lunedì 2 febbraio 2015

Di asilo, castighi e budini al cioccolato

Ho frequentato l'asilo in due posti diversi: il primo anno più vicino a casa, una struttura piccola e familiare, gli ultimi due in un edificio grande, in cui avevo il terrore di perdermi tra un piano e l'altro o di cadere da quelle scale così larghe e lunghe!
Non ricordo le maestre del primo asilo...in realtà non mi ricordo quasi nulla, a parte che mia cugina aveva convinto sua mamma a farle frequentare il mio stesso asilo pur abitando in tutt'altra zona e che insieme ne combinavamo in continuazione. Spesso infatti ci mettevano in castigo in due angoli della classe con la faccia verso il muro ma io, spavalda, facevo le linguacce alla maestra mentre lei, molto più timida e paurosa viveva queste mie iniziative tra l'ammirazione e il terrore di una punizione peggiore.
Sapevamo tuttavia renderci simpatiche e amabili infatti eravamo entrambe fidanzate con dei bambini che, per dimostrarci quanto tenessero a noi, passavano il tempo tentando maldestramente di prenderci in braccio per portarci via dalle ingiuste punizioni delle maestre.
Del secondo asilo ho qualche ricordo in più, il vino fatto con i nostri piedini, lunghi vermoni di pongo-gioco tabù in casa nostra-, una compagna lamentosa che ogni mattina piangeva perchè voleva la mamma e da un momento all'altro le scendevano due mocciconi lunghissimi dal naso che facevano orripilare tutti quanti.
Mi ricordo "C'era un bel dì la battaglia di Magenta" cantata a squarciagola in corridoio (e la mia gioia molti, molti anni dopo nello scoprire che Magenta esisteva davvero), "Ero in bottega tic-e-tac" che ad un certo punto parlava di piedini fatti di grissini e la cosa non mi piaceva affatto, ricordo l'odore del budino al cioccolato, la mia merenda preferita e mio papà che, arrivando in ritardo a prendermi mi faceva credere che la causa fosse il suo essersi attardato a mangiarne un intero carrello. Era anche questo il motivo per cui non si poteva mai fare il bis di quella prelibatezza.
Tra i vari lavoretti che avemo fatto c'era una rosa di cartapesta per la festa della mamma che era accompagnata da una poesia. Nutro sentimenti contrastanti al riguardo perchè adesso la ricordo con tanta tenerezza ma ai tempi mi aveva creato un certo disappunto: era come una lettera alla mamma in cui le dicevo che avevo preparato una bella rosa per lei ma poi l'avevo persa sul'autobus quindi tanti auguri tanto amore ma tornavo a mani vuote! La cosa non mi era andata giù, intanto perchè dopo tanto lavoro avevo perso tutto e sopratutto perchè noi l'autobus per tornare a casa non lo prendevamo mai, abituati come eravamo a trottare a piedi...insomma, oltre il danno la beffa!
Altra nota dolente di quel periodo fu proprio il famoso fidanzato, anche lui migrato con me nel nuovo asilo e dopo un anno passato alle elementari: a settembre, incontrandolo per i corridoi mi sentii dire con aria di sufficienza che non potevamo più essere fidanzati perchè lui ormai aveva raggiunto la maturità della prima elementare mentre io ero ancora ai piani bassi!!!

1 commento: