Per Natale Marta ha ricevuto una bambola piccola, carina, con gli occhioni azzurri e il sorriso serafico…tutta vestita da Winnie the Pooh.
Non è la prima che riceve ma, non so se per il fatto di essere capitata nel momento giusto o perché ricorda l’amato orsetto, Marta non fa altro che pensare a lei: se la porta a nanna (soppiantando il povero Aieie), le dà i bacini, le sussurra parole dolci, mette le braccine intorno al suo corpo e poi dice “lei mi abbraccia”, se la porterebbe anche in bagno..insomma, è diventata una presenza costante (vabbè, lo ammetto, sono un po’ gelosa di tutte queste effusioni!).
Ieri sera pensavo al motivo di tanto tenero attaccamento. Peccato che da adulti tante cose della nostra infanzia si dimenticano…credo che lei la consideri davvero una bimba da coccolare ma mi chiedo quanto in effetti la veda simile ad un essere umano in carne ed ossa e quanto invece si renda conto che il suo affetto non è ricambiato e che la bambola resta comunque un giocattolo.
Penso che probabilmente nella sua testa i due piani non siano così demarcati, che questa sia l’età in cui il piano “favoloso” e quello reale si fondono e si rincorrono, quello in cui l’amico immaginario non è poi così impalpabile, tutto si può credere, inventare e vivere come fosse vero.
Mi affascina questo mondo in cui è entrata e da cui uscirà tra molto, molto tempo: Mi ricordo di aver avuto anche io un attaccamento simile per Ciccio, un pupazzo probabilmente inguardabile ma che, in un certo periodo della mia infanzia, mi suscitava una tenerezza simile a quella che vedo adesso in mia figlia.
D’altra parte la mia immaginazione mi ha portata a pregare ogni sera per chissà quanto tempo perché il mattino dopo io mi potessi svegliare con la coda della Sirenetta, credendo davvero che prima o poi sarebbe successo! (se lo avesse saputo mia nonna…)
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