Ci sono cose che, per natura, per indole, per poca voglia non si impareranno mai.
La pallavolo, per esempio.
Quando ero alle superiori, durante l'ora di educazione fisica, i due capi squadra sceglievano i compagni e io restavo sempre per ultima.
Ero negata e lo sono rimasta.
Oppure i lavoretti manuali: ci sono mamme che passano i pomeriggi di pioggia in divertentissimi art-attack in compagnia dei figli. Io mi annoio, non sono capace.
Il mio vero tallone d'Achille però è il parcheggio.
Ma lì mi impegno, ci credo, ci provo ogni volta...con immutata fede ed entusiasmo.
Ricordo ancora le lunghissime lezioni di scuola guida, in cui tra le lacrime e i rimbrotti dell'istruttore tentavo queste manovre che, viste da fuori, sembravano così banali.
Niente.
Non so ancora per quale intervento divino io sia riuscita a parcheggiare il giorno dell'esame.
Comunque in questi due mesi di nuovi orari e spostamenti tra calcio e danza ho dovuto barcamenarmi più volte in quest'arte.
Un pomeriggio, alla fine di 20 minuti di ricerca, ecco il famigerato parcheggio: stretto e in curva. Dopo innumerevoli manovre esco trionfante ad ammirare l'opera tra i complimenti delle bambine...
"Brava mamma, hai visto che ce l'hai fatta?
Secondo me se qualcuno passa e vede come l'hai messa bene non può immaginarsi che è stata una donna a parcheggiare così!"
Anni di lotta femminista buttati al vento.
Nessun commento:
Posta un commento