lunedì 7 novembre 2011

La mia alluvione

Quando metti a letto le tue bambine e pensi: potevano esserci loro in mezzo a quella Apocalisse. Quando ti fermi a constatare la serie di circostanze miracolose per cui tutta la tua famiglia, in un modo o nell’altro, è riuscita a scampare a quel fiume, perché a quell’ora mia madre e mio padre solitamente tornano a casa percorrendo esattamente quelle vie, perché il raziocinio di Marco ha prevalso sulla mia impulsività e ha fatto si che le bambine restassero al sicuro all’asilo finchè il grosso della piena non è passato.
Quando guardi quegli occhi chiari sul giornale e pensi che dietro quel ciuccio grande c’era una piccolina di quasi un anno, come Margherita, nel pieno della sua scoperta del mondo.. mi vengono i brividi ad immaginare un corpicino senza vita che poche ore prima era sdraiato li, da qualche parte in quel portone, dietro quel cancello vicino cui passi ogni mattina.
E poi i negozi, quelli presenti da una vita, il panettiere che faceva la focaccia migliore, la macelleria di due anziani signori che chissà se avranno la forza di ricominciare, una pasticceria storica, un negozio di motorini il cui proprietario ti ha vista passare davanti alla sua vetrina con il grembuile delle elementari, poi con lo zaino, poi con la borsa di danza, mattina e sera, poi mano per la mano con il fidanzato…poi con il passeggino. La rosticceria con quel cartello beffardo “martedì lumache in umido”, il bar dei miei vicini di casa, la vecchia drogheria ristrutturata da soli due mesi, uno di quei negozi magici pieni di profumi e oggetti meravigliosi…E poi tutte le nuove attività che stavano iniziando ad avviarsi: l’agenzia immobiliare di un ragazzo giovane, il negozio dell’usato per bambini…
L’ acqua si è portata via tutto, locali vuoti…il lavoro di una vita scomparso in pochi attimi.
E le macchine accatastate, il fango, il silenzio irreale.
Un rumore domina su tutto: quello del rio Fereggiano, che continua a scorrere incurante della devastazione che ha provocato.

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