Amo le stazioni: mi danno un senso di libertà, di nuovi inizi, di speranza.
Amo guardare dal treno i nomi dei posti nuovi che corrono via sotto i miei occhi, i paesaggi, la vita che scorre normale mentre qualcuno la spia da dietro un finestrino.
Mi ricordo la prima vacanza con le amiche, da qui a Piombino in treno per arrivare poi all'Elba: distese di prati fioriti e campi coltivati e tante città nuove con nomi che incuriosivano.
Ricordo il freddo e lo stordimento sul treno delle 6,25 per Milano il lunedì mattina di tanti anni fa, la tristezza e le lacrime lasciate sui binari quando l'esperienza finì
Ricordo l'allegria dei viaggi verso la spiaggia di Sori d'estate con i compagni di classe, la stanchezza di tanti tragitti in piedi su treni stracolmi di gente che imprecava contro i nostri zaini e tende al tempo degli scout.
Ricordo il viaggio in solitaria quest'estate da Marsiglia su pulitissimi convogli francesi e la voglia di capire di più questa lingua che ormai sta diventando famigliare.
Anche adesso sono su un treno, incredibilmente nuovo e spazioso e mi godo questi venti minuti di quiete prima di rituffarmi nel frullatore della giornata.
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