L'anno scorso erano quattro i pinguini che avevi sulla tua torta, bianca e azzurra come il ghiaccio; quest'anno sono stati cinque i pulcini su un prato verde a festeggiare i tuoi anni.
Pochi giorni prima che nascessi appoggiavo il tuo coniglio bianco a strisce rosa sulla pancia per farti ascoltare la musica che usciva dal suo cappello; quello stesso coniglio ti fa compagnia da allora nel letto ogni notte: tu lo stringi, poi lasci cadere, lo cerchi, reclami e qualche volta lo abbandoni tra i cuscini.
Ora sei qui, grande, alta e magra, decisa nei tuoi gusti e nelle tue amicizie, ma spesso con la testa tra le farfalle, proprio come quella foto che ci ha regalato la nostra amica A. Pensosa e attenta, cogli tutto ciò che viene detto e non detto, capisci al volo i malumori e ti stupisci ancora se ti diciamo che ti vogliamo bene, sgranando i tuoi occhioni.
Hai imparato a fischiare e a pattinare, hai provato il terrore di scivolare su una montagna innevata.
Sei dolce e generosa ma continui a sgridare papà per il suo disordine e stai diventando una piccola suocera che monitora le nostre uscite serali, esprimendo tutto il tuo disappunto.
Hai istituito il "confessionale" alla sera quando, comoda e calda nel tuo lettino, decidi di snocciolare tutte le tue strane domande e curiosità. Ma è anche il momento delle coccole in esclusiva e dei racconti della giornata, il tutto accompagnato dal rumore pieno del russare di tua sorella.
Stamattina sei stata svegliata dalla vocina di Lalli e insieme siete venute nel lettone, come nei giorni di festa, poi mentre la mamma si vestiva e papà preparava la colazione vi siete messe a giocare nascondendovi tra le coperte e ridendo con la vostra risata tintinnante.
Così ho pensato che era stato davvero un risveglio speciale, degno di un giorno di festa!
ma anche come Marta, Margherita e Matilde, i miei tre fiorellini e come Marco, il mio gigante buono!
giovedì 27 febbraio 2014
lunedì 24 febbraio 2014
Diverse, uguali
A guadarvi vicine sembrate quasi gemelle: stesso naso piccolo e morbido, stessa pelle liscia, la stessa luce furbetta negli occhi; Uguali, mentre dormite a pancia in giù con una mano sotto la guancia e l'altro braccio intorno ad un pupazzo, amato e strapazzato.
Uguali quando ridete, quando vi arrabbiate, quando fate le maestre ai vostri bambolotti; Quando volete raccontare la giornata all'asilo, quando vi schizzate l'acqua nel bagnetto e quando volete dimostrare di essere grandi e autonome.
A guardarvi bene si scopre che siete però tanto diverse: una timida, l'altra la regina del palcoscenico, una coscienziosa e ligia al dovere, l'altra un po' ribelle e cocciuta.
Una alta e magra, si muove leggera su due gambe sottili, l'altra ancora avvolta in un corpo mordido, con i piedi cicciotti e le guance ripiene.
Diverse nel modo di chiedere attenzioni e coccole, diverse nel pianto; Una dormigliona, l'altra con la sveglia incorporata, una appassionata di George e l'altra della sorellona Peppa;
Diverse nell'affrontare paure, novità, cambiamenti, nel vivere la quotidianità, nello stare in mezzo alla gente.
Siete così differenti da diventare quasi complementari.
Vi auguro di affrontare il mondo sempre così, a braccetto, arrivando una dove l'altra fatica, in perfetta cordata, tendendovi sempre la mano, senza stancarvi di aspettarvi e incoraggiarvi a vicenda.
Senza stancarvi di guardarvi con quello sguardo complice che vi siete create e dal quale siamo tutti misteriosamente esclusi, senza smettere di chiamarvi, proprio come fate nelle mattine di festa, quando un lungo corridoio vi separa dal letto caldo di mamma e papà...che si riesce a raggiungere solo tenendovi per mano, sussurrando "vieni, piccola!"
Uguali quando ridete, quando vi arrabbiate, quando fate le maestre ai vostri bambolotti; Quando volete raccontare la giornata all'asilo, quando vi schizzate l'acqua nel bagnetto e quando volete dimostrare di essere grandi e autonome.
A guardarvi bene si scopre che siete però tanto diverse: una timida, l'altra la regina del palcoscenico, una coscienziosa e ligia al dovere, l'altra un po' ribelle e cocciuta.
Una alta e magra, si muove leggera su due gambe sottili, l'altra ancora avvolta in un corpo mordido, con i piedi cicciotti e le guance ripiene.
Diverse nel modo di chiedere attenzioni e coccole, diverse nel pianto; Una dormigliona, l'altra con la sveglia incorporata, una appassionata di George e l'altra della sorellona Peppa;
Diverse nell'affrontare paure, novità, cambiamenti, nel vivere la quotidianità, nello stare in mezzo alla gente.
Siete così differenti da diventare quasi complementari.
Vi auguro di affrontare il mondo sempre così, a braccetto, arrivando una dove l'altra fatica, in perfetta cordata, tendendovi sempre la mano, senza stancarvi di aspettarvi e incoraggiarvi a vicenda.
Senza stancarvi di guardarvi con quello sguardo complice che vi siete create e dal quale siamo tutti misteriosamente esclusi, senza smettere di chiamarvi, proprio come fate nelle mattine di festa, quando un lungo corridoio vi separa dal letto caldo di mamma e papà...che si riesce a raggiungere solo tenendovi per mano, sussurrando "vieni, piccola!"
martedì 18 febbraio 2014
Il cerchio della vita
Stamattina, prima di andare all'asilo, Marta e Marghe guardano il libro di Nemo.
Marghe: "Mamma, questa è la mamma del pesciolino?"
Mamma: "No, è il suo papà!"
Marghe: "E la sua mamma dov'è?"
Mamma: "La sua mamma non c'è..."
Marghe: "Perchè?"
Ecco, e mò come te lo spiego?
Marta: "Semplice: è andata in cielo, no?"
Marghe: "Perchè?"
Ma proprio stamattina dovevamo addentrarci nei discorsi del ciclo della vita? Sai, la natura a volte è crudele, ma deve fare il suo corso...Però come faccio a dirti che la mamma di un pesciolino così piccolo non c'è più? Che se la sono mangiata in un boccone?
Marta: " Se l'è mangiata quel pesce grande..."
Papà: "Si chiama Barracuda!"
Ehm, grazie caro, magari però non è il caso di aggiungere particolari a questa storia...lasciamola scivolare via senza soffermarci troppo, dai...
Marghe: "Ah..."
Ecco, adesso è li pensierosa...chissà se le verrà paura di perdere la sua mamma...proprio in questo periodo in cui all'asilo diventa triste e si mette a piangere, proprio lei che è sempre stata autonoma e sicura...adesso è in crisi....chissà se questa storia l'avrà turbata di più...
Marghe: "Ma...ma se l'è mangiata a pranzo o a colazione?"
Marghe: "Mamma, questa è la mamma del pesciolino?"
Mamma: "No, è il suo papà!"
Marghe: "E la sua mamma dov'è?"
Mamma: "La sua mamma non c'è..."
Marghe: "Perchè?"
Ecco, e mò come te lo spiego?
Marta: "Semplice: è andata in cielo, no?"
Marghe: "Perchè?"
Ma proprio stamattina dovevamo addentrarci nei discorsi del ciclo della vita? Sai, la natura a volte è crudele, ma deve fare il suo corso...Però come faccio a dirti che la mamma di un pesciolino così piccolo non c'è più? Che se la sono mangiata in un boccone?
Marta: " Se l'è mangiata quel pesce grande..."
Papà: "Si chiama Barracuda!"
Ehm, grazie caro, magari però non è il caso di aggiungere particolari a questa storia...lasciamola scivolare via senza soffermarci troppo, dai...
Marghe: "Ah..."
Ecco, adesso è li pensierosa...chissà se le verrà paura di perdere la sua mamma...proprio in questo periodo in cui all'asilo diventa triste e si mette a piangere, proprio lei che è sempre stata autonoma e sicura...adesso è in crisi....chissà se questa storia l'avrà turbata di più...
Marghe: "Ma...ma se l'è mangiata a pranzo o a colazione?"
sabato 15 febbraio 2014
Pieni e vuoti
Giornate vuote.
Giornate vuote da riempire a piacimento, giornate vuote e lente, giornate di libertà.
Tempo tutto mio, da inventare ma anche da lasciare passare, come capita, cogliendo le possibilità quando arrivano.
Tempo dilatato, goduto, tempo in solitaria, di passeggiate e pensieri densi, tempo in compagnia, coccolata da mamma e papà, tempo di chiacchiere fitte con le cugine, di risate con gli amici, di pranzi condivisi e dolci da assaggiare.
Intere mattinate in cucina a sperimentare, lunghe telefonate e proposte in cui buttarsi, libri finalmente letti senza rubare ore al sonno.
Tempo per sporcarsi le mani di pittura azzurra all'asilo con le bimbe, per sistemare un intero anno di foto negli album, tempo per riguardare lentamente quelle immagini e rendersi conto di come corre la vita.
Tempo di progetti, tempo per parlare e sognare insieme.
Tempo per guardarsi indietro e capire di non avere nessuna malinconia per quello che era, tempo per pensare al nuovo debutto...che si sta facendo aspettare.
Tempo che insegna ad apprezzare il vuoto, la calma, il silenzio, a guardarsi intorno con occhi più attenti.
Tempo che insegna a pazientare.
Giornate vuote da riempire a piacimento, giornate vuote e lente, giornate di libertà.
Tempo tutto mio, da inventare ma anche da lasciare passare, come capita, cogliendo le possibilità quando arrivano.
Tempo dilatato, goduto, tempo in solitaria, di passeggiate e pensieri densi, tempo in compagnia, coccolata da mamma e papà, tempo di chiacchiere fitte con le cugine, di risate con gli amici, di pranzi condivisi e dolci da assaggiare.
Intere mattinate in cucina a sperimentare, lunghe telefonate e proposte in cui buttarsi, libri finalmente letti senza rubare ore al sonno.
Tempo per sporcarsi le mani di pittura azzurra all'asilo con le bimbe, per sistemare un intero anno di foto negli album, tempo per riguardare lentamente quelle immagini e rendersi conto di come corre la vita.
Tempo di progetti, tempo per parlare e sognare insieme.
Tempo per guardarsi indietro e capire di non avere nessuna malinconia per quello che era, tempo per pensare al nuovo debutto...che si sta facendo aspettare.
Tempo che insegna ad apprezzare il vuoto, la calma, il silenzio, a guardarsi intorno con occhi più attenti.
Tempo che insegna a pazientare.
lunedì 10 febbraio 2014
Amarcord
Una sera ti ritrovi con quei vecchi compagni che hai lasciato 12 anni fa nel cortile della tua scuola; quelli con cui facevi ogni giorno cinque piani di scale a piedi e l'unica volta che hai usato l'ascensore ti sei presa una nota sul registro; alcuni amati, altri mal sopportati, alcuni ammirati, altri derisi con quel metro di giudizio fermo e severo, senza vie di mezzo, privo di compromessi quale è quello degli adolescenti.
Erano loro, i compagni con cui hai viaggiato a notte fonda su un treno piuttosto lurido durante l'unica gita in cinque anni di Liceo, quelli che avevano rubato il testo di un compito di storia per poi costituirsi alla prof il giorno successivo, quelli che scrivevano frasi poco gentili ai ragazzi del liceo artistico di fronte, mostrandole fieri dalle finestre; quelli che si nascondevano sotto il banco per non essere interrogati di fisica, che finivano i disegni nell'ora di inglese e studiavano filosofia nell'ora di italiano. Erano pieni di entusiasmo e fiducia, molti con le idee chiare su quello che il futuro doveva riservarci.
Li avevi incontrati già sei anni fa, tu grassa e ripiena, agli sgoccioli della tua gravidanza, guardata come un animale raro. Erano sempre loro, quasi tutti freschi di laurea o con un lavoro nuovo, ancora felici, forse meno entusiasti, ma sempre fiduciosi e convinti delle strade intraprese. Tu ti aggiravi goffa, felice, coccolata e un po' malinconica al pensiero di quello che avevi lasciato indietro e impaurita per ciò che si stava preparando.
Una sera ti ritrovi con quei vecchi compagni che nel frattempo sono emigrati, espatriati, sono donne in carriera o ancora alla ricerca di cosa voler fare da grandi; Li riconosci, sono sempre loro ma un po' cresciuti, ormai disincantati, alcuni soddisfatti, altri alla ricerca di un lavoro perfetto che non si trova mai.
Ma sono anche ragazze panciute e neopapà che parlano tutta la sera di coliche e pannolini, che ti guardano con invidia e incredulità chiedendoti se è vero che poi i bimbi crescono e si ricomincia a dormire, stupendosi del fatto che l'ansia da neonato l'hai vissuta anche tu ma ormai è solo un ricordo.
Adesso ti senti in un limbo sicuro, sei praticamente il guru della serata, serafica dispensatrice di consigli -almeno stavolta- richiestissimi.
Così ci saluta, raccomandandosi di non far passare altri sei anni.
E li qualcuno ti fa notare che tra tutto quel tempo tu potresti essere alle prese con una pre-adolescente, invischiata tra fidanzatini e le prime uscite pomeridiane, tra gli ormoni scatenati e umori altalenanti.
Un brivido ti pervade...lasciatemi nel mio limbo, sono appena uscita dal tunnel!
Questo post partecipa al blogstorming
Erano loro, i compagni con cui hai viaggiato a notte fonda su un treno piuttosto lurido durante l'unica gita in cinque anni di Liceo, quelli che avevano rubato il testo di un compito di storia per poi costituirsi alla prof il giorno successivo, quelli che scrivevano frasi poco gentili ai ragazzi del liceo artistico di fronte, mostrandole fieri dalle finestre; quelli che si nascondevano sotto il banco per non essere interrogati di fisica, che finivano i disegni nell'ora di inglese e studiavano filosofia nell'ora di italiano. Erano pieni di entusiasmo e fiducia, molti con le idee chiare su quello che il futuro doveva riservarci.
Li avevi incontrati già sei anni fa, tu grassa e ripiena, agli sgoccioli della tua gravidanza, guardata come un animale raro. Erano sempre loro, quasi tutti freschi di laurea o con un lavoro nuovo, ancora felici, forse meno entusiasti, ma sempre fiduciosi e convinti delle strade intraprese. Tu ti aggiravi goffa, felice, coccolata e un po' malinconica al pensiero di quello che avevi lasciato indietro e impaurita per ciò che si stava preparando.
Una sera ti ritrovi con quei vecchi compagni che nel frattempo sono emigrati, espatriati, sono donne in carriera o ancora alla ricerca di cosa voler fare da grandi; Li riconosci, sono sempre loro ma un po' cresciuti, ormai disincantati, alcuni soddisfatti, altri alla ricerca di un lavoro perfetto che non si trova mai.
Ma sono anche ragazze panciute e neopapà che parlano tutta la sera di coliche e pannolini, che ti guardano con invidia e incredulità chiedendoti se è vero che poi i bimbi crescono e si ricomincia a dormire, stupendosi del fatto che l'ansia da neonato l'hai vissuta anche tu ma ormai è solo un ricordo.
Adesso ti senti in un limbo sicuro, sei praticamente il guru della serata, serafica dispensatrice di consigli -almeno stavolta- richiestissimi.
Così ci saluta, raccomandandosi di non far passare altri sei anni.
E li qualcuno ti fa notare che tra tutto quel tempo tu potresti essere alle prese con una pre-adolescente, invischiata tra fidanzatini e le prime uscite pomeridiane, tra gli ormoni scatenati e umori altalenanti.
Un brivido ti pervade...lasciatemi nel mio limbo, sono appena uscita dal tunnel!
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martedì 4 febbraio 2014
IL momento
Poi un giorno arriva.
Improvvisamente, senza dare il benchè minimo avviso, neanche il sospetto che potesse accadere davvero.
Inaspettatamente perchè ormai, dopo tutto quel tempo non ci pensavi più, non te lo ricordavi proprio che ancora esistesse, l'avevi cancellato totalmente dalla tua testa.
Arriva così, in un sabato pomeriggio: ti sorprende sola, mentre le bimbe giocano accanto a te. Loro sono li e vedono, osservano tutto. Ma non intervengono. Tranquille continuano le loro attività e un po' ti sorridono, forse intenerite dal tuo sguardo perso.
Tu, sorpresa, incredula e scossa, non sai se gioire, stupirti o stare ferma in contemplazione ancora qualche minuto.
Stai all'erta, quasi spaventata e poi lo riconosci, capisci che è proprio lui.
Ed è tutto per te, questa volta è veramente arrivato, proprio quando non lo cercavi più, quando il ricordo si era sbiadito, lui si ripresenta in tutto il suo devastante fascino.
Eccolo, il momento è finalmente arrivato: siete soli tu e lui....
Ma tu sei pietrificata, la tua mente corre veloce mentre il corpo è immobile.
Cosa fai, Chiara?
Dai su, che poi passa e chissà quando torna!
Dai, muoviti, fai qualcosa, anche la più stupida e inutile ma falla!
Insomma, cinque anni di vita nel frullatore ti hanno azzerato la fantasia?
Succede così, in sabato pomeriggio qualsiasi...davanti alle tue bambine.
Succede che hai finito di lavare, riordinare, pulire tutta la cucina. Come gli altri sabati. Ma questa volta hai finito prima.
Le bambine sono tutte prese dalle loro cose e tu resti sola con lui: il tuo momento di noia, di vuoto, di spazio da riempire di cose futili e non produttive.
Il panico ti assale perchè non sai cosa fare. Nella tua testa balenano mille idee ma il momento di noia è breve e tu hai paura di sprecarlo; L'agitazione sale, il respiro si fa corto, forse inizi anche a sudare un po',
Così resti li, impietrita.
Poi un mezzo sorriso compare, come stampato sulla faccia. Ti siedi, ricominci a respirare e realizzi con gioia che è proprio vero, lo stai vivendo.
Loro sono li ma non ti vengono subito a cercare, non ti chiedono l'acqua, o di rimettere un vestitino ad una bambola, o di sedare una lite; Nessuna delle due ha stimoli fisiologici impellenti, nè necessità improrogabile di sapere cosa stai facendo, nè di guardarti mentre lo stai facendo...
Nessuno ha bisogno di te e tu sei li, a mollo nel tuo momento di inattività dopo aver persino spento tutte quelle voci nella tua testa che ti suggeriscono quelle cose che potresti fare domani ma se le fai subito è meglio...
Stai li, senza fare niente e lo vivi fino in fondo.
Senza fare assolutamente niente.
Improvvisamente, senza dare il benchè minimo avviso, neanche il sospetto che potesse accadere davvero.
Inaspettatamente perchè ormai, dopo tutto quel tempo non ci pensavi più, non te lo ricordavi proprio che ancora esistesse, l'avevi cancellato totalmente dalla tua testa.
Arriva così, in un sabato pomeriggio: ti sorprende sola, mentre le bimbe giocano accanto a te. Loro sono li e vedono, osservano tutto. Ma non intervengono. Tranquille continuano le loro attività e un po' ti sorridono, forse intenerite dal tuo sguardo perso.
Tu, sorpresa, incredula e scossa, non sai se gioire, stupirti o stare ferma in contemplazione ancora qualche minuto.
Stai all'erta, quasi spaventata e poi lo riconosci, capisci che è proprio lui.
Ed è tutto per te, questa volta è veramente arrivato, proprio quando non lo cercavi più, quando il ricordo si era sbiadito, lui si ripresenta in tutto il suo devastante fascino.
Eccolo, il momento è finalmente arrivato: siete soli tu e lui....
Ma tu sei pietrificata, la tua mente corre veloce mentre il corpo è immobile.
Cosa fai, Chiara?
Dai su, che poi passa e chissà quando torna!
Dai, muoviti, fai qualcosa, anche la più stupida e inutile ma falla!
Insomma, cinque anni di vita nel frullatore ti hanno azzerato la fantasia?
Succede così, in sabato pomeriggio qualsiasi...davanti alle tue bambine.
Succede che hai finito di lavare, riordinare, pulire tutta la cucina. Come gli altri sabati. Ma questa volta hai finito prima.
Le bambine sono tutte prese dalle loro cose e tu resti sola con lui: il tuo momento di noia, di vuoto, di spazio da riempire di cose futili e non produttive.
Il panico ti assale perchè non sai cosa fare. Nella tua testa balenano mille idee ma il momento di noia è breve e tu hai paura di sprecarlo; L'agitazione sale, il respiro si fa corto, forse inizi anche a sudare un po',
Così resti li, impietrita.
Poi un mezzo sorriso compare, come stampato sulla faccia. Ti siedi, ricominci a respirare e realizzi con gioia che è proprio vero, lo stai vivendo.
Loro sono li ma non ti vengono subito a cercare, non ti chiedono l'acqua, o di rimettere un vestitino ad una bambola, o di sedare una lite; Nessuna delle due ha stimoli fisiologici impellenti, nè necessità improrogabile di sapere cosa stai facendo, nè di guardarti mentre lo stai facendo...
Nessuno ha bisogno di te e tu sei li, a mollo nel tuo momento di inattività dopo aver persino spento tutte quelle voci nella tua testa che ti suggeriscono quelle cose che potresti fare domani ma se le fai subito è meglio...
Stai li, senza fare niente e lo vivi fino in fondo.
Senza fare assolutamente niente.
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