di lavorare.
"Buongiorno mi dica"
"Voglio Maalox anti-reflusso"
"Un momento che lo cerco...........Ecco qui."
"Ma cosa mi sta dando? Non vede che qui c'è scritto Maalox reflusso? Io le ho chiesto anti-reflusso"
"Ehm, guardi io ho solo questo, ho controllato ma quello che dice lei non c'è, non esiste!"
"Ma figuriamoci, io questo non lo voglio. Il dottore mi ha detto anti-reflusso"
"Guardi che questo è per il reflusso, glielo assic...."
Se n'è andato.
Senza salutare.
Senza darmi l'occasione di dirgli che si, in effetti avevo sbagliato.
Forse quello che gli stavo dando era un prodotto specifico... per farglielo venire il reflusso!
lunedì 17 novembre 2014
Diversamente giovani
Un lunedì qualsiasi, in un piccolo negozio di scarpe di quartiere.
All'interno una commessa sulla sessantina e una cliente, all'incirca della stessa età.
Mentre Marta e la mamma si concentrano nella scelta degli stivaletti per l'inverno, Marghe si guarda in giro curiosa e attenta.
"Mamma...ma questo è un negozio di vecchiette?"
"Shh!!! Marghe ma che dici?"
"E si, qui sono tutte vecchiette"
"Parla piano! E comunque no, non vedi che stiamo scegliendo le scarpe per Marta? Ci sono scarpe per grandi e per bimbi! Ora stai brava, dai!"
" Allora signora vanno bene quelle che sta provando?"
"Mamma...ma tra poco allora vanno tutte in cielo? Guarda, sono proprio vecchiette!"
"Ehm, benissimo, vanno benissimo!!!Le prendiamo subito!!!!"
All'interno una commessa sulla sessantina e una cliente, all'incirca della stessa età.
Mentre Marta e la mamma si concentrano nella scelta degli stivaletti per l'inverno, Marghe si guarda in giro curiosa e attenta.
"Mamma...ma questo è un negozio di vecchiette?"
"Shh!!! Marghe ma che dici?"
"E si, qui sono tutte vecchiette"
"Parla piano! E comunque no, non vedi che stiamo scegliendo le scarpe per Marta? Ci sono scarpe per grandi e per bimbi! Ora stai brava, dai!"
" Allora signora vanno bene quelle che sta provando?"
"Mamma...ma tra poco allora vanno tutte in cielo? Guarda, sono proprio vecchiette!"
"Ehm, benissimo, vanno benissimo!!!Le prendiamo subito!!!!"
lunedì 10 novembre 2014
Dica 53
I numeri sono la sua passione. Lo abbiamo capito molto tempo fa quando, piccolissima, si sforzava con impegno a fare qualche semplice somma, quando iniziava a divertirsi contando in su e alla rovescia per ingannare il tempo durante una passeggiata, contando a multipli di due, fino a quest'estate, 5 anni e mezzo, quando con il suo zio matematico (da cui evidentemente ha ereditato questo pezzettino di DNA) in giro per Parigi, si approcciava inconsapevolmente alle moltiplicazioni, rispondendo al problema: se un tavolo ha tre gambe, due tavoli quante gambe hanno? E cosi via fino a quante zampe hanno 8 mucche o quante dita hanno 7 mani.
Quando si annoia in macchina inizia a contare; così, mentre la sorella non perde occasione per farsi una bella penichella russando abbandonata sul suo seggiolino, lei si sente mormorare: "Centocinquantuno, centocinquantadue, centocinquantatre...."
Persino in bagno, seduta sul gabinetto, i suoi pensieri sono rivolti ai numeri:
"Marta, cosa brontoli?"
"53!"
"53, cosa?!?"
"Sono arrivata a contare fino a 53!"
"Ma non dovevi fare pipì?"
"Ah...già!"
Quando si annoia in macchina inizia a contare; così, mentre la sorella non perde occasione per farsi una bella penichella russando abbandonata sul suo seggiolino, lei si sente mormorare: "Centocinquantuno, centocinquantadue, centocinquantatre...."
Persino in bagno, seduta sul gabinetto, i suoi pensieri sono rivolti ai numeri:
"Marta, cosa brontoli?"
"53!"
"53, cosa?!?"
"Sono arrivata a contare fino a 53!"
"Ma non dovevi fare pipì?"
"Ah...già!"
mercoledì 5 novembre 2014
Storia di una pecorella
C'era una volta la pecorella C. che brucava tranquilla e felice nel suo piccolo pezzettino di prato.
Insieme a lei c'erano altre pecorelle: alcune avevano il permesso di brucare per tanto tempo, altre, come lei, potevano farlo per qualche ora in meno.
Un giorno la pecorella C. vide in lontananza un recinto più grande e andò a dare una sbirciatina. "Chissà se il pastore di queste pecorelle mi darà il permesso di brucare qualche ora anche qui"
In effetti il pastore A. dopo averla scrutata con un po' di sospetto le disse:
"Ma certo cara pecorella C., puoi venire a brucare qui insieme a noi! La mia erba è più verde, è più saporita e sicuramente io ti tratterò meglio del tuo giovane pastore M.! Però tu devi venire qui subito, saluta presto le tue amiche di là e raggiungici in fretta!"
La pecorella C. rimase incredula e confusa: da una parte era felice di poter brucare per tante ore quella bella erbetta verde e soffice, dall'altra non avrebbe mai voluto lasciare il suo piccolo recinto e le sue amiche con cui belava tutto il tempo in allegria.
Pensò però che forse valeva la pena saltare quel recinto perchè brucare qualche ora in più l'avrebbe fatta stare meglio e poi il pastore A., seppur burbero e un po' strano, le aveva promesso di tenerla per sempre nel suo grande prato.
Decise, da brava pecorella prudente, di studiare la situazione con calma.
Iniziò quindi a brucare al mattino nel recinto grande e al pomeriggio nel recinto piccolo.
Dal primo giorno successe una cosa strana: Il pastore A. iniziò a comandarla e a criticarla, dicendo delle cose che a lei sembravano proprio senza senso.
"Perchè bruchi quel ciuffo d'erba? Non vedi che quell'altro è decisamente meglio? E ora cosa fai? Era meglio quando brucavi il primo ciuffo! Ma come mastichi? Non lo sai che per masticare si deve muovere la bocca così e non cosà?"
Ogni giorno la pecorella si impegnava per brucare meglio che poteva ma quel pastore era sempre scontento. Ben presto la pecorella C. si accorse che le altre pecorelle del recinto grande erano sempre arrabbiate, tenevano le orecchie basse e non belavano mai tra di loro. L'unica voce che si sentiva in tutto il recinto era quella del pastore A., che si arrabbiava con il sole, se c'era il sole, con la pioggia quando pioveva, con l'erba che cresceva ora troppo fitta, ora troppo rada....
La pecorella C. tornava tutti i pomeriggi nel piccolo prato del pastore M.,e più il tempo passava più si rendeva conto che non era importante quale erba si brucasse ma era importante in che modo e con chi la brucavi.
Così una sera andò dal pastore M. e gli disse che se lui l'avesse lasciata brucare qualche ora in più, lei non se ne sarebbe andata dal suo piccolo recinto.
Il pastore ci pensò a lungo ma poi accettò.
La pecorella C. abbandonoò quindi senza rimpianti quella tenera erba verde e le compagne tristi per tornare nel piccolo prato, magari un po' spelacchiato, in cui però si brucava con uno spirito molto diverso!
La pecorella C. sono io che dopo 3 settimane di lavoro nuovo, nonostante le promesse e gli sberluccichi di un contratto perfetto ha deciso di ritrattare con il suo vecchio titolare e, in cambio di qualche ora in più, restare.
Le bambine avranno una mamma felice che vedono un po' meno invece di una mamma presente tutti i pomeriggi ma esaurita e nervosa.
Insieme a lei c'erano altre pecorelle: alcune avevano il permesso di brucare per tanto tempo, altre, come lei, potevano farlo per qualche ora in meno.
Un giorno la pecorella C. vide in lontananza un recinto più grande e andò a dare una sbirciatina. "Chissà se il pastore di queste pecorelle mi darà il permesso di brucare qualche ora anche qui"
In effetti il pastore A. dopo averla scrutata con un po' di sospetto le disse:
"Ma certo cara pecorella C., puoi venire a brucare qui insieme a noi! La mia erba è più verde, è più saporita e sicuramente io ti tratterò meglio del tuo giovane pastore M.! Però tu devi venire qui subito, saluta presto le tue amiche di là e raggiungici in fretta!"
La pecorella C. rimase incredula e confusa: da una parte era felice di poter brucare per tante ore quella bella erbetta verde e soffice, dall'altra non avrebbe mai voluto lasciare il suo piccolo recinto e le sue amiche con cui belava tutto il tempo in allegria.
Pensò però che forse valeva la pena saltare quel recinto perchè brucare qualche ora in più l'avrebbe fatta stare meglio e poi il pastore A., seppur burbero e un po' strano, le aveva promesso di tenerla per sempre nel suo grande prato.
Decise, da brava pecorella prudente, di studiare la situazione con calma.
Iniziò quindi a brucare al mattino nel recinto grande e al pomeriggio nel recinto piccolo.
Dal primo giorno successe una cosa strana: Il pastore A. iniziò a comandarla e a criticarla, dicendo delle cose che a lei sembravano proprio senza senso.
"Perchè bruchi quel ciuffo d'erba? Non vedi che quell'altro è decisamente meglio? E ora cosa fai? Era meglio quando brucavi il primo ciuffo! Ma come mastichi? Non lo sai che per masticare si deve muovere la bocca così e non cosà?"
Ogni giorno la pecorella si impegnava per brucare meglio che poteva ma quel pastore era sempre scontento. Ben presto la pecorella C. si accorse che le altre pecorelle del recinto grande erano sempre arrabbiate, tenevano le orecchie basse e non belavano mai tra di loro. L'unica voce che si sentiva in tutto il recinto era quella del pastore A., che si arrabbiava con il sole, se c'era il sole, con la pioggia quando pioveva, con l'erba che cresceva ora troppo fitta, ora troppo rada....
La pecorella C. tornava tutti i pomeriggi nel piccolo prato del pastore M.,e più il tempo passava più si rendeva conto che non era importante quale erba si brucasse ma era importante in che modo e con chi la brucavi.
Così una sera andò dal pastore M. e gli disse che se lui l'avesse lasciata brucare qualche ora in più, lei non se ne sarebbe andata dal suo piccolo recinto.
Il pastore ci pensò a lungo ma poi accettò.
La pecorella C. abbandonoò quindi senza rimpianti quella tenera erba verde e le compagne tristi per tornare nel piccolo prato, magari un po' spelacchiato, in cui però si brucava con uno spirito molto diverso!
La pecorella C. sono io che dopo 3 settimane di lavoro nuovo, nonostante le promesse e gli sberluccichi di un contratto perfetto ha deciso di ritrattare con il suo vecchio titolare e, in cambio di qualche ora in più, restare.
Le bambine avranno una mamma felice che vedono un po' meno invece di una mamma presente tutti i pomeriggi ma esaurita e nervosa.
lunedì 27 ottobre 2014
Tra me e te
Tanti anni fa, noi due, una delle nostre lunghe gite in una giornata calda d'estate, rubata allo studio e al lavoro.
Una macchina piccola, riempita delle note dei tuoi cantanti preferiti, troppo nostalgici e pessimisti per i miei gusti.
Uno zaino grande portato fino in cima a quella montagna, uno zaino dal quale sono usciti un fornelletto, gli spiedini, l'olio, il vino e il sale. Tu che cucinavi per me e io incredula ti guardavo per capire se eri matto o speciale.
Tanti racconti di noi che credevamo ormai di conoscerci bene ma non sapevamo quanta parte dei nostri due universi era ancora sconosciuta e quanto tempo ci sarebbe voluto (ci vorrà?) per conoscerla tutta.
Tanti anni dopo la stessa gita, lo stesso gusto nel camminare, ma questa volta seguiti da altri quattro piedini. Una domenica rubata ai pensieri del lavoro, una macchina che adesso è grande e risuona delle canzoni dello Zecchino d'oro.
Due zaini pieni di cose buone per quelle pancine affamate, macchinine da far correre sul prato di quella montagna e piccole felpe.
Il bosco pieno delle domande serie di una bimba grande e dei racconti buffi di una piccola che ora è una fatina, ora una farfalla, ora una principessa che deve alzare un po' il vestito per salire il gradino.
Un segnavia fatto da due cerchi che diventano gli occhietti dell'albero, della pietra, del muretto a secco.
Dieci anni separano una giornata d'estate da quella di inizio autunno.
Tu sei sempre avanti e io ti seguo, ma tra me e te ora camminano le nostre bambine.
Una macchina piccola, riempita delle note dei tuoi cantanti preferiti, troppo nostalgici e pessimisti per i miei gusti.
Uno zaino grande portato fino in cima a quella montagna, uno zaino dal quale sono usciti un fornelletto, gli spiedini, l'olio, il vino e il sale. Tu che cucinavi per me e io incredula ti guardavo per capire se eri matto o speciale.
Tanti racconti di noi che credevamo ormai di conoscerci bene ma non sapevamo quanta parte dei nostri due universi era ancora sconosciuta e quanto tempo ci sarebbe voluto (ci vorrà?) per conoscerla tutta.
Tanti anni dopo la stessa gita, lo stesso gusto nel camminare, ma questa volta seguiti da altri quattro piedini. Una domenica rubata ai pensieri del lavoro, una macchina che adesso è grande e risuona delle canzoni dello Zecchino d'oro.
Due zaini pieni di cose buone per quelle pancine affamate, macchinine da far correre sul prato di quella montagna e piccole felpe.
Il bosco pieno delle domande serie di una bimba grande e dei racconti buffi di una piccola che ora è una fatina, ora una farfalla, ora una principessa che deve alzare un po' il vestito per salire il gradino.
Un segnavia fatto da due cerchi che diventano gli occhietti dell'albero, della pietra, del muretto a secco.
Dieci anni separano una giornata d'estate da quella di inizio autunno.
Tu sei sempre avanti e io ti seguo, ma tra me e te ora camminano le nostre bambine.
domenica 19 ottobre 2014
Inquietanti quesiti esistenziali
"Mamma, ma quando uno va in cielo poi non scende più?"
"Come mai il nonno G. che aveva 78 anni è andato in cielo prima della zia G. che ne aveva 84? E perchè la nonna bis è ancora qui che è la più vecchietta?"
"Ma a me che ho cinque anni quanto manca per andare in cielo?"
"Quando stai in cielo dopo un po' ti annoi, vero?"
"Ma può succedere che anche una mamma muora?"
"E se mentre dormi non ti sbatte più il cuore muori anche tu?"
Dopo le domande sull'origine della vita è giunto il tempo di quelle sulla fine.
Non so cosa sia peggio...
"Come mai il nonno G. che aveva 78 anni è andato in cielo prima della zia G. che ne aveva 84? E perchè la nonna bis è ancora qui che è la più vecchietta?"
"Ma a me che ho cinque anni quanto manca per andare in cielo?"
"Quando stai in cielo dopo un po' ti annoi, vero?"
"Ma può succedere che anche una mamma muora?"
"E se mentre dormi non ti sbatte più il cuore muori anche tu?"
Dopo le domande sull'origine della vita è giunto il tempo di quelle sulla fine.
Non so cosa sia peggio...
lunedì 13 ottobre 2014
I sei mesi più duri della sua vita.
Mi rivedo imbaccuccata, persa in una nebbia fitta, in mezzo ad uno stradone illuminato da qualche lampione e lì, in lontananza tre tubi colorati sopra il tetto.
Quei tre tubi che rappresentavano il concretizzarsi di un desiderio, un sogno nato qualche anno prima, in una poco ospitale aula di università.
Finalmente ero li, stavo per entrare in quell'industria storica, di cui avevo sentito parlare come un luogo meraviglioso, in cui noi genovesi eravamo quasi di casa perchè già alcuni ci avevano preceduto, tornando felici e increduli a raccontarcene le bellezze.
Quel giorno iniziava la mia sfilza di contratti a termine, un continuo susseguirsi di relazioni, amicizie, volti nuovi che piano piano diventavano familiari per poi, sul più bello, perdersi.
E dover ricominciare: l'entusiasmo, la paura, la malinconia per chi si era lasciato alle spalle, la curiosità della nuova avventura, la speranza di trovare finalmente la mia strada, il mio posto.
Tante scelte, cambiamenti, incontri.
Alcune esperienze negative che ora riguardo con gratitudine perchè mi hanno indurita un po' di più permettendomi, ora, di sorridere in situazioni che altrimenti mi avrebbero stesa.
Qualche mese fa l'arrivo in un posto che pensavo, speravo fosse destinato a durare (quasi) per sempre.
E invece.
Stamattina un nuovo inizio, che tanti anni fa sarebbe stato durissimo ma dopo otto anni di facciate diventa leggero come un' alzata di spalle.
Ancora una partenza, tutto da imparare di nuovo, rapporti da costruire da zero.
Tra qualche mese un nuovo addio, altri affetti lasciati dietro, altri ricordi che si aggiungeranno alla mia valigia.
Ripenso a quanta paura avevo camminando su quella striscia di asfalto una mattina di Gennaio.
Ripenso a quanta leggerezza mi ha accompagnata stamattina verso l'ennesima porta da aprire.
Dopo otto anni finalmente quelle due letterine IN- davanti alla parola "determinato", sei lunghissimi mesi di prova e una frase: "si prepari, saranno i sei mesi più duri della sua vita".
No, non credo, qualcuno tanti anni fa le ha tolto questo primato.
E per questo gli sono molto, molto, grata.
Quei tre tubi che rappresentavano il concretizzarsi di un desiderio, un sogno nato qualche anno prima, in una poco ospitale aula di università.
Finalmente ero li, stavo per entrare in quell'industria storica, di cui avevo sentito parlare come un luogo meraviglioso, in cui noi genovesi eravamo quasi di casa perchè già alcuni ci avevano preceduto, tornando felici e increduli a raccontarcene le bellezze.
Quel giorno iniziava la mia sfilza di contratti a termine, un continuo susseguirsi di relazioni, amicizie, volti nuovi che piano piano diventavano familiari per poi, sul più bello, perdersi.
E dover ricominciare: l'entusiasmo, la paura, la malinconia per chi si era lasciato alle spalle, la curiosità della nuova avventura, la speranza di trovare finalmente la mia strada, il mio posto.
Tante scelte, cambiamenti, incontri.
Alcune esperienze negative che ora riguardo con gratitudine perchè mi hanno indurita un po' di più permettendomi, ora, di sorridere in situazioni che altrimenti mi avrebbero stesa.
Qualche mese fa l'arrivo in un posto che pensavo, speravo fosse destinato a durare (quasi) per sempre.
E invece.
Stamattina un nuovo inizio, che tanti anni fa sarebbe stato durissimo ma dopo otto anni di facciate diventa leggero come un' alzata di spalle.
Ancora una partenza, tutto da imparare di nuovo, rapporti da costruire da zero.
Tra qualche mese un nuovo addio, altri affetti lasciati dietro, altri ricordi che si aggiungeranno alla mia valigia.
Ripenso a quanta paura avevo camminando su quella striscia di asfalto una mattina di Gennaio.
Ripenso a quanta leggerezza mi ha accompagnata stamattina verso l'ennesima porta da aprire.
Dopo otto anni finalmente quelle due letterine IN- davanti alla parola "determinato", sei lunghissimi mesi di prova e una frase: "si prepari, saranno i sei mesi più duri della sua vita".
No, non credo, qualcuno tanti anni fa le ha tolto questo primato.
E per questo gli sono molto, molto, grata.
sabato 4 ottobre 2014
Troppa grazia sant' Antonio!
Ero partita per raggranellare qualche ora, senza speranza e senza entusiasmo
Ero andata convinta che ormai quella fosse la mia strada, e mi piaceva
Ormai da due settimane in modalità mezza massaia e mezza farmacista, con troppo tempo libero da riempire stavo cercando di dare un senso a questo destino che da sei mesi a questa parte si prende un po' gioco di me.
Ma dietro l'angolo eccolo li, il terremoto: un lavoro nuovo, strano, anche rivestito di una piccola patina di responsabilità; Un lavoro che però mescola anche il vecchio e un hobby, quello della scrittura, che diventa una carta da giocare subito.
Una proposta da concretizzare, in tempi stretti.
Un colloquio da sostenere, per dire al vecchio capo che...ecco, ehm...si....io me ne andrei....tra tre mesi...anche se ho firmato da una settimana.
Un treno che forse non passerà più e che comunque vale la pena di prendere in corsa.
Una rissa tra capi come se fossi un trofeo da strappare al nemico, ansia e solidarietà, paura e sorrisi di comprensione da parte di questi colleghi che si sono fatti spazio così presto nel mio cuore e che mi costa tanto, tantissimo lasciare....
Per qualche mese lavorerò per il vecchio e per il nuovo, correrò forsennatamente da una parte all'altra della collina che separa i due rivali, di qua con la malinconia per chi lascio e di là con la curiosità e l'ansia del salto nel buio.
Per qualche mese la casa resterà abbandonata a se stessa e la mezza farmacista rimpiangerà un po' la mezza massaia che ha spinto con forza in un cantuccio...
Ero andata convinta che ormai quella fosse la mia strada, e mi piaceva
Ormai da due settimane in modalità mezza massaia e mezza farmacista, con troppo tempo libero da riempire stavo cercando di dare un senso a questo destino che da sei mesi a questa parte si prende un po' gioco di me.
Ma dietro l'angolo eccolo li, il terremoto: un lavoro nuovo, strano, anche rivestito di una piccola patina di responsabilità; Un lavoro che però mescola anche il vecchio e un hobby, quello della scrittura, che diventa una carta da giocare subito.
Una proposta da concretizzare, in tempi stretti.
Un colloquio da sostenere, per dire al vecchio capo che...ecco, ehm...si....io me ne andrei....tra tre mesi...anche se ho firmato da una settimana.
Un treno che forse non passerà più e che comunque vale la pena di prendere in corsa.
Una rissa tra capi come se fossi un trofeo da strappare al nemico, ansia e solidarietà, paura e sorrisi di comprensione da parte di questi colleghi che si sono fatti spazio così presto nel mio cuore e che mi costa tanto, tantissimo lasciare....
Per qualche mese lavorerò per il vecchio e per il nuovo, correrò forsennatamente da una parte all'altra della collina che separa i due rivali, di qua con la malinconia per chi lascio e di là con la curiosità e l'ansia del salto nel buio.
Per qualche mese la casa resterà abbandonata a se stessa e la mezza farmacista rimpiangerà un po' la mezza massaia che ha spinto con forza in un cantuccio...
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