mercoledì 5 dicembre 2012

La “corrazzata Potëmkin” di casa nostra

Tra le cose che amavo di più sentire raccontare dai miei genitori e da mia nonna c’erano le storie della loro infanzia, un mondo per me diverso e lontanissimo, che facevo un po’ di fatica a immaginare; Per questo mi piaceva “ripassare” quei racconti più e più volte.

Le avventure di mio papà piccolino che attraversava l’oceano al seguito dei suoi genitori in cerca di fortuna in America e, una volta arrivato lì con un febbrone altissimo, veniva salvato con un bagno in un catino di acqua ghiacciata; I racconti sulla guerra, di come mia nonna al suono della sirena durante la cena ritardasse qualche minuto a mettersi in salvo per finire a grandi cucchiaiate la minestra….che altrimenti avrebbe ritrovato fredda e piena di macerie; Un peluche, Giacomino, che mia mamma ancora conserva gelosamente in casa, il suo preferito da bambina…

Da mamma mi piace qualche volta raccontare a Marta cosa facevamo io e lo zio quando avevamo la sua età e vedo che lei mi ascolta curiosa e attenta, chiedendomi lo stesso episodio mille volte…

Di questo periodo Natalizio ho molti ricordi: la vigilia di Natale dalla zia M. dove si mangiava, si giocava con le nostre cugine e si aprivano i regali prima di scendere alla messa di Natale con i Branco dei Lupetti che aveva l’onore di stare nelle prime file; Il 31 Dicembre trascorso con tanti zii, zie e cugini di mia mamma seduti ad un tavolo lunghissimo su cui arrivavano innumerevoli portate di una cena infinita; poi la tombola e i botti a cui si assisteva rigorosamente da dietro il vetro mentre i grandi fuori davano “fuoco alle polveri”! Una befana particolarmente crudele che lasciava dalla nonna aglio e cipolle marce per spaventare nipotine "vivaci"...
Quello che maggiormente mi impegnava in quel periodo era la preparazione della recita di Natale home-made: come se non bastassero quelle scolastiche i nostri genitori erano costretti a sorbirsi anche una seconda rappresentazione inventata e messa a punto dalla sottoscritta che –ovviamente- era convinta di essere una magnifica regista e sottoponeva il fratello e le cugine ad estenuanti prove fino alla vigilia quando la recita veniva messa in scena a casa delle cugine, appunto.
La parte principale veniva assegnata casualmente a me, mia cugina I. era spesso il braccio destro, l’altra cugina L., ai tempi molto piccola, faceva brevi comparse e a mio fratello toccavano, sempre casualmente, delle parti “alternative” tipo la renna, il bambino cattivo che non riceveva neanche un regalo, la slitta di babbo natale, l’albero carico di palline.
Pur avendo tali parti per cui erano previste poche, misurate battute, il poveretto era costretto a ripetere la recita fino alla nausea per essere certi che la performance fosse brillante e tutto andasse bene.
Io mi divertivo tantissimo perché dovevo scrivere il copione e creare i costumi, dirigere gli attori e pensare alle scene…tutti gli altri-genitori compresi- credo che tutt’oggi ricordino queste mie recite come la “corrazzata Potëmkin” di Fantozziana memoria….

Penso che tramandare questi racconti e queste tradizioni sia importante per creare un vero senso di appartenenza perchè certi riti sono unici per ogni famiglia. Anche la memoria degli avvenimenti passati crea un legame con quelli che ci hanno preceduto: penso che mi ricorderò di molte persone della mia famiglia non solo per i frammenti di vita vissuti insieme ma anche per quello che mi è stato raccontato.

Questo post partecipa al blogstorming

1 commento:

  1. Anche per me Natale vuol dire ricordi di famiglia (recite comprese).
    Spero di riuscire a trasmettere ai miei bambini la stessa magia...

    RispondiElimina