Quando misi piede per la prima volta a Marsiglia 5 o 6 anni fa ero in compagnia dei colleghi dell'università: sembravamo una comitiva in gita scolastica, tutti insieme in due macchine con qualche valigia, i nostri poster da presentare al congresso e tante chiacchiere sui professori che ci incupivano durante le ore in laboratorio.
Era la prima volta che lasciavo le bambine con papà e, come era ovvio, una delle due si fece venire la febbre tre ore dopo la mia partenza.
Dopo tanto tempo sono tornata e ho rivisto una giostra antica, i negozi stretti stretti pieni di saponette, le bottiglie di pastis allineate nelle vetrine, viali alberati e strade piene di gente.
Questa volta però ho trovato anche i riccioli biondi e i sorrisi, gli occhi profondi e le gambe grassocce dei miei nipotini, i giochi in spiaggia, le corse sulla bici senza pedali, fontane e zanzare, capricci e risate, abbracci e coccole, parole senza senso, paesaggi bellissimi, parchi pieni di verde, sabbia dappertutto, le chiacchiere e i soliti scherzi di un fratello/zio sempre monello, cene sul terrazzo, tramonti arancioni, le frecce tricolori di prima mattina, la marsigliese suonata in spiaggia per dare il buongiorno, delizie di pasticceria, distese di formaggi...
Anche questa volta andare via è stata dura e l'acqua negli occhi -come dice il nipotino- è rimasta per un po' sulle nostre facce.
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